Stampa

Futuro delle donne a rischio nell’Iraq che si reca a votare

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Donne |

La comunità internazionale attende, preoccupata, lo svolgimento delle elezioni politiche del 30 aprile, dalle quali con ogni probabilità il primo ministro uscente Nuri al-Maliki, otterrà il suo terzo mandato.

Si temono violenze prima, durante e dopo la chiusura delle urne mentre gli analisti mettono in evidenza l’assenza di una maggioranza chiara e prevedono estenuanti trattative tra al-Maliki e altri leader per formare una coalizione di governo.

Un tema raramente affrontato, se non dalle candidate più sensibili, è quello della condizione femminile (nella foto AP, due donne votano a Sadr City, il quartiere sciita di Bagdad, nelle elezioni provinciali del 2009).

La violenza quotidiana nei luoghi pubblici, la discriminazione, la dipendenza economica dagli uomini hanno fatto segnare passi indietro alla protezione e alla promozione dei diritti delle donne.

La violenza domestica è in aumento: oltre il 38 per cento delle donne subisce violenza sessuale dal marito una o due volte al mese, il 3,4 per cento quasi ogni giorno.

Secondo dati forniti dalle Nazioni Unite un anno fa, una donna su quattro oltre i 12 anni di età è analfabeta; alle scuole superiori s’iscrivono 85 studentesse ogni 100 studenti; solo 14 donne su cento hanno un lavoro o cercano di trovarlo.

Più della metà delle donne di età compresa tra 15 e 49 anni ritiene che in certe circostanze un marito abbia il diritto di picchiare sua moglie.

Di fronte a questi numeri, la norma che riserva alle donne un quarto dei seggi in parlamento rischia di essere un puro ornamento; anche perché, se si va a vedere come funzionano le cose laddove si prendono decisioni, ossia al governo, si scopre che 30 ministri su 31 sono uomini.

In questo contesto, il parlamento si è persino ritrovato a esaminare una proposta di legge sullo status personale, la cosiddetta “legge Jafaari” (dal nome del venerato sesto imam sciita, Jafaar al-Sadiq).

Presentata dal ministro della Giustizia Hassan al-Shimari, del partito islamista Virtù (alleato di al-Maliki), la proposta di legge prevede una radicale preoccupante riforma del codice del 1959.

La proposta di al-Shimari legalizza lo stupro coniugale, dispone che in caso di divorzio i figli di oltre due anni di età siano affidati automaticamente al padre, abbassa a nove anni l’età minima richiesta alle donne per sposarsi, stabilisce che gli uomini hanno il diritto di fare sesso con le loro mogli ogni volta che vogliono, vieta i matrimoni permanenti tra uomini musulmani e donne non musulmane e istituisce al contempo i matrimoni temporanei: quando un uomo musulmano ha voglia di fare sesso con una donna non musulmana, può chiedere a un’autorità religiosa di dichiararli sposi per il tempo necessario, e rinnovabile se l’uomo così desidera.

Gli estensori della legge hanno chiarito che le sue disposizioni varrebbero solo per gli sciiti. Dunque, dopo la violenza settaria, ci troveremmo di fronte alle leggi settarie.

Le organizzazioni per i diritti umani si augurano che questa legge sia rimandata al mittente, dal vecchio o dal nuovo parlamento che dovrà esaminarla.


Fonte (click per aprire)

Aggiungi commento

I commenti sono soggetti a moderazione prima di essere pubblicati; è altrimenti possibile avere la pubblicazione immediata dei propri commenti registrandosi ed effettuando il login.


Codice di sicurezza
Aggiorna