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Libia: «Orrori inimmaginabili» per i migranti e i profughi

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Torture, stupri, omicidi, schiavitù. Così gli aguzzini che finanziamo tengono lontani profughi e migrantii

[24 dicembre 2018]

I media italiani erano evidentemente troppo impegnati a decifrare la Finanziaria italiana sovranista riscritta a Bruxelles e a dar conto dei nuovi proclami anti-immigrati del fan del Presepe Matteo Salvini  e forse per questo il nuovo terribile rapporto “Desperate and Dangerous: Report on the human rights situation of migrants and refugees in Libya” dell’United Nations political mission in Libya (Unsmil) e dell’United Natons human rights office (Ohchr) è passato praticamente inosservato. Eppure, quel rapporto parla proprio di come i migranti – che poi sarebbero anche i protagonisti del presepe tanto caro al tradizionalista Salvini – vengono (mal)trattati in Libia, grazie anche all’indecente accordo fatto dal governo precedente, e più che volenterosamente confermato da quello attuale, con le bande di aguzzini e trafficanti di carne umana fatte passare per governanti.

Il rapporto Unsmil-Ohchr denuncia che «I migrante I rifugiati sono sottoposti a degli orrori inimmaginabili dal loro arrivo in Libia, lungo tutta la loro permanenza nel Paese  e – se riescono a ottenere questo risultato – durante i loro tentativi di attraversare il Mediterraneo».

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ieri era in Libia per parlare con entrambi i governi: a Tripoli ha incontrato il Presidente del Consiglio Presidenziale, Fayez Al Serraj (e i presidente dell’Alto Consiglio di Stato, Khaled Al Meshri (il governo che riconosciamo, che praticamente abbiamo insediato noi e che è allegato con un bel gruppo di tagliagole) e, dopo aver fatto visita alla base navale di Abu Sitta per salutare i militari italiani in missione a Tripoli, è volato a Bengasi per incontrare il Comandante Generale dell’Esercito Nazionale Libico, Khalifa Haftar e, a Tobruq, il Presidente della Camera dei Rappresentanti, Aghila Issa Saleh (cioè il governo che non riconosciamo ma col quale facciamo comunque affari). Naturalmente ha ribadito l’accordo col governo libico (quello di tripoli) per gestire i migranti, anche se probabilmente tutti hanno sconsiderato “non appropriato” parlare della disumanità del trattamento dei migranti in Libia. E c’è da preoccuparsi, visto che Ghassan Salamé, che dirige l’Unsmil, descrive la in Libia come «Un fallimento locale e internazionale a gestire questa calamità umana nascosta che continua a prodursi in Libia». E il nostro governo e i due governi libici sono i principali responsabili di questa calamità umana, insieme ai giochi sporchi della Francia, dell’Egitto e di Arabia Saudita e Qatar e alla politica pilatesca dell’Unione europea.

Ma gli esponenti del nostro governo – a cominciare dal ministro dell’interno – si dichiarano ogni volta  soddisfatti di come i loro (ben pagati) alleati libici fermano i migranti e i profughi, modalità che il rapporto riassume così: «Assassinii illegali, detenzione arbitraria e torture, stupri collettivi, schiavitù e tratta di esseri umani». Il documento Onu si basa su un periodo di 20 mesi  fino all’agosto 2018 e presenta in modo dettagliato quella che i due organismi Onu definiscono «Una terribile litania di violazioni e abusi commessi da diversi agenti dello Stato, milizie armate, contrabbandieri e trafficanti contro i migranti e i rifugiati».

Questo tremendo quadro emerge da 1,300 testimonianze di prima mano raccolte dallo staff dell’Ohchr  in Libia e dalle dichiarazione di molti migranti rientrati in Nigeria dopo non essere riusciti a raggiungere l’Italia e di altri migranti che hanno attraversato la frontiera sud della Libia, il deserto, e hanno raggiunto la costa del Mediterraneo.

Il rapporto evidenzia che «Il clima di anarchia in Libia fornisce un terreno fertile per le attività illecite, lasciando i migranti e i rifugiati alla mercé di innumerevoli predatori che li considerano come merce da sfruttare e da sottoporre a estorsione. La stragrande maggioranza delle donne e delle adolescenti hanno dichiarato di essere state violentate dai passeurs o dai trafficanti».

Secondo il rapporto, i nostri alleati lavorano così: «Numerose persone sono vendute da un gruppo criminale a un altro e detenuti in dei centri non ufficiali e illegali gestiti direttamente da dei gruppi armati o da delle  gang criminali». Solo che in Libia quei gruppi armati sono i maggiori alleati (o nemici) di uno dei due governi e a volte gestiscono perfino imbarcazioni e materiale bellico made in Italy, forniti in cambio della “gestione” dei migranti dal nostro governo. ,

Il rapporto accusa: «Innumerevoli migranti e rifugiati hanno perso la vita in prigione, uccisi da passeurs, dopo essere stati picchiati, torturati a morte o semplicemente dopo essere stati lasciati morire di fame o di negligenza medica. In tutta la Libia, dei corpi non identificati di migranti e di rifugiati con addosso ferite da proiettili, marchi di tortura e bruciature sono frequentemente scoperti nei cassonetti dei rifiuti, nei letti dei fiumi secchi, nelle fattorie e nel deserto».

