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Unioni civili, in quattro anni quindicimila sposati

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Ci si sposa di più in Lombardia, seguita da Lazio, Emilia Romagna, Toscana e Piemonte, ultimo il Molise. La "mamma" della legge, Monica Cirinnà, "ora bisogna lanciare la battaglia sulla responsabilità genitoriale alla nascita"

La dicitura esatta è “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”, ma è passata alla storia come “Legge Cirinnà” che ha da poco compiuto quattro anni e porta un bilancio di tutto rispetto: di dati certi non ce ne sono, ma si stima che le coppie sposate siano almeno quindicimila.

Parola della senatrice del Pd Monica Cirinnà, che questa legge l’ha fortemente voluta.

La prima unione civile è stata quella di Giovanni e Gianluca avvenuta il 24 giugno a Lugo di Romagna (Ravenna) nel 2016. Ma allora i decreti attuativi, strumento necessario affinché il sindaco della città o il delegato sapesse come celebrare correttamente la cerimonia, non erano ancora stati inviati ai Comuni.

La prima unione civile ufficiale è quindi quella di Elena e Deborah, avvenuta il 24 luglio 2016 a Castel San Pietro Terme (Bologna).

Le coppie unite civilmente possono decidere di assumere un cognome a scelta tra i loro ma non possono aspirare al rapporto di affinità con le rispettive famiglie di origine; sono obbligati all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione; devono provvedere ai bisogni comuni; in mancanza di una diversa comunicazione tra i due vige la comunione dei beni; alla morte di uno dei due sono riconosciute le tutele successorie che la legge riconosce al coniuge.

I conviventi hanno gli stessi diritti dei coniugi nell’assistenza del partner in carcere e ospedale.

In caso di volontà di separazione, i due si dovranno recare all’ufficiale dello stato civile. Dopo tre mesi potranno presentare la domanda di scioglimento dell’unione: la disciplina applicata è quella del divorzio. Uno dei vulnus normativi però riguarda il fatto che le coppie dello stesso sesso non possono generare figli propri tramite maternità surrogata o procreazione assistita.

In base ai dati elaborati dal ministero dell’Interno nei primi due anni, 2016 e 2017, erano state 8.506 le coppie di persone dello stesso sesso unite civilmente.

Dato che arriva a 10.877 al 31 dicembre 2018.

I numeri del 2019, che dovevano arrivare verso marzo e quindi in piena pandemia, non sono stati ancora resi noti, “ma siamo certamente arrivati a circa quindicimila coppie sposate”, assicura Monica Cirinnà.

Ci si sposa di più in Lombardia, seguita dal Lazio, Emilia Romagna, Toscana e Piemonte, secondo gli ultimi dati, ultimo il Molise. Inoltre le unioni civili sono scelte più dagli uomini che dalle donne.

“Sono passati quattro anni dall’approvazione della legge sulle unioni civili – dice Cirinnà – Non si più quante coppie ho abbracciato, quante unioni ho celebrato. Adesso la mia prossima battaglia è quella sulla responsabilità genitoriale alla nascita, dopo la mancata legge sulla stepchild adoption. Bisogna pensare alla piena tutela dei bambini delle coppie arcobaleno che devono avere gli stessi diritti delle coppie eterosessuali. E’ giunto il momento di lavorare per mantenere la promessa dell’eguaglianza e completare il lavoro iniziato quattro anni fa: matrimonio egualitario e riconoscimento pieno dell’omogenitorialità in tutte le sue forme. Sono pronta a battermi nel partito e in Parlamento”.

Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, ritiene che le migliaia di coppie che si sono unite civilmente in questi quattro anni siano “pionieri che guidano una rivoluzione sociale che ha ancora bisogno della politica”.

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