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"Lo capirebbe anche la casalinga di Borghetto". Pioggia di critiche su Fugatti. Ferrari (Pd): "Espressione infondata nel 2020"

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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TRENTO. C'era una volta la “casalinga di Voghera”. Figura stereotipata della classe piccolo-borghese, dal livello culturale basso ma rispettabile per la sua grande praticità, simboleggiava nel dopoguerra l'italiano medio, con un'accezione, nel corso del tempo, divenuta sempre più spregiativa. 

 

A declinarlo alla trentina ci ha pensato il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti, che nel corso della conferenza stampa giornaliera sul Coronavirus, ha ben pensato di coniare questa nuova figura mitologica in riferimento alla facile comprensione di un ragionamento economico, secondo cui il Trentino dovrebbe tenere per sé dei fondi che normalmente andrebbero versati a Roma per contribuire alla riduzione del debito pubblico.

 

Se noi abbiamo tutti i giorni le richieste di intervento finanziario – ha dichiarato il governatore leghista – un conto è farlo con 400 milioni in cassa, un conto è farlo senza 400 milioni in casa, questo lo capirebbe anche la casalinga di Borghetto”.

 

Un'espressione, quella utilizzata da Fugatti, che non è sfuggita alla politica. “Le parole che usiamo caro Presidente – ha scritto in un lungo post su facebook la consigliera provinciale del Partito democratico Sara Ferrari sono le proiezioni dei nostri pensieri, ma anche dei nostri stereotipi che sono spesso profondamente introiettati in noi perché fanno parte della culturale in cui siamo cresciuti. Per anni abbiamo sentito usare la frase 'lo può capire anche la casalinga di Voghera' come soggetto di genere femminile, assunto per eccellenza ad esempio generale di ignoranza e povertà culturale, di scarsa esperienza e competenza. Questa è una chiara dichiarazione maschilista, che attribuisce in modo generico e qualunquista al genere femminile una caratteristica di ignoranza, legata in particolare ad essere persona che lavora in casa, dunque nell’immaginario collettivo 'che non lavora'”.

 

Se nel passato molte donne non studiavano e non avevano una professione, era perché venivano cresciute con l’esclusivo scopo di 'fare un buon matrimonio', allevare dei figli ed occuparsi della loro crescita, nonché di tenere pulita la casa – continua - non meritavano la spesa per farle studiare, né potevano occuparsi d’altro che di fare l’angelo del focolare e le loro relazioni sociali ed esperienze erano tutte circoscritte all’ambito domestico. Da molti anni, le comunico Presidente, le statistiche ci dicono che anche in Trentino le donne sono più formate degli uomini (più diplomate e più laureate) e ottengono migliori risultati scolastici, inoltre oggi circa il 60% di loro ha un lavoro retribuito. È raro che le donne, ora che possono scegliere, scelgano di fare le casalinghe. Il più delle volte, ci dicono i dati, se una donna è a casa senza retribuzione e non in cerca di lavoro è perché ha 'dovuto' lasciare la sua occupazione per la nascita di un figlio (almeno il 30% delle neo-mamme ) o non ne trova uno che le consenta di conciliare vita e professione. L’incidenza della nascita di un figlio sulle carriere delle donne è altissima, mentre su quella maschile è bassissima”.

 

“Ecco, presidente – ha poi concluso Ferrari - la sua semplice affermazione sessista (donne casalinghe=donne ignoranti e sempliciotte) è infondata nella realtà del 2020 ed è riuscita ad offendere in un colpo solo le sue compaesane del paesino di Borghetto (che l’hanno votata in gran numero), ma anche a sminuire tutte le donne istruite e costrette oggi a stare a casa dalla disoccupazione o dalla impossibilità di conciliare vita e lavoro e di condividere di più con i compagni la distribuzione dei carichi di cura. Non ho dubbi che le sia scappata, quella frase, e che lei non abbia assolutamente voluto attribuire il significato che qui ho cercato di spiegare, perché il maschilismo è talmente parte della nostra cultura che anche il nostro linguaggio ne è intriso, senza che ce ne rendiamo conto. Però non possiamo continuare a riproporlo, anno dopo anno, quando la realtà non corrisponde agli stereotipi. Dobbiamo lavorare proprio per lo sviluppo di una nuova cultura, libera da parole e pensieri accettati nel passato e non più tollerabili. A questo serve un lavoro educativo nelle scuole, quello che avete frettolosamente cancellato appena arrivati al governo della Provincia. Forse è venuto il tempo di accorgersi che i percorsi di educazione alla relazione di genere non erano pericolosi', ma necessari, anche per il rispetto delle persone”.

 

Il riferimento della consigliera dem va dunque ai percorsi nelle scuole sull'educazione di genere su cui la Giunta ha deciso di fare un passo indietro, cancellandoli

 

“Presidente Fugatti, le assicuro che la 'casalinga di Borghetto' capisce tutto e capisce, come noi, che ci state fregando, come sempre – ha invece commentato sarcastica Claudia Merighi, presidente del comitato Laici trentini per i diritti civili– lei ha capito. Noi abbiamo capito. Voi no! E sinceramente siamo anche stufe di continuare a ripeterlo. Anche basta! Una mia saggia professoressa delle scuole medie aveva attaccato un cartello sopra la lavagna che recitava: 'prima di parlare, verificare che la bocca sia collegata al cervello'. Questo, presidente, lo ha capito??? Altrimenti se lo faccia spiegare dalla casalinga di Borghetto”.

 

Lo scivolone (se così vogliamo chiamarlo) del presidente Fugatti, però, non è che l'ennesimo episodio di scarsa sensibilità per l'uguaglianza di genere di cui rappresentanti di questa giunta si sono resi protagonisti. In una foto di un compleanno i consiglieri provinciali Gianluca Cavada, Alessandro Savoi (presidente della Lega Salvini in Trentino) e l'assessore alla Cultura Mirko Bisesti erano apparsi sorridenti davanti a una torta recante una scritta decisamente poco elegante. Lo stesso Savoi, dopo un nostro articolo che si interrogava sull'opportunità della trovata, aveva rincarato la dose, affibbiando ai giornalisti della redazione l'epiteto di “Culatoni”.

 

Le “parole sono importanti” diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa. In una fase così difficile (nel 2020), in cui le donne rischiano di uscire più colpite dalla crisi economica, dovendo rinunciare al lavoro per il mantenimento dei figli e la chiusura delle scuole, sarebbe forse meglio sceglierle con maggiore cognizione e rispetto.

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