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Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Commissione Cultura e Fidapa propongono l’adozione della Carta dei Diritti della Bambina

 

COSENZA – La sua prima approvazione risale al 1997, nell’ambito del IX Congresso  della International Federation of Business and Professional Women, ONG che lavora in collaborazione con le Nazioni Unite, che  ha nella Fidapa  la sua espressione italiana. Parliamo della Carta dei Diritti della Bambina, alla cui diffusione europea si lavora assiduamente e che la Fidapa sta proponendo a tutti i Comuni italiani. Anche all’Amministrazione comunale di Cosenza, dove le rappresentanti della locale sezione, Rita Meloni e Tiziana Serra,  hanno parlato dell’iniziativa alla Commissione Cultura.

“Non è la prima collaborazione con la Fidapa – ha commentato la De Rosa – ma accogliamo con particolare piacere questa proposta, che facciamo nostra, e che sono certa sarà recepita dall’Amministrazione comunale per la necessaria approvazione in sede di Consiglio comunale. Quello di Cosenza sarebbe, tra l’altro, il primo Comune della Calabria ad adottare la Carta dei Diritti della Bambina”. Ispirata alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, la Carta raccoglie, in nove articoli, una serie di princìpi di valore morale e civile per promuovere la parità sostanziale fra i sessi, la valorizzazione delle differenze tra bambine e bambini ed il superamento degli stereotipi che limitano la libertà di pensiero e di azione in età adulta.

“La Carta – afferma la referente dell’iniziativa per la Fidapa di Cosenza, Rita Meloni –  deve essere letta come premessa fondamentale per l’affermazione e la tutela dei diritti delle donne fin dalla nascita. E’ una forma di tutela della bambina, che deve crescere nella piena consapevolezza dei suoi diritti e dei suoi doveri contro ogni forma di discriminazione”.  L’opera di sensibilizzazione, condotta dalla Fidapa, attaverso l’adozione della Carta da parte dei Comuni, vuole così raggiungere le istituzioni educative. “La nostra non vuole essere un’adozione formale – commenta ancora De Rosa – nella quale vediamo il necessario atto propedeutico alla proposta e realizzazione di azioni formative concrete, soprattutto nelle scuole”.

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