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Covid - 19 Fase 2 Donne nelle task force: non solo numeri

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Opera dell’artista Marta Dell’Angelo

A più di due mesi dall’inizio dell’emergenza e dopo che in modo quasi surreale le donne erano quasi scomparse dalla scena pubblica, soprattutto nei (nuovi) luoghi decisionali, come quelli delle task force a cui sono stati affidati compiti importanti per la cd “Fase2”; dopo appelli, prese di posizione, lettere di tanti associazioni, gruppi, ma anche testimonianze importanti a livello mondiale, come le dichiarazioni del segretario generale dell’Onu Guterres, finalmente in Italia sembra che qualcosa si muova. Il Presidente del consiglio, rispondendo anche alla lettera molto incisiva di 16 Senatrici, si mostra sensibile al problema e afferma di voler rimediare. Le task force saranno integrate anche con competenze femminili e sicuramente si sta risolvendo quello che non era un vulnus solo per le donne italiane, ma per la stessa democrazia, che come vuole l’art. 3 della nostra Costituzione e come affermavano orgogliosamente e solennemente le nostre costituenti al momento della sua approvazione “nasce come democrazia di donne e di uomini”, per dirla tecnicamente come “democrazia paritaria”.

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Si tratta di un momento importante e positivo per due ragioni. Innanzitutto perché la politica, ai suoi livelli apicali, non fa finta di niente, ma cerca di rimediare e sicuramente mettere in mano la ripartenza dell’Italia anche a donne sarà importante per il lavoro di quei gruppi tecnici e per il nostro futuro. La politica, e in particolare il Presidente del consiglio, sembrano aver colto il paradosso di una crisi che sta impattando in modo drammatico soprattutto sulla vita e sul lavoro delle donne (i numeri parlano chiaro sotto il profilo del lavoro, del lavoro di cura, della violenza domestica, della possibilità anche di esercitare diritti fondamentali, come quello all’interruzione della gravidanza) e che finora è stata gestita prevalentemente, se non esclusivamente, da uomini. E’ importante anche perché il risultato è frutto di un’azione sinergica, spontanea e non coordinata di tante realtà femminili, dal mondo istituzionale e politico a quello scientifico, dall’associazionismo femminile alle prese di posizione di opinioniste non appartenenti a gruppi: un’azione che testimonia quanto sia viva e pulsante la presenza femminile nella nostra società, al di là dei ruoli.E tuttavia, proprio per non disperdere questo importante passo avanti, occorre ora ragionare a fondo su alcuni aspetti, che si accompagnano sempre di fronte alle risposte politiche o tecniche sui “numeri” delle donne.

Le donne ci sono anche per la ricostruzione

Si tratta di problematiche di cui stiamo prendendo atto rispetto all’applicazione e agli esiti della normativa antidiscriminatoria in materia elettorale, per dirla in modo semplice, dubbi e interrogativi che suscitano le cosiddette “quote di genere”.In tante ci stiamo chiedendo da qualche tempo se la maggiore presenza femminile nelle Assemblee elettive, prima di tutto nel Parlamento nazionale, abbia modificato la politica italiana, abbia davvero migliorato i contenuti della politica. Se guardiamo alle leggi che sono state approvate negli ultimi dieci anni, a partire dalla legge n. 120 del 2011, è innegabile che la presenza femminile abbia raggiunto molti importanti risultati. Penso soprattutto ai numerosi provvedimenti in tema di violenza domestica, dalla ratifica della Convenzione di Istanbul al recente “Codice Rosso”. L’azione sinergica della componente femminile in Parlamento è stata decisiva. Possiamo osservare che tutte le volte in cui le donne sono riuscite ad aggregarsi in modo trasversale e a coinvolgere anche gli uomini hanno realizzato i loro obiettivi.

Quello che è successo in Italia, negli ultimi 10 anni, e in particolare tutte le leggi che hanno imposto “numeri” maggiori di donne è una grande conquista, anche se in alcuni campi ci rendiamo conto che bisognerebbe fare di più. Ma sappiamo anche che il cammino verso l’effettiva parità è lungo, anche se vorremmo e dovremmo accelerarlo. Se c’è un settore in cui le donne stanno rischiando oggi, perché in pochi e poche hanno protestato ieri, è proprio quello del lavoro. E la crisi accentuerà drammaticamente questi problemi. Un altro luogo comune che in questa situazione dovremmo evitare è aspettarci che le donne siano più competenti e più brave degli uomini. Il discorso della competenza e del merito è un grosso problema della società italiana, ma deve riguardare tutti, donne e uomini, e noi stesse dobbiamo smetterla quando ricopriamo posizioni di responsabilità di sentirci inadeguate, inferiori a qualcuno, di chiedere “permesso”. Fortunatamente incontro tante donne, anche giovani, che sono molto più sicure di sé, che si sentono indipendenti. Anche su questo però, dobbiamo fare tutte uno sforzo.

Infine, mi piacerebbe che la società civile al “femminile” sostenesse davvero quelle donne che dovrebbero rappresentarla, che le aiutasse: troppe volte, nei contesti pubblici, le donne “rappresentanti” si trovano isolate perfino dalle stesse donne. Ma vediamo anche che tutte le volte in cui si crea una sinergia fra donne e in cui chi “rappresenta” sente la forza di tante altre donne dietro di sé, le cose cambiano e le energie che si producono sono incredibili. E in questo dovremmo sempre ricordare le nostre Costituenti, 21 donne, anche molto giovani, che avevamo dietro di loro un “mandato” e il sostegno dell’allora associazione femminile Udi, che in quel momento rappresentava tutti i gruppi di qualsiasi colore politico. Ecco, in questo momento positivo per le conquiste delle donne italiane, fatte di tanti passi avanti e tanti passi indietro, mi piacerebbe che l’emergenza che ha sconvolto la vita di tutti noi, ci faccia andare avanti con consapevolezza e che le donne che potranno lavorare per la ripartenza di tutte possano farlo sapendo di essere lì per noi e con noi. Spero, che queste donne sappiano, in nome di tutte le altre, parlare con la “loro voce”, quella che la famosa studiosa della differenza di genere Carol Gilligan definiva “una voce diversa”.

* Marilisa D’Amico Professore ordinario di Diritto costituzionaleall’Università statale di Milano

6 maggio 2020 (modifica il 6 maggio 2020 | 07:37)

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