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Più esposte e più fragili: 3mila firme alla petizione sul 50% dei fondi Ue alle donne

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

l’impatto della crisi

L’europarlamentare dem Picierno: «Evitare che il divario diventi una voragine». I dati della commissaria Ue Helena Dalli: donne sovrarappresentate tra le professioni in prima linea nella pandemia, ma con stipendi più bassi e impieghi più precari

di Manuela Perrone

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L’europarlamentare dem Picierno: «Evitare che il divario diventi una voragine». I dati della commissaria Ue Helena Dalli: donne sovrarappresentate tra le professioni in prima linea nella pandemia, ma con stipendi più bassi e impieghi più precari

4' di lettura

«Sono state in prima linea nella pandemia e nella gestione dei figli a scuole chiuse, ma adesso sono quelle che più rischiano di perdere il lavoro. Per le donne, senza interventi dedicati, il prezzo della crisi si profila altissimo». L’europarlamentare dem Pina Picierno è tra le prime firmatarie della petizione in cinque punti #HalfOfIt lanciata dalla collega dei Verdi tedeschi Alexandra Geese, che è arrivata a 3mila firme e che chiede di riservare alle politiche per la parità il 50% dei fondi Ue dedicati all’emergenza Covid-19.

Tra sessismo e silenzi, la reazione in Italia

Della petizione, provocatoria, in Italia si è parlato poco. Al più ha suscitato polemiche e derisioni sui social. Picierno è stata attaccata con battute e allusioni sessiste, come «volete soldi per i centri benessere» o «fondi destinati all’uncinetto». «Mi ha sorpreso la reazione italiana, anche da parte di persone che rivestono ruoli pubblici, perché è un indicatore di arretratezza del dibattito pubblico italiano», dice l’eurodeputata. D’altronde, l’Italia è il Paese in cui le donne sono state costrette a mobilitarsi persino per ottenere una rappresentanza femminile nello strategico Comitato tecnico-scientifico che ha coadiuvato il Governo nell gestione dell’emergenza e che fino al 12 maggio è stato monogenere: 20 uomini su 20.

Le donne in prima linea

Picierno siede nella commissione Femm dell’Europarlamento, quella dedicata ai diritti delle donne, dove lo scorso 25 maggio la commissaria Ue Helena Dalli in audizione ha descritto la fotografia impietosa restituita dalla pandemia. Prima evidenza: il dilagare del coronavirus ha fatto emergere con nettezza la sovrarappresentazione delle donne nei lavori di assistenza e di cura, ma anche in quelli a stretto contatto con il pubblico, tutti spesso caratterizzati da salari bassi e alto tasso di precarietà.

I mestieri più sottovalutati e sottopagati

Nel settore dei servizi è impiegato nella Ue l’84% delle donne lavoratrici contro il 61% degli uomini. Con un 30% di donne in più rispetto agli uomini nei campi della ristorazione e del turismo, i più devastati dalle chiusure e dalle restrizioni. Nelle attività sanitarie e sociali, comprese quelle svolte a domicilio, le donne sono quattro volte gli uomini. Per non parlare di maestre e insegnanti. E delle cassiere dei supermercati, donne all’82%. Ma si tratta dei mestieri «più sottovalutati e sottopagati nell’Unione», ha riconosciuto la commissaria.

Il carico domestico

Alla sovrarappresentazione femminile nella prima linea della gestione dell’emergenza ha fatto da contraltare l’aumento del carico domestico, legato al lockdown e alla chiusura delle scuole, che ha messo in luce il già noto divario tra donne e uomini nelle attività di caregiving nei confronti di bambini e anziani e di cura della casa. Lo ha confermato per l’Italia l’Istat nei dati diffusi il 5 giugno: alla preparazione dei pasti si è dedicato l’82,9% delle donne contro il 42,9% degli uomini, alla pulizia della casa il 67,3% delle donne contro il 40,5% degli uomini. Un gap che si è solo attenuato rispetto alle indagini budget time, grazie alla compresenza in casa, ma che non è affatto scomparso.

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