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L'attacco di Adonis: «Le religioni portano guerra: combattiamole con ateismo e poesia»

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

image Varcati il primo gennaio scorso i novant’anni di vita, Adonis insiste con ancora maggiore convinzione nel definirsi “areligioso”. Il pretesto per tornare con lui sui temi della fede è l’uscita in Italia del nuovo libro “Profezia e potere” (Guanda, 240 pagine, 18 euro), una conversazione con la psicanalista Houria Abdelouahed, in pratica la seconda parte del loro precedente lavoro dal titolo “Violenza e Islam”. Una requisitoria senza appello contro l’interpretazione del Corano da parte dei fondamentalisti, accompagnata dalla convinzione che quattordici secoli dopo Maometto la società scaturita dalle sue profezie è in via di dissoluzione.

Anche un “j’accuse” feroce contro i monoteismi e la loro sostanziale similitudine. Infine una critica all’Occidente per aver tradito i valori di cui è stato portatore nel mondo. E perché il tutto non sembri apocalittico, la speranza nell’apertura di una nuova era in cui si rimettano in discussione dogmi, chiusure e si ponga termine a schiavitù e sopraffazioni.

“Adonis” è lo pseudonimo preso non a caso (e vedremo il perché) dalla mitologia greca di Ali Ahmad Said Esber, poeta siriano tra i massimi dell’intera letteratura araba, più volte indicato come possibile vincitore del Nobel per la letteratura, mai premiato dall’Accademia di Stoccolma a causa, stando ai si dice, di alcune prese di posizione a favore di Bashar Assad. Lasciato il suo Paese e trovato riparo in Libano, dagli anni ’90 ha scelto Parigi come meta del suo buen retiro. Qualche motivo della scelta affonda nella sua adesione convinta ai Lumi e nella condivisione degli ideali della Rivoluzione “par excellence”. Ha base alla Défense dove riceve i visitatori nel caffè di un grande albergo. Da dove ancora si muove sovente per una mostra, un festival, una conferenza. Un attivismo che lo definisce non solo come poeta, ma come intellettuale engagé.

Adonis, la sua critica del Corano è radicale, assoluta. E muove dalla considerazione che sulle bandiere dello Stato islamico c’è scritto: «Dio è Messaggero di Maometto». Uno stupefacente ribaltamento di ruoli.«Bisogna contestualizzare la frase. Abbiamo, io e Houria, voluto sottolineare come tutto quanto il profeta desiderava ha sempre trovato una risposta adeguata da Allah. Come se Allah fosse lui stesso. Così ha potuto giustificare le guerre di conquista, le carneficine, l’arricchimento. Dunque la presa del potere e il commercio sono le travi portanti per Maometto. E la validazione arriva dal divino».

Per paradosso, dunque, l’interpretazione letterale del testo fornisce delle ragioni agli islamisti dell’Isis. Non hanno fatto altro che tornare ai dettami originali della loro religione.«È così. E non è una sorpresa. Il Corano peraltro non è unidimensionale. Facendo un’esegesi del testo ciascuno lo può invocare come pezza d’appoggio per le proprie nefandezze. Noi lo abbiamo studiato profondamente guardando il contesto storico».

Anche se non si sa se quello arrivato a noi corrisponde esattamente a quello tramandato dal Messaggero.«Ci sono state sette diverse versioni. Sei sono state distrutte perché ne rimanesse una sola, perché una sola fosse accettata e non fossero possibili paragoni. Ma in fondo questa è una discussione per studiosi. La cosa che conta è che milioni di persone prendono per buono il testo sopravvissuto. Noi abbiamo analizzato il rapporto che ne emerge col potere, col denaro, tra Oriente e Occidente. Anche se il testo è unico abbiamo contato almeno diciannove diverse interpretazioni. Ciascuno ha il suo Islam. C’è quello Saudita, quello del Fratelli musulmani, peraltro molto divisi tra loro a seconda dei Paesi, eccetera. E alla fine, dunque non è nemmeno più essenziale il testo ma il proposito».

E quale sarebbe il proposito?«Non mi stanco di ripeterlo: giustificare attraverso la parola di Dio il proprio potere, il proprio arricchimento. In fondo non vale solo per il Corano. Il Cristianesimo gli somiglia, basti pensare agli evangelici e alla loro influenza negli Stati Uniti. Le religioni altro non sono se non ideologie, invece che regolatrici del rapporto pratico dell’uomo con Dio».

