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Rojava, un carcere segreto per le donne curde gestito dagli alleati della Turchia

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

ROMA - Un carcere segreto, dove “le donne vengono tenute in condizioni disumane”, secondo la denuncia di parecchie organizzazioni per la difesa dei diritti umani. E’ l’ultima scoperta della tv curda Rudaw nella zona di Afrin, la regione curda in parte occupate dai turchi e dalle milizie jihadiste alleate di Ankara. La prigione, segnalata da fonti locali all’emittente curda, era in passato sede della stazione di polizia di Afrin ed è oggi utilizzata come quartier generale della divisione Hamza dell’Esercito libero siriano, una formazione ribelle al governo di Damasco sostenuta dai turchi.

L'assenza di ogni controllo. La scoperta conferma l’allarme per l’assenza di ogni controllo o legalità nella zona del Rojava invasa dalle truppe di Recep Tayyip Erdogane alleati. Le detenute, ha confermato un portavoce dell’Esercito libero siriano alla Rudaw, sono “sospettate di aver collaborato con il Pkk”, il partito dei Lavoratori del Kurdistan che la Turchia considera arcinemico del Paese. Il Pkk era schierato a fianco delle truppe curde inquadrate nelle Forze di difesa siriane Sdf che hanno sconfitto sul terreno gli integralisti dello Stato islamico e controllavano Afrin prima dell’avanzata delle milizie filo-turche.

Legami col Pkk solo ipotetici. Lo stesso Esercito libero siriano, per bocca del vice responsabile politico Hisham Eskief, ha sottolineato con la tv che “gli ipotetici legami con il Pkk non bastano a tenere imprigionate le donne, perché le milizie non hanno apparato giudiziario né diritto di tenere nessuno in carcere”. A tenere prigioniere le donne sarebbe la polizia militare, ma lo stesso Esercito libero siriano sta conducendo un’inchiesta sugli abusi della divisione Hamza e avrebbe già provveduto a liberare alcune detenute.

Episodi definibili tutt'altro che militari. Non è la prima volta che la divisione Hamza è al centro di episodi difficilmente definibili come militari: in passato, scrive la Rudaw, la rapina di uno dei suoi membri in un negozio di Afrin proprietà di una vecchia conoscenza si è trasformata in omicidio, con successivo scontro armato fra miliziani e amici del negoziante. Alla fine sei civili e tre miliziani sono rimasti uccisi. In realtà gli alleati di Erdogan sono da tempo oggetto di denunce da parte delle organizzazioni di difesa dei diritti umani per ripetuti crimini di guerra. E le stesse Nazioni Unite hanno stabilito che “ci sono motivi ragionevoli per credere che membri dell’Esercito libero siriano abbiano commesso omicidi e saccheggi nei territori conquistati”.

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