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"Fuga dall’Egitto", il libro inchiesta all'interno della nuova diaspora degli esuli di ultima generazione

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

ROMA - “Non sai neanche come salutarli, due bambini cosi piccoli che osservi nel buio della notte mentre sognano gli eroi e le eroine delle fiabe che racconti loro di giorno. Fa male dire loro che alla fine vissero tutti felici e contenti, sapendo di mentire”. E' un brano del lungo racconto di Nancy Okail, attivista egiziana condannata a cinque anni di carcere nel giugno del 2014, nell’ambito del processo contro le Ong, che ha portato alla condanna di 43 attivisti, con l’accusa di aver ricevuto fondi illegali, aver lavorato per istituzioni fuori legge e aver sostenuto l’opposizione al governo e le sue poche organizzazioni di protesta. Racconto pubblicato in un libro, "Fuga dall’Egitto - Inchiesta sulla diaspora del dopo-golpe", di Azzurra Meringolo Scarfoglio (Infinito Edizioni), con la prefazione di Moni Ovadia, l'introduzione di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, e  le illustrazioni di Gianluca CostantiniGiornalisti, sindacalisti, artisti, medici, attiviti. E' un reportage all’interno della nuova diaspora egiziana, composta dagli esuli di ultimissima generazione. Giornalisti, sindacalisti, artisti, medici, poeti, politici e attivisti per i diritti umani scappati dal loro Paese quando, dopo il golpe dell’estate del 2013, i militari sono tornati al potere. Un viaggio che parte da New York e Washington, tocca la Silicon Valley, Londra, Berlino, Doha, Istanbul e arriva quasi al Polo Nord.La fuga dai processi sommari. I nuovi esuli egiziani sono arrivati fin qui per sfuggire al carcere, a sommari processi di massa, a tentativi di cooptazione, alla censura di chi non voleva che raccontassero – ad esempio – dettagli scomodi sulla tragica fine di Giulio Regeni. Per alcuni l’esilio è arrivato dopo lunghi periodi di detenzione, segnati da torture fisiche e psicologiche. Dalla diaspora raccontano il viaggio con il quale è iniziato il loro esilio, spesso una fuga improvvisa che li ha resi parte di quella che alcuni storici hanno già definito la più importante ondata migratoria nella storia dell’Egitto contemporaneo. E tra gli esuli che sognano di tornare in patria nasce anche una nuova intellighenzia, che lavora per quando in Egitto tornerà la libertà.L'esilio dopo lunghe detenzioni e torture. “Azzurra Meringolo - dice Moni Ovadia  - con questa panoramica umana sugli esuli da un Paese governato da una dittatura ci sollecita a non lasciare nel dimenticatoio donne, uomini e processi che non abbandonano il campo a seguito di una sconfitta, ma la metabolizzano e riprendono il cammino con altre modalità, ma con lo stesso orizzonte ideale”. Mentre Riccardo Noury nella sua introduzione afferma: “L’Egitto è considerato da molti Paesi occidentali un partner chiave nella lotta al terrorismo a livello regionale e questa è la giustificazione usata per rifornirlo di armi, software di sorveglianza e altro materiale, nonostante le prove che dimostrano il loro utilizzo per commettere gravi violazioni dei diritti umani”. I nuovi esuli egiziani, intervistati dall’autrice, sono dispersi nel mondo per sfuggire al carcere, a tentativi di cooptazione, alla censura di chi non voleva che raccontassero – ad esempio – dettagli scomodi sulla tragica fine di Giulio Regeni. Per alcuni l’esilio è arrivato dopo lunghi periodi di detenzione, segnati da torture fisiche e psicologiche. 

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Carlo VerdelliABBONATI A REPUBBLICA
Argomenti:
Egitto
amnesty international
Diritti umani
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Torture
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Infinito edizioni
Protagonisti:
imagedi ANTONIO DI COSTANZOimagedi SARA MANISERAimage

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