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Le ultime notizie sulla guerra in Siria del 13 ottobre 2019

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

I combattimenti lungo la linea che divide Turchia e Siria continuano. Ankara sta continuando le operazioni di terra nonostante e pressioni della comunità internazionale e le tensioni con gli Stati Uniti dopo un bombardamento verso truppe americane nel settore di Kobane. Solo il 13 ottobre, ha fatto sapere l’Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 24 civili sono rimasti uccisi. Fra le vittime cinque persone che si trovavano su un’auto sulla quale hanno sparato le milizie filo-turche. Il governo di Ankara ha annunciato di aver conquistato la località di Tel Abyad, ma i curdi non stanno a guardare.

ACCORDO CURDO CON SIRIA E RUSSIA

Le forze curdo-siriane si sono accordate con la Russia per consentire all’esercito governativo siriano di entrare in due località chiave nell’est siriano, ancora controllate dalle forze curde, per respingere l’offensiva turca in corso nell’area. In base all’accordo, le truppe di Damasco sono pronte a entrare a Manbij e a Ayn Arab (Kobane in curdo), rispettivamente a ovest e a est dell’Eufrate. L’ingresso avverrà entro le prossime 24-48 ore.

DUE GIORNALISTI UCCISI IN UN RAID

Due giornalisti sarebbero stati uccisi e altri sei sono rimasti feriti in un bombardamento di artiglieria dell’esercito turco nel Nord Est della Siria. Sarebbero un giornalista curdo e uno di nazionalità non ancora precisata. Secondo le fonti, entrambi si trovavano a bordo di un pulmino con altri colleghi stranieri non lontano dalla zona del fronte dell’offensiva turca, lungo la strada tra Qamishli e la città frontaliera di Ras al Ayn/Serekaniye. Il reporter curdo, identificato come Saad al Ahmad lavorava per il sito curdo-siriano Hawar News, che ha dato notizia della sua morte. per cui lavorava il reporter ucciso.

UCCISA L’ATTIVISTA HEVRIN KHALAF

Secondo quanto riferisce il Guardian tra le nove vittime trucidate a sangue freddo dai miliziani filo-turchi nel nord-est della Siria il 12 ottobre c’è anche una attivista per i diritti delle donne. Si tratta di Hevrin Khalaf, 35 anni, segretaria generale del Partito Futuro siriano, uccisa insieme al suo autista, a colpi di arma da fuoco su un’autostrada dopo essere stati prelevati dalle loro auto da milizie sostenute dalla Turchia. Le uccisioni di tutti e 9 i civili sono state filmate e il video diffuso in rete.

ANKARA PRENDE IL CONTROLLO DELL’AUTOSTRADA M4

Il ministero della Difesa turco ha annunciato su Twitter che le forze di Ankara hanno preso il controllo della M4, l’autostrada strategica nel nord est della Siria nei pressi della quale ieri sei civili siriani sono stati uccisi sommariamente a sangue freddo da miliziani filo-turchi.

ERDOGAN: «L’EMBARGO SULLE ARMI NON CI FERMERÀ»

Il proseguo dell’offensiva e le prime atrocità hanno spinto i Paesi europei a ragionare sulla possibilità di interrompere la vendita di armi ad Ankara. Una mossa che per il momento non ha impensierito Erdogan: l’embargo sulla vendita non fermerà l’intervento della Turchia nel nord est della Siria, ha detto il presidente turco dopo l’annuncio di Germania e Francia sullo stop agli armamenti. «Dopo che abbiamo lanciato la nostra operazione, hanno minacciato di imporci sanzioni economiche e l’embargo sulla vendita di armi. Ma quelli che pensano di poter fermare la Turchia con queste minacce si sbagliano di grosso», ha avvertito in un discorso trasmesso dalla tv di Stato turca.

I CURDI: GIÀ FUGGITI 800 MILIZIANI DELL’ISIS

Intanto i timori di un possibile ritorno dello Stato islamico dopo l’inizio dell’offensiva si sono fatti più forti. I curdi siriani hanno infatti fatto sapere che quasi 800 affiliati dell’Isis sono scappati da uno dei campi nel nord est della Siria dove sono in corso i bombardamenti turchi. Le autorità locali hanno annunciato la fuga dei jihadisti stranieri dal campo di Ayn Issa, circa 35 km a sud del confine turco, dove ci sono 12mila persone tra cui mogli e vedove di combattenti dell’Isis con i loro figli. L’amministrazione semiautonoma della regione curda ha detto che i detenuti hanno attaccato le guardie e travolto le recinzioni. «Il campo di Ayn Issa è ormai senza controllo», hanno riferito i curdi.

L’ONU: «POSSIBILE ONDATA DI 400 PROFUGHI»

In tutto questo è arrivato un nuovo allarme dell’Onu secondo la quale l’attacco turco ha costretto 130mila persone a fuggire dalle proprie case, ma il numero potrebbe triplicare molto presto. «Ci stiamo addentrando in uno scenario in cui potrebbero esserci fino a 400mila sfollati all’interno della Siria e attraverso le aree colpite», ha detto Jens Laerke, portavoce dell’ufficio Onu per il coordinamento umanitario (Ocha).

USA PRONTI A RITIRARE IL RESTO DEL CONTINGENTE

Come detto lo scontro tra Usa e Turchia ha superato il livello di guardia dopo il bombardamento da parte delle forze turche contro postazioni americane. Il 13 mille soldati americani sono stati evacuati dal Nord Est della Siria per non rimanere intrappolati tra forze turche e curde, e dovrebbero per il momento essere trasferiti più a Sud in altre basi Usa nel Paese.. «Nelle ultime 24 ore abbiamo appreso che la Turchia probabilmente intende estendere la sua offensiva più a sud di quanto inizialmente pianificato e verso l’ovest della Siria», ha spiegato Esper. «Abbiamo anche appreso nelle ultime 24 ore che le milizie curde stanno provando a strappare un accordo con i siriani e con i russi per una controffensiva contro i turchi nel nord. Se rimanessimo nel Paese», ha aggiunto, «rimarremmo intrappolati tra due forze armate che avanzano, una situazione insostenibile». Esper ha quindi raccontato di aver parlato con Trump la scorsa notte e con tutti i membri del consiglio per la sicurezza nazionale, un incontro alla fine del quale il presidente ha dato l’ordine del ritiro.

L’ITALIA SPINGE PER LA MORATORIA UE SULLE ARMI

E se gli Usa continuano a defilarsi con una strategia che non smette di destare sospetti, l’Europa sembra muoversi in direzione opposta. Francia e Germania hanno già annunciato la sospensione della vendita di armi alla Turchia, l’Italia ha fatto lo stesso ed è pronta a spingere per una moratoria generale da parte dell’Ue: «Il governo italiano è già da ieri al lavoro affinché l’opzione della moratoria nella vendita di armi alla Turchia sia deliberata in sede europea quanto prima possibile», si legge in una nota diffusa dalla presidenza del Consiglio.

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