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Aumento Ires al non profit, “vogliono colpire chi si occupa di sociale”

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

BOLOGNA - “Parte delle risorse destinate a prendersi cura di chi è in difficoltà dovranno, invece, essere destinate a rispondere a questa nuova misura”. A parlare è frate Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano di Bologna: la nuova misura a cui fa riferimento è il raddoppio dell’Ires – dal 12 al 24 per cento – per il settore non profit. “Il nostro obiettivo rimane quello di prendersi cura di chi non riesce a garantirsi una vita dignitosa. Certo ora sarà più faticoso”. Cavalli sottolinea come da un po’ di tempo a questa parte il sociale sia guardato con sospetto: “La situazione è inedita, lavorare nel sociale al giorno d’oggi è molto faticoso. Ma il volontariato da solo non può fare tutto ciò che fanno onlus ed enti no profit. Senza dimenticare che onlus ed enti no profit offrono dei servizi che dovrebbero essere garantiti dallo Stato. I cittadini in difficoltà sono sempre di più, ed è compito dello Stato prendersi cura di tutti”. Il governo Conte ha introdotto il reddito di cittadinanza: “Magari bastasse il reddito di cittadinanza per cancellare la povertà: se quando entrerà a regime tutte le risposte d’emergenza non saranno più necessarie, dovremo festeggiare tutti. Certo le situazioni di difficoltà sono così tante e così diverse”.

- “Il raddoppio dell’Ires vale anche per noi e, visto che siamo un’organizzazione di volontariato e nessuno di noi può percepire nessuna forma di utilità, significa che sono soldi che vengono tolti alla tutela dei diritti delle persone senza dimora”, spiega Antonio Mumolo, presidente dell’associazione Avvocato di strada che offre assistenza legale gratuita alle persone senza dimora. “La giustizia costa – ricorda –, anche per chi vive in strada. Nessuno di loro può permettersi di pagare una consulenza medica, se è stato vittima di un incidente stradale. Nessuno può pagarsi una consulenza tecnica, magari per questioni di lavoro”. “È un bruttissimo segnale: sono fondi tolti a persone che fanno qualcosa per gli altri. Non dimentichiamo poi che questo provvedimento va ad aggiungersi ad altre due misure contenute nella finanziaria che sembrano lottare contro i poveri, non contro la povertà”. Il primo è quello relativo al reato di accattonaggio – tolto dal codice penale oltre vent’anni fa – approvato con il cosiddetto Decreto sicurezza: “Il reato di accattonaggio molesto era già punito dal nostro codice penale perché il reato è violenza privata. Nel nostro codice penale era già punito anche l’accattonaggio con minori – perché quello è sfruttamento di minori – e quello con l’utilizzo di animali – perché quello è maltrattamento di animali –: per tutti questi motivi il reato di accattonaggio era stato cancellato dal nostro codice penale. Adesso viene reimmesso con, sostanzialmente, le stesse ipotesi di reato già previste nel nostro codice. Perché? Semplicemente per dare un segnale alle persone povere: noi consideriamo il fatto che siate poveri una colpa”. L’altro provvedimento è quello che nega la residenza ai richiedenti asilo: “Il messaggio è chiaro: queste persone non devono avere nessun servizio e non devono integrarsi”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Mariachiara Risoldi, presidente della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna. “Stiamo cominciando a valutare adesso le conseguenze economiche, ma mi è già chiaro il significato politico: colpire tutto il settore del volontariato”. Secondo Risoldi, questo attacco è figlio della “questione ong, aiuto ai migranti, cooperative sociali: si vuole indicare un ‘nemico’ da colpire”, e fa il paio con il ddl Pillon: “Nonostante le espressioni verbali di sostegno alle donne, l’attacco è ai centri antiviolenza, a tutto il terzo settore”. Risoldi, sottolineando la condizione delle donne straniere (“Tragica, drammatica”), mette l’accento sul clima che si respira oggi in Italia: “Fanno un uso spregiudicato della paura che le persone hanno. Anziché cercare di capirla, elaborarla e superarla, viene istigata e utilizzata, in modo che questa manovra venga letta come ‘Finalmente è finita la pacchia’. Obiettivo finale, creare un clima di diffidenza nei confronti di chiunque faccia un lavoro da volontario”. Ma il tempo per tornare indietro c’è: Antoniano, Avvocato di strade e Casa delle donne si uniscono al coro di chi, in queste ore, chiede al governo un passo indietro. (Ambra Notari)

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