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La Stampa - Cipolle e indù, donne e atomiche L’India che cambia in sette Modi

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Il trionfo del leader nazionalista oltre ogni previsione, maggioranza assoluta. Ha promesso riforme epocali e un nuovo boom. Ma pesa il suo passato intollerante. Il suo programma potrà conciliare le contraddizioni?

Superando le previsioni più ottimistiche, lo «tsunami» Narendra Modi ha riportato al potere la destra indiana dopo dieci anni. Infliggendo una sonora sconfitta al Congresso di Sonia Gandhi, il partito indù nazionalista del Bharatya Janata Party (Bjp) ha conquistato un’ampia maggioranza del Parlamento, ovvero 281 seggi, secondo l’ultimo conteggio non ancora ufficiale. Insieme agli alleati, il futuro governo del premier Modi potrà contare su 330 deputati. Sarà uno dei più potenti esecutivi nella storia indiana. Non a caso la Borsa di Mumbai ha festeggiato un nuovo record.  

Ma come sarà l’India di Modi nei prossimi cinque anni?  

 

1. Dalle cipolle al lavoro  

I tre mantra di Modi sono: riportare la crescita all’8-9%, frenare l’inflazione e creare occupazione per i giovani. Il governo uscente di Singh, l’economista dal turbante azzurro voluto nel 2004 da Sonia Gandhi, si è rivelato un disastro. Il Pil è precipitato sotto il 5% e i prezzi dei generi alimentari, come le cipolle, immancabili sulla tavola degli indiani, sono schizzati alle stelle. Modi vuole riportare il Paese ai fasti dell’«India Shining» di dieci anni fa e si è conquistato il voto dei giovani (100 milioni di esordienti elettori) con la promessa di creare milioni di posti di lavoro grazie alla sua politica di incentivi all’industria e agli investimenti. 

 

2. Il modello Gujarat  

La mancanza di infrastrutture, come strade, porti e ferrovie, è uno dei maggior ostacoli allo sviluppo. Nei suoi 12 anni di potere nello stato del Gujarat, Modi ha migliorato la rete stradale, assicurato una fornitura costante di elettricità e favorito la costruzione del più grande porto privato per i container a Mundra, sul Mar Arabico. Ha creato zone economiche speciali per attirare le industrie. La fabbrica della Tata Nano si trova in Gujarat, lo stato modello dove non c’è corruzione e che Modi vorrebbe esportare nel resto del Paese. C’è però un rovescio della medaglia: se si guarda a sanità, istruzione, ambiente e altri indicatori sociali lo stato del Mahatma Gandhi è nella media indiana.  

 

3. L’India agli indù  

Anche se Modi ha smussato l’ideologia dell’«hindutva», basata sul concetto dell’identità indù, non si può dimenticare che nel Bjp esistono movimenti radicali che si ispirano a un nazionalismo religioso come il Rashtriya Swayamsevak Sangh o Rss dove il futuro premier politico ha militato in gioventù. È probabile che con Modi ci sarà anche un ritorno a certi valori tradizionali e probabilmente alla negazione dei diritti degli omosessuali. Il primo gesto dopo la notizia della vittoria è stato quello di andare dalla madre di 95 anni per ottenere la «benedizione», mentre oggi sarà a Benares per una cerimonia religiosa sul Gange. 

 

4. Massacri e minoranze  

Il massacro di circa 2 mila musulmani in Gujarat nel 2002 ha lasciato un marchio indelebile nel passato di Modi. Il suo coinvolgimento non è stato mai provato, ma la minoranza religiosa che conta oltre il 14% della popolazione, non lo ha mai perdonato. Dovrà quindi, come premier, recuperare la fiducia delle comunità religiose, compresa quella cristiana che teme persecuzioni religiose o leggi anti conversione.  

 

5. Alleanze multipolari  

Si dice che la politica estera indiana è sganciata dai partiti ed è quindi probabile che Modi segua la stessa strategia pragmatica di alleanze multipolari del precedente governo con Russia, Unione Europea e Stati Uniti. Con Washington, che gli aveva negato il visto di ingresso per i pogrom anti musulmani, i problemi sembrano risolti e Obama è pronto ad accoglierlo a braccia aperte. Nel caso del Pakistan, però ci potrebbe essere un approccio più «muscolare». Non si dimentichi che è durante l’era del Bjp nel 1999 che si è tenuto l’ultimo test atomico sotterraneo nel deserto del Rajasthan seguito subito da un analogo esperimento di Islamabad.  

 

6. Diritti e donne  

L’ondata di stupri, a partire da quello di Nirbhaya del dicembre 2012, ha creato una emergenza sul fronte delle violenze sessuali. Il Congresso si è mostrato incapace di garantire la sicurezza, nonostante leggi più severe. Modi ha promesso più impegno per i diritti delle donne, ma è incappato in un incidente di percorso quando solo un mese fa, ha riconosciuto di avere una moglie sposata a 17 anni e abbandonata dopo pochi mesi.  

 

7. L’incognita marò  

Durante la campagna elettorale, in una chiara provocazione contro l’«italiana» Sonia Gandhi, ha invocato la prigione per i marò. Poi, però, l’argomento è stato accantonato. La crisi diplomatica, che dura da oltre due anni, è un macigno sulle relazioni con l’Italia (e con l’Europa) che Modi prima o poi dovrà risolvere se vuole normalizzare le relazioni e promuovere l’agenda economica.  

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