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SULLE DONNE NIENTE GRADUATORIA DELLE DISCRIMINAZIONI

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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DI SILVIA GARAMBOIS

Caro Oreste,raramente sono stata così tanto in disaccordo con un tuo articolo (qui il commento di Oreste Pivetta). C’è, lì dentro, lo riconosco e per questo lo valuto, un pezzo di sinistra. Un pezzo di intellighenzia, di sinistra colta, capace di riferimenti importanti. Un pezzo di sinistra maschilista “a sua insaputa”.

Faccio una citazione anch’io: “La donna, la donna, la donna… o l’omo?” (da “Berlinguer ti voglio bene”, con Benigni, regia di Giuseppe Bertolucci, anno 1977). Ma allora ne ridevamo.

La durezza dell’incipit, lo capisci, è anche amor di polemica: ma – poiché sono vecchia e navigata del mestiere – sono stata veramente colpita da una serie di luoghi comuni anche della sinistra, che tu sai rivestire di una scrittura raffinata e di apprezzabili riferimenti (cultura “alta e bassa”, da “Grand Hotel” agli scranni più alti della Repubblica). Qual è stato quello che mi ha ferita (il termine non è a caso) di più? L’esercizio così diffuso di fare una graduatoria delle discriminazioni. Sono più discriminati i poveri o le donne? Gli emarginati o le donne? Chi perde il lavoro o le donne? I precari o le donne? “L’insormontabile discriminazione di classe” di cui tu scrivi – ahimé e purtroppo – passa soprattutto sulla pelle delle donne…

Non ci sono diritti più importanti e diritti meno importanti. Non ci sono discriminazioni che arrivano prima delle altre. Non nella mia visione del mondo. Sarà che le donne sono multitasking: riusciamo ad accogliere tutto insieme, anche se poi facciamo delle battaglie “a tema” (siamo in piazza per il lavoro, siamo in piazza per salvare le leggi a favore delle donne che troppi vorrebbero affossare).

Le donne hanno fatto passi avanti in questi decenni? La domanda corretta sarebbe: la società ha fatto passi avanti applicando finalmente quell’illuminato Articolo 3 della Costituzione, targato 1948?

Roma. manifestazione contro la violenza sulle donne Foto Ella Baffoni

Se ascolti le fotografe, ti dicono che sono discriminate. Se ascolti le cantautrici, anche le più famose, ti dicono che sono discriminate. Se ascolti le giornaliste, ti dicono che sono discriminate (altro che “sono presenti in tv”: ma perché non ci sono direttrici in questo Paese – una mano è troppa per elencarle – solo maschi?). Se ascolti le donne, ti dicono che è più facile fare passi indietro che passi avanti…

E adesso è uno di quei momenti in cui li stiamo facendo, i passi indietro. È il caso di ricordare gli attacchi alla legge 194? O la “Golfo-Mosca” per la presenza minima nei Cda, che è stata prorogata sul rotto della cuffia? È il caso di ricordare che sulle 18 task force messe in piedi dal governo le donne sono una percentuale risibile, che arriva forse al 20% grazie al fatto che presso il ministero delle Pari Opportunità ne è stata costituita una monosessuale al femminile, tenuta in nessun conto, ma che rialza la media?

Francesca Colavita, ricercatrice precaria del team Spallanzani che ha sequenziato il Covid 19 in Italia

Cito Azzurra Rinaldi, economista e tra le promotrici dell’ultima manifestazione delle donne (on line, visti i tempi): “Il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli motiva l’assenza totale di donne dal comitato tecnico-scientifico con l’assenza di donne in ruoli rilevanti ai fini della sua composizione. Ecco, questo il motivo per cui, se andiamo avanti così, non avremo mai donne in posizioni che contano. Questa è quella che Emma Bonino ha definito la “old boys net”, che genera poi il famoso tetto di cristallo. A chi oppone il merito al genere va spiegato proprio questo: che sono gli uomini, molto spesso, a non essere lì per merito. Questo è il momento di cambiare le regole del gioco.

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