Stampa

Iraq, calcoli elettorali che sacrificano i diritti delle donne, spose anche a 9 anni

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

ROMA - Se dovesse essere approvata, la legge Jaafari - dal nome del sesto imam sciita che fondò la giurisprudenza giafarita - farebbe fare un balzo indietro alle donne irachene di fede sciita, legalizzando il matrimonio con bambine di nove anni, lo stupro coniugale, la poligamia e altre discriminazioni di genere. Sarebbe un "disastro", secondo Joe Stork, vicedirettore di Human Rights Watch per il Medio Oriente e il Nord Africa, che ha denunciato la proposta di legge già a febbraio, quando è stata approvata dal Consiglio dei ministri. "Questa normativa in materia di statuto personale", ha dichiarato Stork, "rafforzerebbe le divisioni, mentre il governo dice di promuovere diritti uguali per tutti". Le donne, strumenti di piacere. Le associazioni femminili irachene parlano di una violazione dei diritti dell'infanzia e delle donne, ridotte a "strumenti di piacere", ha detto Hanaa Edwar, direttrice dell'organizzazione Al Amal. La condanna è arrivata anche dal leader religioso moderato Jawad al Khalisi, che ad Al Jazeera ha parlato di incompatibilità della norma con la dottrina sciita. Tra le donne irachene c'è preoccupazione per una legge che non soltanto le priverebbe di diritti garantiti dalla legislazione in vigore (Personal Status Law -1959), una delle più progressiste del Medio Oriente, ma anche di avere voce in capitolo sulle scelte che riguardano i figli. Molte hanno meno di 15 anni. In Iraq il fenomeno delle spose bambine è ancora diffuso ed è aumentato dalla caduta di Saddam Hussein nel 2003. Secondo l'Unicef, il 24 per cento delle donne si sposa prima di avere compiuto 18 anni (l'età minima per maschi e femmine secondo la normativa in vigore) e nel 5 per cento dei casi ha meno di 15 anni. Sebbene non fissi in maniera esplicita l'età minima per sposarsi, la legge Jaafari contiene disposizioni per divorziare da mogli di nove anni, stabilendo inoltre che questa è l'età in cui le bambine raggiungono la pubertà. La custodia dei figli solo al marito. L'articolo 104 autorizza la poligamia, regolamentando persino il tempo che il marito deve dedicare alle compagne, mentre i matrimoni interreligiosi sono praticamente vietati. In base all'articolo 101, la donna non può rifiutarsi di avere rapporti sessuali con il marito e non può uscire di casa senza il suo permesso. La custodia dei figli è riconosciuta al padre sin dai due anni di età e in caso di divorzio, a prescindere da chi lo chieda, le donne perdono ogni diritto sulla prole. Inoltre, poiché è una norma per gli sciiti, sarebbe una sorta di riconoscimento giuridico del settarismo in cui è avvinghiata la società irachena. Per l'ex parlamentare e attivista Faiza Babakhan "Creerebbe soltanto altre divisioni tra gli iracheni e discriminazione contro le donne", spingendo ogni comunità religiosa o etnica a pretendere di avere una propria versione della norma.Domani elezioni: forte spinta teocratica La proposta di legge, presentata dal ministro della Giustizia Hassan al Shammari, esponente del piccolo partito sciita Fadila non nuovo a queste iniziative, giace in Parlamento e c'è scetticismo sulla sua approvazione, che comunque non avverrebbe in tempi brevi né senza incontrare opposizione. Mercoledì 30 aprile in Iraq si terranno le elezioni parlamentari (il Parlamento elegge presidente e primo ministro), le prime dopo il ritiro delle truppe statunitensi, e la legge Jaafari è parsa a molti analisti una mossa elettorale, che inoltre denota una spinta di alcune forze politiche verso un deriva teocratica del potere, simile a quella del vicino Iran. Il premier Nouri al Maliki, che cerca il terzo mandato ed è dato per favorito, non si è espresso sulla norma approvata dal suo governo, ma è un modo per rastrellare voti e a urne chiuse potrà fare i suoi conti e valutare le alleanze con le forze sciite in Parlamento, tra cui Fadila, per garantirsi una maggioranza. La sfida degli sciiti. La sfida al premier, infatti, arriva dal campo sciita più che dal blocco sunnita: sia il Consiglio supremo islamico dell'Iraq (Isci) sia il movimento sadrista del religioso Moqtada al Sadr, che a febbraio si è ritirato dalla scena politica, hanno apertamente criticato le scelte del capo dell'esecutivo in materia di sicurezza. L'Iraq è il terreno di uno scontro confessionale, tra la minoranza sunnita che lamenta discriminazioni e vessazioni e gli sciiti, che rischia di far precipitare il Paese in una guerra civile. Dall'inizio dell'anno sono morte oltre 2.000 persone in attentati ai mercati, alle moschee, ai caffè, alle scuole, alle caserme, in prevalenza nelle zone sciite. L'anno scorso le vittime sono state quasi 9.000. Da dicembre parte della provincia occidentale dell'Anbar, roccaforte sunnita, è stata occupata dai qaedisti dello Sato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil) ed è in corso una sanguinosa battaglia con le Forze armate, che sta facendo decine di morti e sfollati. Qui non si voterà per ragioni di sicurezza.La leva sulle appartenenze religiose. L'Iraq è diviso e i candidati fanno leva sulle appartenenze confessionali per raccogliere consensi, mentre restano da risolvere enormi problemi che alimentano rivalità mai sopite: i servizi essenziali - dall'acqua all'elettricità, alla sanità - scarseggiano; il tasso di disoccupazione è alto; una corruzione diffusa nell'amministrazione frena lo sviluppo. La legge Jaafari è lo specchio di un Paese per niente pacificato, dove il cinico calcolo elettorale arriva a sacrificare la vita di donne e bambine per soddisfare le pretese di qualche ottuso devoto.  
Argomenti:
Iraq
Spose bambine
human rights watch
unicef
Elezioni Iraq
Diritti delle donne
Jaafari
Sciiti
sunniti
Protagonisti:
Human Rights Watch

Fonte (click per aprire)

Aggiungi commento

I commenti sono soggetti a moderazione prima di essere pubblicati; è altrimenti possibile avere la pubblicazione immediata dei propri commenti registrandosi ed effettuando il login.


Codice di sicurezza
Aggiorna