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Golden Globe, la sorpresa è “1917”

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

L’epopea coraggiosa di due giovani soldati britannici nel cuore grigio e tempestoso della I guerra mondiale, tra boschi e trincee, trappole e fughe, quando la battaglia, molto prima dell’esistenza dei droni, si combatteva corpo a corpo, occhi negli occhi. A quattro anni di distanza dal suo ultimo 007, Spectre, Sam Mendes trionfa ai Golden Globe con «1917» (miglior regia e miglior film drammatico), ispirato a una storia vera, vissuta dal nonno, a cui il regista dedica il premio. Nella serata, condotta, con ritmo graffiante ironia, dal comico inglese Ricky Gervais, la vittoria di Mendes è quella meno prevedibile, direttamente proporzionale alla sorpresa per la sconfitta di Martin Scorsese, superfavorito con The Irishman e uscito a mani vuote dalla gara: «Non c'è un regista al mondo, - ha sottolineato Mendes ritrando il premio - che non sia all'ombra di Scorsese». L’altro grande successo riguarda Quentin Tarantino che, con C’era una volta a Hollywood, guadagna statuette come miglior film commedia e poi per la sceneggiatura e per il non protagonista Brad Pitt. Scelta, quest’ultima, piuttosto discutibile, soprattutto paragonando la sua performance, sicuramente di livello, a quella, impeccabile, del partner Leonardo DiCaprio. I riflettori su Pitt, a un tavolo di distanza dalla vecchia fidanzata Jennifer Aniston, hanno fatto comunque la gioia dei fotografi , intenti a ricamare su intrecci di sguardi e possibili ritorni di fiamma.

Le migliori interpretazioni sono, come da pronostici, quella di Reneé Zellweger che rievoca, in Judy , l’esistenza di Judy Garland, e quella di Joaquin Phoenix, inarrivabile mattatore del Joker di Todd Phillips che, da vero timido cronico, è salito sul palcoscenico mostrando grande impaccio e poi ci è rimasto a lungo, per pronunciare un discorso infinito in cui ha trovato il modo di citare il fratello River e di autoaccusarsi per il carattere difficile. Il miglior film straniero è Parasite del coreano Bong Jon Hoo che ha iniziato la sua marcia vittoriosa a maggio, al Festival di Cannes dove si è aggiudicato la Palma d’oro. La bandiera Netflix, che campeggiava su 34 delle candidature sventola solo grazie a Laura Dern, premiata per l’interpretazione dell’avvocatessa divorzista in Storia di un matrimonio di Noah Baumbach, mentre i riconoscimenti ai protagonisti delle commedie vanno alla 31enne attrice e rapper Awkwafina per il ruolo della nipote nata in Cina e cresciuta in Usa di The Farewell di Lulu Wang e a Taron Egerton, eroe di Rocketman, che si è esibito in duetto con Elton John in uno dei momenti più toccanti.

Sul fronte tv, svettano la miniserie Chernobyl, vincitrice anche grazie all’interpretazione di Stellan Skarsgard, Succession, con l’affermazione di Brian Cox, Fleabag a cui vanno due premi, miglior serie comica e miglior attrice, Phoebe Waller-Bridge. Dopo l’Oscar 2019 per La favorita, Olivia Colman vince di nuovo per The Crown. A Michelle Williams va il trofeo per Fosse/Verdon e l’attrice, incinta, pronuncia un discorso appassionato sui diritti delle donne: «Sono grata per aver vissuto in un momento della nostra società in cui la scelta esiste, perché alcune donne e ragazze devono subire sul loro corpo cose che non hanno scelto». L’affondo più politico arriva da Patricia Arquette (premiata per The Act) che punta il dito contro il presidente Trump guadagnando applausi a raffica dalla platea: «Sono felice di essere qui a festeggiare con voi, ma stasera, 5 gennaio 2020, quando penseremo a questa notte sui libri di storia, troveremo un Paese sull'orlo della guerra, gli Usa... Per i nostri figli nel 2020 dobbiamo votare e dobbiamo supplicare tutti quelli che possono di farlo». L’ambiente è l’altro tema ricorrente della soiree, Russell Crowe, miglior attore nella miniserie The loudest Voice è rimasto nella sua Australia sconvolta dagli incendi, così tocca a Jennifer Aniston leggere il suo preciso messaggio: «La tragedia che sta avvolgendo l'Australia è dovuta al cambiamento climatico, puntiamo sulle energie rinnovabili». Mentre scende il sipario sui Golden Globe, la corsa per gli Oscar 2020 affronta il rush finale e bisognerà vedere se, come spesso accade, il verdetto appena pronunciato sarà in linea con le decisioni dell’Academy Awards.

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