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A te, che hai vinto la corsa più importante per le donne

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

La rubrica di Ester Armanino racconta ogni giovedì una data speciale: la morte della suffragetta Emily Wilding Davison

"Oggi, quel giorno" del 1913: muore la suffragetta Emily Wilding Davison

Oggi, quel giorno” è la rubrica che la scrittrice Ester Armanino tiene ogni giovedì sul Secolo XIX. L’ispirazione viene dal Throwback Thursday, una tendenza popolare sui social media, che vede gli utenti pubblicare ogni giovedì le foto dei loro momenti felici del passato. Armanino applica lo stesso principio alla Storia. Individua, per ogni giovedì, un momento da ricordare legato a un personaggio storico o a un fatto importante.

Qui di seguito, il racconto di Ester Armanino

4 Giugno 1913. Hai già comprato il biglietto del treno per ritornare a Londra, dopo il Derby. Hai in programma di andare a Parigi, per fare visita a tua sorella Laetitia e al nipotino appena nato. Porti la bandiera viola-bianco-verde della Women's Social and Political Union legata in vita: vuoi infilarla tra le briglie del cavallo vincente, ancora in corsa, perché tagli il traguardo insieme ai diritti delle donne, davanti ai cinquecentomila spettatori che si sono riuniti a Epsom per una delle manifestazioni mondane più amate dalla ricca borghesia, in presenza della famiglia reale. È pericoloso ma tu, Emily Wilding Davison, sai che ogni azione di una donna è sempre pericolosa. Dopo nove arresti e altrettanti scioperi della fame, dopo che i funzionari delle carceri ti hanno praticato per quarantanove volte l'alimentazione forzata rompendoti i nervi facciali e i denti, conosci bene il rischio che corri. Sei un'attivista.

La corsa inizia e i cavalli sono lanciati al galoppo. Il percorso prevede due rettilinei e una lunga curva a congiungerli: Tattenham Corner. Proprio da lì scavalchi le transenne e gridando «Voto alle donne!» ti getti verso il purosangue in prima posizione, Anmer, quello del re, per tentare di afferrarne le briglie. L'urto è tanto violento quanto spettacolare. Frattura cranica e varie lesioni interne per te, che morirai pochi giorni dopo senza risvegliarti dal coma. Il medico legale formalizzerà il tuo decesso come una misadventure, una disavventura. Re Giorgio V manifesterà grande disappunto per la giornata di festa rovinata dal tuo fuoriprogramma, interessandosi solo alla salute del suo cavallo. La regina-madre invierà un telegramma al fantino, augurandogli di rimettersi al più presto dall'incidente causato dall'"abominevole condotta di quella brutale e lunatica donna".

Il fantino, Herbert Jones, rimarrà invece sconvolto dall'evento. Abituato a lanciarsi in corse diverse ma non meno pericolose, intuirà il motivo profondo della tua protesta, l'ingiustizia contro la quale lottavi: se a correre è una donna, quella corsa è considerata un capriccio del sesso debole, una fine che «ti sei cercata». Quando, a distanza di anni, parteciperà alle esequie della fondatrice del movimento "WSPU" Emmeline Pankhurst, vorrà essere lui in persona a deporre una targa in tua memoria, per la "suffragetta" che pericolosamente gli ha tagliato la strada sventolando i colori viola della dignità, bianco della libertà, e verde della speranza. Il fantino Jones riconoscerà che sei stata tu a correre più veloce del vostro tempo, montando quel cavallo invisibile ma vincente che ha tagliato il traguardo pur senza di te, quando nel 1928 in Gran Bretagna il suffragio diventerà universale. I traguardi della corsa delle donne sono, a quanto pare, infiniti; i cavalli, quelli delle Amazzoni.

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