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Decapitate e bruciate, la nuova ondata di femminicidi scuote l’Iran

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Proteste sui social con l’hashtag #RominaAshrafi, in ricordo della 13enne uccisa

La nuova ondata di “delitti d’onore”, giovani uccise da genitori perché innamorate di un uomo sgradito alla famiglia, scuote l’Iran. Le proteste sono state scatenata soprattutto dall’uccisione della 13enne Romina Ashrafi, scappata di casa per sposarsi con il fidanzato di 35 anni, e decapitata nel sonno con una falce dal padre, appena era tornata in famiglia. Dopo aver ucciso sua figlia, lo scorso 21 maggio, il padre è andato alla stazione di polizia con l'arma del delitto in mano e ha confessato ciò che aveva fatto. L'omicidio è stato condannato subito dagli iraniani sui social media e ha creato un effetto a valanga contro i femminicidi, che continua a crescere. L’hashtag #RominaAshrafi è stato usato oltre 50 mila volte su Twitter e visionato da milioni di persone.

L’indignazione non ha però fermato le violenze. L’ultimo caso è quella di una 18enne bruciata viva dal fratello dopo che si era sposata con un trentenne. La ragazza è morta dopo una settimana di sofferenze nella città di Rasht, al centro dell’Iran. Nel 2014 un ufficiale di polizia, Hadi Mostafaei, aveva ammesso che “almeno il 20 per cento di tutti gli omicidi commessi nel Paese” erano “delitti d’onore”, la formula che nasconde questa brutalità. La crisi è talmente grave che persino i giornali ufficiali, vicini all’ala riformista del regime, l’hanno denunciato. Il progressista Ebtekar ha titolato sulla “insicurezza all’interno delle mura della casa paterna” e ha criticato l’inefficacia delle leggi a protezione di donne e ragazze.

Shahindokht Molaverdi, già vicepresidente della Commissione per le Donne e la famiglia e segretario della Società iraniana per la protezione dei diritti delle donne, ha rincarato la dose e sostenuto che “Romina non è la prima e non sarà l’ultima delle vittime del delitto d’onore”.

Crimini che continueranno “finché e le leggi e la cultura dominante non diventeranno deterrenti abbastanza forti”. Il riferimento è ai codici basati sul diritto tradizionale islamico che riducono la pena per i delitti in famiglia motivati “dall’onore”, cioè nella maggior parte dei casi dal rifiuto delle ragazze di sposare l’uomo scelto dalla famiglia. La pena per un padre che uccide la figlia può essere ridotta fino a tre anni, invece della sentenza capitale che lo aspetterebbe in caso di omicidio al di fuori della famiglia

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