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Da Noi Rete Donne la proposta di una legge di parità sulle nomine pubbliche

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

jacoblund via Getty Images

In questi mesi è balzata agli occhi ancora una volta la totale sproporzione della rappresentanza di genere nelle varie taske force che faceva ancora più effetto confrontata alla fotografia dai luoghi in cui si stava combattendo la pandemia (ospedali, rsa, laboratori)  e in quelli in cui si continuava a lavorare per garantire la nostra sopravvivenza (supermercati, farmacie, negozi).

Da una parte un’assenza o una inadeguata presenza di donne, dall’altra una percentuale altissima di quelle impegnate in questi lavori. Questa fotografia sembrava quasi voler dire: le donne ci sono, sono brave, si spendono, si mettono a disposizione, non si risparmiano, ma continuiamo a lasciarle dove non si decide, continuiamo a costruire il mondo con una visione unica, quella maschile. Non importa se fino ad oggi questa politica quasi unicamente gestita dagli uomini ci ha portato in un mondo pieno di disuguaglianze, non sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, ancora pieno di discriminazioni, dove l’arretramento dei diritti sociali e civili è sempre in agguato.

E quasi come una concessione sono stati fatti dal Presidente del Consiglio alcuni aggiustamenti integrando quei contesti  palesemente discriminanti. Non è una novità. E’ ormai una modalità normale nel nostro Paese, ancora profondamente maschilista.

Così radicata che non si ha neppure più il pudore di mettere una toppa subito, alle prime avvisaglie, ma si deve aspettare che si levino voci dalle donne della società divile con petizioni, appelli, manifestazioni che invitano i decisori politici a prestare attenzione a questo tema e ad agire di conseguenza, mentre molte donne delle istituzioni devono continuamente monitorare, chiedere, fare interrogazioni parlamentari perché si agisca rispettando il dettato costituzionale che garantisce il principio di eguaglianza e di pari opportunità per uomini e donne.

E se questa è la situazione, non è più sufficiente la moral suasion, si deve intervenire con un provvedimento legislativo che finalmente affronti e risolva il problema strutturale della disparità di genere nella rappresentanza istituzionale. In questa direzione si è mossa NOI RETE DONNE, la ramificata  associazione femminile che da oltre un decennio è impegnata sui temi della Democrazia paritaria, promossa e coordinata da Marisa Rodano e Daniela Carlà, con l’elaborazione del documento “Per un equilibrio di genere nelle nomine pubbliche

La proposta pone come urgente e prioritario l’inserimento nell’ordinamento di una norma generale antidiscriminatoria mainstream finalizzata a garantire il principio di uguaglianza e rappresentanza paritaria nelle nomine pubbliche sia governative che parlamentari (a titolo esemplificativo giudici costituzionali, componenti laici degli organi di autogoverno della Magistratura, presidenti, commissari, authority, partecipate, organismi consultivi quali commissioni, comitati, osservatori…). L’intervento normativo, potrebbe configurarsi come una legge quadro ai cui principi dovranno uniformare anche le normative regionali e comunali.

Una norma, come per la legge Golfo Mosca, temporanea, che agisca per almeno tre mandati e comunque complessivamente  per un periodo non inferiore a nove anni perché lo scopo è anche quello di abbattere gli stereotipi e attuare un processo per un cambiamento culturale  radicale del nostro Paese e che si inneschi un automatismo per cui diventi naturale indicare uomini e donne in egual misura nei luoghi decisionali istituzionali, senza la necessità di una previsione normativa.

Il 50 e 50 è l’obiettivo che da sempre Noi Rete Donne si pone per affermare la democrazia paritaria, ma la rete di giuriste che ha elaborato il documento (Agnese Canevari, Daniela Carlà, Marilisa D’Amico, Antonella Anselmo, Laura Onofri, Eva Desana, Carla Marina Lendaro, Fulvia Astolfi) individua nella percentuale del 40% la soglia minima accettabile di presenza del genere meno rappresentato.

Come per la legge sull’equilibrio di genere nelle società quotate e nelle partecipate, nel documento è evidenziata la necessità di prevedere adeguate sanzioni e un corretto monitoraggio per garantire la concreta applicazione della disciplina.

Infine, ma non per ultimo, viene richiamata la necessità della valorizzazione del merito e delle competenze e della chiarezza e trasparenza dei criteri di scelta. Un altro passo perché si sbricioli quel soffitto di cristallo che ormai da decenni cerchiamo di infrangere, ma che ancora pervicacemente resiste.

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