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Afghanistan. Diritti delle donne e interpretazione della Sharia: come sarà applicata la legge coranica?

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

di Mariarita Cupersito

Dopo la presa di Kabul da parte dei talebani e la restaurazione dell’Emirato islamico crescono gli interrogativi e i timori della comunità internazionale sul futuro del popolo afghano, con particolare attenzione verso le donne.Lo scorso 18 agosto il Consiglio dell’Unione Europea ha pubblicato una dichiarazione congiunta sottoscritta da tutti i paesi occidentali nella quale si sottolinea l’importanza di tenere alta l’attenzione sui diritti delle donne afghane, chiedendo la protezione da parte di chi ricopre posizioni di potere in Afghanistan.“Le donne e le ragazze afghane, come tutti i cittadini afghani, hanno il diritto di vivere in sicurezza e dignità”, si legge nella dichiarazione. “Si dovrebbe prevenire qualsiasi forma di discriminazione e abuso. In seno alla comunità internazionale siamo pronti a prestare loro assistenza sotto forma di aiuti umanitari e sostegno, così da garantire che la loro voce possa essere ascoltata”.I talebani tentano intanto di rassicurare la comunità internazionale: “L’Emirato islamico non vuole che le donne siano vittime. Dovrebbero essere nella struttura del governo in base alla Sharia”, ha dichiarato uno dei leader dopo la presa della capitale. “La struttura del governo non è del tutto chiara, ma dovrebbe esserci una guida completamente islamica e tutte le parti dovrebbero partecipare”.Si promette rispetto per i diritti delle donne, dunque, ma nell’osservanza della legge sacra della religione islamica.Ma cosa prevede esattamente la Sharia?Primaria fonte del diritto islamico, letteralmente vuol dire “strada battuta”, ma il senso comune è “legge”. Si estende fino a includere ogni atto umano, da quelli individuali e interiori legati alla fede e al culto, a quelli esteriori e relativi all’interazione sociale, dalla sfera personale a quella politica.La Sharia si fonda sul Corano e sulla Sunna, i quali sanciscono entrambi la superiorità dell’uomo rispetto alla donna all’interno della famiglia e della società e attribuiscono ai due sessi diversi diritti e obblighi con pesanti discriminazioni del genere femminile.Non essendo un documento scritto, la Sharia si sottrae al controllo dello Stato di diritto sia in termini di certezza delle norme che di applicazione uniforme della legge, nonché in tema di controllo da parte di organi giurisdizionali indipendenti. L’applicazione della legge islamica può dunque spaziare da forme più o meno miti ad altre estremamente rigorose, come quelle invocate dai terroristi jihadisti per giustificare i loro attentati o da Stati come Nigeria, Arabia Saudita, Sudan, Emirati Arabi Uniti e, appunto, Afghanistan per mantenere nella propria legislazione pene estreme come la lapidazione, seppur in assenza di riferimenti diretti nel Corano.Essendo legge religiosa inoltre la Sharia vincola ogni musulmano ovunque egli si trovi e pone seri conflitti con i precetti normativi incompatibili di altri ordinamenti giuridici come quelli occidentali.Se è l’interpretazione delle norme che può fare la differenza rispetto all’entità delle sanzioni applicate a determinati comportamenti, resta però la base di un’incolmabile differenza di ruolo tra uomini e donne che sbarra di fatto la parità di accesso ad ogni posizione giuridica e sociale concessa agli uomini.Prima dell’intervento americano del 2001, nell’Afghanistan governato dai talebani le donne non potevano lavorare o studiare né uscire di casa senza un accompagnatore maschio e dovevano coprirsi interamente con il burqa; era prevista la lapidazione per le adultere, il taglio delle mani per i ladri e la pena di morte per gli omosessuali.Sebbene i talebani stiano ora tentando di dare un’immagine moderata, la quale peraltro sembra essere già stata smentita dalle prime notizie di cronaca su esecuzioni sommarie ed episodi di violenza, resta forte la preoccupazione e l’incertezza su come verrà interpretata la Sharia nei confronti delle donne.Le associazioni umanitarie e femministe stanno già chiedendo all’Europa e alla comunità internazionale che si impegnino per ottenere garanzie sul rispetto dei diritti umani e che si lavori alla creazione di corridoi umanitari per accogliere i profughi. I centri antiviolenza sono pronti ad accogliere le afghane e i loro bambini.

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