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La farsa è finita. Comincia la lotta per un’altra Europa. Il ritorno al Manifesto di Ventotene

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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La paradossale vicenda del bilancio dello Stato italiano si conclude in modo farsesco e al tempo stesso drammatico e rischioso. Sia perché il Parlamento della Repubblica democratica fondata sul lavoro è stato umiliato ed espropriato del suo ruolo, ridotto a un inutile fantasma chiamato prima a votare sul nulla e poi a ratificare decisioni prese da altri in altre sedi: un colpo duro alla democrazia. Sia perché il cosiddetto governo del cambiamento nella sostanza non ha cambiato un bel niente, limitandosi ad applicare i dispositivi stabiliti in sede europea. Secondo i quali, una volta garantito l’equilibrio monetario del sistema con la valuta unica, e fissati i parametri relativi al deficit di bilancio e al debito pubblico, a tutto il resto provvede il mercato. L’occupazione, il salario, la tutela della natura, i diritti sociali e civili, ossia l’intera condizione umana, ridotti a varabili dipendenti dal mercato. Questa è la scelta. La sovranità del mercato, vale a dire del capitale, non è stata minimamente contrastata.

Tutto ciò impone una svolta radicale. L’esigenza di progettare un’alternativa programmatica e di movimento allo stato di cose presente, in grado di raccogliere con proposte concrete il malessere e il disagio sempre più diffusi, è diventata pressante in tutta Europa.Ed è indispensabile per contrastare con efficacia le crescenti spinte nazionalistiche e fascistiche. Detto in estrema sintesi: all’Europa della finanza e dei mercati, quale è attualmente la UE, occorre contrappore non il ripiegamento nazionalista, ma un’altra idea d’Europa. L’Europa dei popoli e dei lavoratori

Campo di battaglia in cui si contrastano le grandi multinazionali

Oggi la UE è l’espressione tecnico-politica del dominio del capitale. E al tempo stesso un campo di battaglia in cui si contrastano le grandi multinazionali del capitalismo finanziario digitalizzato, e in cui gli Stati più forti dettano legge su quelli più deboli. Alla sovranità del mercato per il tramite della moneta unica hanno corrisposto la distruzione dei diritti sociali, a cominciare dal diritto al lavoro, e la crisi dell’intero sistema del welfare. Le lavoratrici e i lavoratori, donne e uomini, giovani e anziani, migranti e autoctoni, sono posti in concorrenza e in lotta tra loro per il salario, per l’occupazione, per le più elementari condizioni di sussistenza. La divisione delle persone che per vivere devono lavorare è dunque fattore costitutivo della UE: una situazione insostenibile che rende l’Unione una costruzione fragile e incerta, e spinge il Vecchio Continente in una posizione gregaria e subalterna nel nuovo ordine geopolitico che si profila nel mondo.

Distrutto  il compromesso tra capitale e lavoro

È stato distrutto, per iniziativa delle stesse socialdemocrazie, il compromesso tra capitale a e lavoro. Di conseguenza, private di rappresentanza e di organizzazione politica le classi lavoratrici del nostro tempo, è entrato in crisi l’intero impianto democratico costruito in Europa dopo l’abbattimento del nazifascismo. In radicale contrapposizione non solo con la Costituzione italiana che fonda sul lavoro i principi di uguaglianza e libertà, ma anche con il tradizionale Stato di diritto d’impianto liberale, non più in grado di reggere l’urto di una oligarchia di proprietari universali. I quali usano le innovazioni scientifiche e tecnologiche per rafforzare il loro potere, diffondendo le più aberranti forme di sfruttamento degli esseri umani e della natura, e di dominio sul genere femminile.

Il tali condizioni la principale questione politica e sociale che si pone in Europa è quella di far crescere la cooperazione e l’unità solidale tra le lavoratrici e i lavoratori, tra tutti coloro i quali subiscono le conseguenze distruttive della crisi. Mettendo in campo una prospettiva che rovesci le tendenze attuali e faccia avanzare un’altra idea d’Europa in grado di contrastare le cause della povertà e dei movimenti migratori, ridefinendo i principi di uguaglianza e di libertà. Perciò è irrinunciabile una piattaforma programmatica europea, che muovendo da tre presupposti cardinali – il protagonismo della classe lavoratrice, la differenza di genere, la tutela della natura e dell’ambiente storico-culturale – metta al centro alcune scelte discriminanti, come quelle che seguono.

Transizione ecologica integrale della base economica e dei servizi

La transizione ecologica integrale della base economica e dei servizi, in modo da assicurare, insieme a un’equilibrata riproduzione della natura, una vita dignitosa per tutti e per tutte. Ciò che comporta la definizione di un piano per l’occupazione e la qualificazione del lavoro, rivolto in particolare al lavoro di cura, alla tutela dei beni ambientali e culturali, alla messa in sicurezza dei territori e al risanamento delle periferie urbane.

-La promozione programmata dell’innovazione scientifica e tecnologica correlata alla riduzione dei tempi di lavoro e all’elevazione culturale della popolazione, assicurando l’istruzione gratuita fino al livello superiore e per i meritevoli fino all’università.

-L’aumento dei salari e degli stipendi in modo da elevare il livello di vita per tutti i residenti, a parità di condizioni tra donne e uomini per pari lavoro, e contrastando sistematicamente i lavori precari.

-La fissazione di standard comuni in Europa per le tutele sanitarie e previdenziali e per la tutela della maternità, corredati di adeguati servizi in modo da contrastare il calo delle nascite e la mortalità infantile. Assicurando al tempo stesso in tutta Europa il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza.

Diritto al lavoro e diritti sociali e civili

La nuova Europa deve dare attuazione al diritto al lavoro e all’insieme dei diritti sociali e civili. A tal fine andrebbe ripreso e ripensato il progetto di un’Europa federale contenuto nel Manifesto di Ventotene, dove è scritto che la «rivoluzione europea dovrà essere socialista, cioè dovrà proporsi l’emancipazione delle classi lavoratrici».

Eliminazione dei paradisi fiscali, tassazione dei movimenti di capitali

Le scelte sopra indicate comportano l’eliminazione dei paradisi fiscali, il controllo e la tassazione sui movimenti dei capitali, la separazione delle banche commerciali dalle banche d’investimento come premessa per la tutela del risparmio. Nonché un vero e proprio rivoluzionamento dei sistemi fiscali secondo i criteri della progressività in base al principio che chi più ha più paga; dell’introduzione dell’imposta sui grandi patrimoni (con esonero della casa d’abitazione); della lotta senza quartiere all’evasione e all’elusione fiscale. C’è bisogno di un’Europa né antirussa né antiamericana, porta aperta sul Mediterraneo e sul mondo, ordinata al fine della coesistenza pacifica tra i popoli e al disarmo generale, e quindi al ripudio della guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali. Un’Europa che, costruendo su nuove basi la rappresentanza e l’organizzazione politica delle classi subalterne, si fondi sull’espansione di una democrazia progressiva in cui la centralità del Parlamento si coniughi con la partecipazione dei corpi intermedi e con inedite forme di democrazia diretta.

Per la costruzione di una nuova Europa può venire dall’Italia un duplice contributo: portando nel Continente i principi universali della nostra Costituzione e lottando in Italia per l’attuazione di tali principi.

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