Lei sostiene infatti che i tre monoteismi hanno lo stesso problema.«Esatto, ma a gradi differenti. I musulmani in grado maggiore perché hanno deciso che Dio non ha più nulla da dire visto che Maometto è stato riconosciuto come l’ultimo profeta. In fondo, tuttavia, il Cristianesimo dice la stessa cosa seppur indirettamente. E così l’Ebraismo, pur se interpreta il Cristianesimo in un modo e l’Islam in un altro. Ciascun monoteismo dice: io sono la verità e non c’è verità all’infuori della mia».

Il Cristianesimo ammette almeno che l’ebraismo sia il fratello maggiore.«Ma bisognerebbe che tale posizione fosse accettata dall’Ebraismo. Il percorso è perverso. I musulmani dicono che gli ebrei hanno tradito la Bibbia, negano la crocefissione di Gesù e dunque l’essenza stessa della fede dei cristiani. Ciascuno nega l’altro».

È questa pretesa di esclusività la radice di ogni guaio?«La visione monoteista segna l’inizio della decadenza dell’umanità, porta guerre e odio. Il monoteismo non ha mai prodotto un Aristotele, un Platone, un Omero. Nella Bibbia il libro di Giobbe, secondo me il più bello, altro non è se non la riscrittura di un grande poema sumero. Il monoteismo è anticreazione perché ogni creazione mette in dubbio il ruolo di Dio come unico creatore. Dunque è contro la creazione artistica. Perché se uno scrittore è solo il trascrittore delle parole ispirate da un Dio, non conta nulla».

Lei benché “areligioso” ritiene più interessante il politeismo perché ammette una pluralità.«Non c’è una forza unica che impone la sua legge. Con gli dei nel mondo greco si discuteva. Loro avevano pulsioni umane, si innamoravano, entravano in guerra. Proclamare Dio come invisibile provoca la conseguenza che nessuno lo può discutere se è invisibile. E se qualcuno, un profeta, parla con lui perché non lo possono fare altri? È contraddittorio».

Tornando agli effetti pratici del monoteismo c’è sempre da chiedersi perché nel mondo arabo-musulmano abbia potuto prendere piede l’Isis.«In altre religioni ci sono state uguali deviazioni. La nostra modernità, intesa sotto gli aspetti tecnici e non spirituali, è stata inventata dagli ebrei. Marx, Einstein, tutti. Altri ebrei accettano quanto avviene oggi contro i palestinesi. E come si è potuto accettare lo sterminio dei pellerossa da parte degli americani?».

A proposito di quanto avviene in Medio Oriente e dintorni, lei punta l’indice contro l’Occidente.«Quando sceglie l’appoggio a Erdogan, ad al-Sisi, ad altri dittatori, l’Occidente mostra tutti i segni della sua decadenza. Non avrei mai immaginato che la Francia, con la tradizione della sua Rivoluzione, potesse seguire la politica americana di sopraffazione e dominio. La Francia si perde, i suoi proverbiali intellettuali non esistono più, sono diventati funzionari. Quando qualcuno parla fuori dal coro come Régis Debray, viene isolato. L’Occidente tradisce i suoi valori in nome del petrolio, dello spazio strategico».

Come li può recuperare?«L’uomo è l’essere che ha creato Dio. Può creare di nuovo e distruggere ciò che ha creato. C’è da chiedersi come mai soprattutto nella tradizione araba non c’è nessun grande poeta, nessun grande artista che fosse anche credente. Credenti sono i rais, i dittatori».

La religione ha bisogno di dittatori?«Al contrario: sono i dittatori ad aver bisogno di Dio per sostenere che sono la sua ombra, la sua proiezione sulla terra».

Anche la democrazia non se la passa bene ai giorni nostri.«Resta però il meno peggio tra i sistemi. Per questo dobbiamo salvarla malgrado tutto».

È innegabile che nei Paesi cristiani la democrazia abbia permesso di compiere un percorso più lungo sulla strada dei diritti dell’uomo. E questo nonostante lei sostenga che oggi questa visione sia tradita.«Bisognerebbe vedere quale era il retropensiero quando si è verificato questo cammino. L’uomo è terribile, può essere al tempo stesso inferno o paradiso. Perché troppo spesso lo spinge la logica potere-denaro».

