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Zarifa Ghafari, la sindaca coraggiosa che si ribella ai talebani

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Zarifa Ghafari – L’Afghanistan è definito il posto peggiore al mondo per essere una donna. Sì, nascere in Afghanistan è un po’ come una condanna, se sei una donna. Per anni e anni, le donne non hanno avuto il permesso di lavorare o perfino uscire in pubblico senza un parente maschio; le professioniste come insegnanti, interpreti, medici, avvocati, artisti e scrittrici sono state forzatamente rimosse dai loro incarichi e costrette nelle loro case. I mariti hanno potere di vita e di morte sulle loro parenti donne, specialmente sulle loro mogli e, sotto il terribile regime dei talebani fatto di restrizioni, imposizioni, sangue e fanatismo, sono proprio loro ad aver pagato il prezzo più alto. Indifese, lapidate per colpe inesistenti, private della loro dignità e dei diritti fondamentali.

Nel corso della storia di questo Paese, che dal 2001 è ormai ancora in guerra, attraverso i programmi di sensibilizzazione coordinati da diversi Stati membri dell’ONU e da partner competenti, si è lavorato molto per riconoscere il coinvolgimento delle donne che vivono nelle zone di conflitto all’interno del processo di pace e di riconciliazione, ottenendo diversi successi riguardanti i loro diritti.

Ancora oggi, però, le donne sentono la paura di veder di nuovo compromesse le loro conquiste, di veder minacciati i diritti fondamentali, soprattutto dopo l’accordo che a marzo scorso gli Stati Uniti hanno siglato con i talebani. «Non vogliamo una pace che peggiorerà la condizione dei diritti delle donne» , afferma al New Tork  Times Robina Hamdard, capo del dipartimento legale Afghan women’s network.

ZARIFA GHAFARI, UNA STORIA DI CORAGGIO

In questo contesto di paura, ma anche di forte speranza, si inserisce la storia di una donna che vive di coraggio. Si chiama Zarifa Ghafari, ha 28 anni, ed è la prima sindaca donna di una città afghana, Maidan Shar, e anche la più giovane. Nel luglio 2018 ottenne l’incarico grazie alla nomina dal presidente Ashraf Ghani, dopo un severo processo di selezione (essendo l’unica unica donna su 138 candidati). Al suo arrivo al palazzo municipale, una manifestazione aggressiva di uomini le impedì di entrare. Dopo cinque mesi, messa in sordina l’ostilità dei potentati locali, tornò e disse: «Sono qui, questo è il mio posto e qui resterò».

Zarifa Ghafari ha già un’intensa esperienza di impegno politico e civile. E’ stata parte del Parlamento dei ragazzi della sua provincia, parla un fluido inglese ed ha fondato una ONG di assistenza e promozione delle donne dell’Afghanistan, con un occhio particolare alle zone rurali, in cui la mentalità ostile esclude totalmente le donne dalla società.  Zarifa non si arrende, nemmeno dopo che il 22 marzo colpi di pistola raggiunsero la sua auto mentre viaggiava a Kabul, dove risiede. Lei stessa ha dichiarato: “Voglio essere una ambasciatrice di speranza, un esempio di cambiamento possibile, una ambasciatrice delle donne afghane nel mondo”. Zarifa è ormai un vero e proprio modello per le giovani afghane, presiede una stazione radio dedicata all’emancipazione femminile e ha ricevuto a Washington il premio International Woman of Courage.

LAVORO, AMORE E SPERANZA

 

Il suo obiettivo principale è quello di supportare materialmente le donne e di lottare per la loro emancipazione, contro il pensiero intrinseco in una società che riduce il ruolo della donna solo a quello casalingo. Per le donne afghane, infatti, non ci sono molti segnali incoraggianti. La mentalità dei talebani, che ancora occupano il Paese, non è cambiata: non accettano, per le donne, alcun ruolo, che sia nella società, in politica, nella vita pubblica.

Il New York Times nell’ottobre scorso, ha scritto di Zarifa: «La sindaca che aspetta di essere assassinata nel suo ufficio». Zarifa lo sa, ne è consapevole, e nonostante tutto dichiara:  “Voler vivere da eroe è abbastanza normale, chi non vuole farlo? Ma quando la vita finisce, è allora che la gente deve ricordarti come un eroe. Anche io desidero vivere da eroe e da modello per la mia gente. Ma desidero soprattutto poter morire da eroe – perché so che un giorno morirò – lavorando sempre di più, di più, di più per la mia gente, per il mio Paese”.

ZARIFA, SIMBOLO DELLE DONNE AFGHANE

Sembra incredibile, eppure i fiori più belli nascono anche da un terreno che sembra infertile. E una terra come l’Afghanistan, piena di storia e bellezza, è ormai macchiata e resa infertile da anni di violenze e repressioni. E’ una terra ormai martoriata da lotte di interessi che gravano sulla schiena di civili che vorrebbero solo respirare un giorno di pace e di libertà.

Zarifa Ghafari è proprio uno di quei fiori. E’ il simbolo di tutte le donne afghane, della meraviglia che si nasconde dietro l’unica cosa che il burqa consente al mondo di vedere di loro: gli occhi. Quegli occhi che urlano voglia di fare, di sorridere, di vivere. E’ vero, la  guerra dei talebani spaventa, e spaventa il processo di pace che ne segue, ma se loro la combattono con il sangue, Zarifa lotta con armi ancora più potenti: l’istruzione e la cultura. Alla paura della morte, infatti, che in modo terribilmente paradossale diventa per lei un’ipotesi plausibile, la giovane guerriera contrappone un sentimento ancor più nobile e forte: il coraggio.

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