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la storia della donna cacciata da un volo American Airlines

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Kritsaya Machin / EyeEmGetty Images

Cnn, The New York Times, Usa Today, Daily Mail sono solo alcune delle grandi testate che hanno dato risalto alla storia di Latisha Rowe, che le hanno permesso di denunciare main stream quello che le è accaduto lo scorso 30 giugno su un volo aereo American Airlines e che già aveva provveduto a segnalare su twitter (raccogliendo migliaia di consensi). Di ritorno da una vacanza in Giamaica con il figlio di otto anni, Latisha è stata umiliata davanti a tutti gli altri passeggeri del volo Kingston-Miami da uno steward della compagnia di bandiera a causa del suo look giudicato volgare, inappropriato e offensivo. Invitata a coprirsi oppure ad abbandonare il velivolo, Latisha, 37 anni medico del Texas, è stata dunque costretta a viaggiare con un lenzuolo legato in vita. American Airlines si è scusata (dopo che la storia è diventata virale danneggiando non poco l'immagine dell'azienda) annunciando il rimborso dei biglietti, ma la sensazione è che il mea culpa non basterà a chiudere la faccenda, anche perché sul tavolo ci sono tematiche calde e importanti come libertà, razzismo, misoginia e body shaming.

La tutina-pagliaccetto senza maniche e con i pantaloncini corti di Latisha ha dunque indispettito il personale di bordo del volo diretto a Miami, tanto da portare lo steward ad invitarla a coprirsi o, in caso di rifiuto, ad abbandonare l'aereo. Un ricatto a cui la donna si è dovuta piegare, vedendo meno la sua libertà e i diritti fondamentali, senza contare l'umiliazione subita davanti agli altri passeggeri e soprattutto sotto gli occhi del figlio di 8 anni. Inutile dire che il volo è stato un incubo, non solo per Tisha, ma anche per il bambino, rimasto "fortemente turbato e scosso dall'accaduto". Appena atterrata in Florida, la donna ha fotografato il suo look per lasciar giudicare la rete sulla convenienza del suo abbigliamento, raccontare tutto l'episodio, e accusare di razzismo e body shaming la compagnia aerea americana.

"Ecco cosa indossavo, il mio vestito copriva tutto", ha cinguettato Latisha postando la foto della sua tutina front/side, "siamo controllati due volte perché siamo neri, forse i nostri corpi femminili sono troppo sensuali e mettono a disagio. Ho visto donne bianche con pantaloncini molto più corti salire su un aereo senza che nessuno battesse ciglio, se fossi stata una taglia 42 magari nessuno si sarebbe inquietato", ha scritto, per poi ritwittare tutto il sostegno ricevuto dagli utenti del web, i media che hanno dato spazio alla notizia e le foto di altri look da aeroporto (tra cui scatti delle star in canotta e shorts) molto simili al suo, ma mai considerati "offensivi" o "inappropriati" da nessuno. "Mi sentivo impotente", ha spiegato Latisha alla CNN, "non c'era nulla che potessi fare in quel momento se non rinunciare ai miei soldi e al mio posto per difendere i miei diritti".

Vista la viralità della notizia, l'American Airlines non ha potuto far altro che correre ai ripari e scusarsi pubblicamente. "Siamo dispiaciuti e preoccupati", ha fatto sapere la compagnia tramite la portavoce Shannon Gilson, "abbiamo contattato la dott.ssa Rowe e il nostro staff all'aeroporto in Giamaica per raccogliere ulteriori informazioni sull'accaduto: il viaggio è stato completamente rimborsato, ci scusiamo con lei e suo figlio. Siamo orgogliosi di servire clienti di ogni provenienza". Come poi spiegato dalla CNN, sembra che la compagnia a stelle e strisce sia a caccia di nuove figure professionali "specializzate in integrazione" da affiancare ai suoi team. Un equipaggio dovrebbe già essere votato al rispetto e all'inclusione senza bisogno di un supervisore, ma meglio di niente.

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