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Disuguaglianze, la pandemia non è cieca: sull'0ccupazione ci vede benissimo e colpisce donne e uomini in modo diverso

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

ROMA - Ormai la maggior parte delle persone ha sperimentato in prima persona come il COVID-19, influisca sulle nostre rispettive esistenze. Eppure - sottolinea uno studio pubblicato sul World Bank Blogs - questi impatti non sono gli stessi per tutti. Le precedenti epidemie, come l'HIV-AIDS, la SARS, l'H1N1 e l'Ebola, hanno dimostrato che le persone più vulnerabili - siano essi Paesi, comunità, famiglie o individui - spesso sopportano il carico più pesante. Vogliamo attirare l'attenzione su uno di questi gruppi: donne e ragazze.

Le differenze di genere sono aumentate. I divari di genere preesistenti possono intensificare gli effetti negativi di COVID-19. In effetti, esiste un rischio elevato che le disuguaglianze di genere si allarghino durante e dopo la pandemia e che si vaporizzino le conquiste culturali e sociali, nell'accumulazione di capitale umano, nell'emancipazione economica e nel peso specifico delle donne e delle ragazze nelle società. Per formulare politiche che considerino le differenze di genere, è importante comprendere i diversi modi in cui la pandemia e la crisi economica che ne consegue possano influire sui risultati della parità. La Banca mondiale mette in risalto, a questo proposito, le condizioni economiche, le dotazioni dal punto di vista della sanità e dell'istruzione.

I settori di lavoro delle donne colpiti dalla crisi. Nell mondo, donne e uomini lavorano - globalmente parlando - in diversi settori. Molti dei lavori nel settore dei servizi, ad esempio, visibilmente colpiti dall'attuale crisi, sono appannaggio delle donne. Si pensi agli addetti alla reception, alle donne delle pulizie, agli assistenti di volo, al personale del servizio di ristorazione, ai parrucchieri, alle domestiche, ecc. Ma alcuni lavori di produzione hanno anche un'alta concentrazione di lavoratrici. Ad esempio, circa la metà delle donne occupate in Bangladesh lavora nel settore tessile o manifatturiero. Già milioni di addetti all'abbigliamento, principalmente donne, sono stati rimandati a casa senza ulteriori indennità a causa di COVID-19.

Le dimensioni del lavoro informale. Un altro punto da considerare, in particolare nei Paesi a basso reddito, è che molte donne lavorano in lavori informali e quindi non sono coperte da piani di protezione sociale, come l'assicurazione contro la disoccupazione. L'aumento della mortalità maschile da COVID-19 rende ancora più indispensabile per le donne abbandonate poter accedere alla protezione sociale o ad altri aiuti al reddito per le loro famiglie. Esiste anche un'ineguale distribuzione del lavoro di cura tra uomini e donne all'interno delle famiglie. Durante i periodi normali, le donne e le ragazze hanno la responsabilità delle cure domestiche e familiari a causa delle norme sociali. E' un fatto che in questo periodo sono le donne che si faranno carico dell'aumento delle richieste di assistenza causate dalla chiusura delle scuole, la cura degli anziani, e il problema del crescente numero di familiari malati. C'è dunque un rischio elevato che molte donne in tutto il mondo lascino il proprio lavoro, specialmente quelle che non possono lavorare da remoto, con effetti negativi che potranno essere di lunga durata.

Le donne in prima linea nella lotta al virus.  Dunque le donne portano l'onere del lavoro di cura, secondo i dati forniti dall'OCSE. E questo accade dal Nord America, all'Unione Europea, dall'America Latina e Caraibi, all'Asia orientale e Pacifico, all'Africa sub-sahariana, al Medio Oriente e al Nord Africa. L'impatto sulla salute mostra come il COVID-19 può influenzare diversamente uomini e donne. Ormai è stato ampiamente accertato che gli uomini sono più a rischio di morte per il virus rispetto alle donne. Le ragioni sono ancora ignote, ma l'evidenza indica una combinazione di fattori biologici e comportamentali. Sebbene si tratti di una grave "vulnerabilità maschile", che finisce comunque per diventare un problema di donne e ragazze costrette ad affrontare le fragilità dei rispettivi familiari. Ma causa del loro ruolo di cura, sia all'interno che all'esterno della casa, le donne sono esposte in modo sproporzionato a COVID-19. A livello globale, l'88% degli operatori sanitari e il 69% degli operatori sanitari sono donne. Si tratta di lavori in prima linea che richiedono il contatto con il paziente e non possono essere eseguiti da casa. In Spagna, ad esempio, tra gli operatori sanitari infetti, il 71,8 per cento è di sesso femminile rispetto al 28,2 per cento di uomini.

L'emergenza-virus distrae risorse da altri comparti della sanità. Lo spostamento delle risorse pubbliche verso l'emergenza sanitaria pubblica può anche comportare un rischio per i servizi di salute sessuale, riproduttiva e materna, in particolare laddove le risorse dei sistemi sanitari sono fortemente limitate. Durante le precedenti crisi di Ebola e SARS, sono stati segnalati aumenti della mortalità materna in parte a causa della riduzione dell'accesso ai servizi sanitari e della paura del contagio nei reparti di maternità. Allo stesso modo, i limiti di accesso alla salute riproduttiva potrebbero aumentare le gravidanze indesiderate, in particolare tra le ragazze adolescenti.

Le violenze domestiche in aumento. Un esempio eclatante e un ulteriore fattore di disparità è costituito dalla violenza contro le donne. Le norme patriarcali, l'incertezza economica e lo stress combinati con misure di confinamento e interruzioni nei servizi hanno già innescato inquietanti aumenti della violenza domestica nei Paesi colpiti dalla pandemia. questo, non a caso, ha indotto a lanciare un appello al Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, a rendere la prevenzione e il ricorso alla violenza contro le donne un parte fondamentale dei piani di risposta nazionali, compresi i rifugi, come servizi essenziali, istituendo sistemi di allerta e garantendo che i sistemi giudiziari continuino a perseguire severamente i violenti. 

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