L’uomo lupo per l’uomo, insomma.«Esatto. Ma non solo le persone singole. Anche i popoli commettono errori. E cosa sono i popoli se non un insieme di individui?».

Soprattutto, l’uomo è lupo per la donna. Nel libro lei e Houria riflettete sul perché nell’Islam non siano state prese a modello due donne emancipate come Khadija e Aisha, due mogli di Maometto.«Il maschile è il male. Nel mondo arabo le donne stavano indubbiamente meglio prima dell’Islam. E però anche nelle altre religioni monoteiste le donne non se la passano meglio. Nonostante il Cristo fosse al fianco della donna. Nel giudaismo ortodosso non si può vedere il corpo nudo della donna nemmeno nell’intimità, nel cristianesimo si è dovuta inventare una donna vergine e madre».

E tuttavia è nell’Islam che sono più oppresse e sottomesse. Perché non hanno reagito?«Perché chi deteneva il potere non lo ha permesso. In 14 secoli i musulmani non sono riusciti a realizzare uno Stato degno di questo nome, a fondare una università autonoma anti-istituzionale. Sono rimasti beduini presi dal potere. Per questo dobbiamo riscrivere la storia di tutti questi secoli».

E se fosse riscritta quale sarebbe il ruolo del Corano da qui al futuro?«L’Islam è in piena decomposizione. E proprio l’Isis segna l’inizio della fine. È ora che si cominci a separare la religione dallo Stato, rifondare tutto su altri presupposti. Averroè stesso ha indicato Aristotele come primo maestro non certo Maometto. Dobbiamo ripensare tutto e riscrivere tutto».

Adonis, lei scrive: se Dio è tutto ci si trova come dentro un uovo e se Dio elegge un popolo...«... Dio è il primo razzista. È evidente, perché distingue tra umani e umani. Per questo dico che anche l’Occidente ha lo stesso problema con un Dio razzista».

Lei invita l’Occidente a salvare l’Oriente. Come?«Appoggiando le forze progressiste come non ha mai fatto. Ha sempre preferito i fondamentalisti, i dittatori. L’Occidente non vede più l’uomo, solo gli interessi. Ha iniziato a tradire i suoi ideali a partire dal ventesimo secolo e si ritrova in una catastrofe etica. Subisce, come tutto il resto del mondo, la pressione americana».

I neo-conservatori americani sostenevano, all’apogeo del loro potere con George W. Bush, che la terra è una giungla e loro sono il leone che la deve governare. Perché loro vengono da Marte e l’Europa da Venere.«Chi ha trasformato il mondo in giungla? Non certo gli arabi malgrado i loro errori. Nemmeno i cinesi. Ma la superpotenza che ha l’ossessione del potere».

C’è da chiedersi perché il potere sia un’ossessione per l’uomo.«Perché è la sua natura. Succede anche nei rapporti familiari, con la moglie che magari pure ami».

Ma se è natura profonda come può cambiare?«Con la cultura. La cultura corregge la natura per permetterci di approdare alla libertà e all’uguaglianza. Ognuno di noi ha esperienza di coppie che ci sono riuscite».

In realtà le disuguaglianze crescono. Anche quelle economiche.«Le persone sono diventate numeri. E da numeri problemi. Basta vedere che cosa succede coi migranti».

Eravamo meno egoisti quando eravamo più poveri.«L’uomo è apertura. L’egoismo è il sintomo di una malattia che va curata».

Dall’insieme del suo pensiero risulta un grande pessimismo verso il futuro.«Nel breve termine sì. Ma a lungo termine l’umanità ritroverà il cammino verso la costruzione di un mondo migliore».

Un mondo che lei immagina senza monoteismi. Un Dio che sia, come Bertolt Brecht fa dire al suo Galileo, “in noi o in nessun luogo”.«Dio ha bisogno dell’uomo. L’uomo non ha bisogno di Dio».

Che ne facciamo di tutti i libri sacri allora?«Ognuno deve avere la libertà di credere ciò che vuole. Ma la civiltà deve essere regolata dai diritti degli individui».

Dunque i testi sacri solo come letteratura?«Dipende quali».

E ad Adonis scappa un sorriso.

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