Ma questo inferno in terra, la cui sola esistenza dovrebbe essere una intollerabile vergogna per ogni persona civile,  non si ferma qui: chi riesce a sopravvivere agli abusi e allo sfruttamento disumano, tenta la pericolosa traversata del Mediterraneo. E chi parte dalla Libia «E’ il più intercettato, o “salvato”, come pretendono di dire qualcuno, dai guardia-coste libici –  spiega il rapporto – Dall’inizio del 2017, circa 29.000 migranti rinviati in Libia dai guardia-coste sono stati messi in dei centri di detenzione dove migliaia di persone restano indefinitamente e arbitrariamente senza procedure regolari né accesso a un avvocato o a dei servizi consolari».

Lo staff di Unsmil e Ohchr ha visitato 11 centri di detenzione nei quali sono imprigionati migliaia di migranti e rifugiati e hanno constatato «dei casi di tortura, di maltrattamenti, di lavori forzati e di stupri commessi dalle guardie. I migranti detenuti nei centri sono sistematicamente sottomessi alla fame e a delle sessioni di forti pestaggi, bruciati con degli oggetti caldi, torturati con l’elettricità e sottoposti ad altre forme di maltrattamento con l’obiettivo di estorcere del denaro alle loro famiglie sulla base di un complesso sistema di trasferimento di soldi».

Ma quella che Salvini chiamerebbe la pacchia non finisce qui: «I centri di di detenzione si caratterizzano per un forte sovrappopolamento, una mancanza di ventilazione e illuminazione e dei posti per lavarsi e delle latrine insufficienti. Oltre agli abusi e agli atti di violenza perpetrati contro le persone detenute, molte tra loro soffrono di malnutrizione, di infezioni cutanee, di diarrea acuta, di infenzione del tratto respiratorio e di altre malattie, così come di trattamento medico inadeguato. I bambini sono detenuti con gli adulti nelle stesse sordide condizioni».

E il rapporto sembra voler parlare direttamente al nostro governo  quando segnala «La complicità di alcuni attori statali, in particolare dei responsabili locali, dei membri di gruppi armati ufficialmente integrati nelle istituzioni dello Stato e di rappresentanti del ministero dell’interno e della difesa, nel traffico illecito di migranti e di rifugiati». Sono questi gli aguzzini ai quali abbiamo consegnato vedette armate, divise e armi per poi ribattezzarli “guardia costiera”, sono queste le milizie con le quali abbiamo stretto patti innominabili perché lascino in pace il petrolio e il gas dell’Eni e ci tengano fuori dalle scatole i migranti e i profughi.

Nils Melzer, un esparto indipendente dell’Ohchr che si occupa dei casi di tortura, spiega cosa sono in realtà i respingimenti in  Libia tanto cari al presepista tradizional-cristiano Salvini  e al governo del cambiamento: «Tenuto conto dei rischi di violazione dei diritti umani nel Paese, i trasferimenti e i ritorni in Libia possono essere considerati come una violazione del principio giuridico internazionale del  “non-refoulement”, che protegge i richiedenti asilo e i migranti contro il ritorno in dei Paesi dove hanno ragione di temere volenza e persecuzione».

Insomma, il trucco in cui stanno volenterosamente cadendo milioni di italiani è questo: si prendono dei migranti che hanno passato mesi e anni in prigioni abominevoli, che hanno subito stupri, torture e schiavitù, che sono stati derubati di tutto e li si disumanizza, li si criminalizza, si definiscono le vittime un pericolo e si fa un accordo con i loro carnefici, con i veri ladri, rapitori, torturatori, schiavisti e stupratori che diventano gli alleati ben pagati e ben vestiti ed armati di quella che dovrebbe essere una democrazia. Poi si volta la faccia dall’altra parte e si fa in modo che dell’inferno in terra in Libia che abbiamo contribuito a creare se ne parli poco e nulla.

E ci si adonta perfino se qualcuno come Michelle Bachelet, alto commissario dell’Onu per i diritti umani (una che ha sulle spalle una storia che fa sembrare Conte, Di Maio Salvini e Di Maio dei nani) ci ricorda che «La situazione è abominevolmente terribile. Combattere l’impunità generalizzata non solo metterebbe fine alle sofferenze di decine di migliaia di donne, uomini e bambini migranti e rifugiati, alla ricerca di una vita migliore, ma minerebbe anche l’economia parallela e illegale fondata sugli attacchi a queste persone e contribuirebbe a instaurare lo stato di diritto e delle istituzioni nazionali». Cosa che ha ribadito di voler fare anche ieri il nostro premier Conte… mentre stringeva le mani ai complici e mandanti degli aguzzini e ai signori della guerra per il petrolio e i traffici illeciti, compreso quello di carne umana.

E il rapporto termina proprio con un appello agli Stati europei a «riconsiderare I costi umani delle loro politiche e ad assicurarsi che la loro cooperazione e la loro assistenza alle autorità libiche siano rispettose dei diritti umani e conformi al diritto internazionale dei diritti umani e del diritto dei rifugiati, in maniera da non arrivare, direttamente o indirettamente, a fare in modo che uomini, donne e bambini siano rinchiusi in situazioni di violenza con poca speranza di protezione e poter fare ricorso». Che è il contrario di quello che il nostro governo incita a fare.

Alla vigilia di Natale 2018, di fronte a questo inferno dal quale distogliamo lo sguardo, torna in mente quel che scrisse Primo Levi nel 1947:

Se questo è un uomo  

Voi che vivete sicuri  nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici:

considerate se questo è un uomo

che lavora nel fango

che non conosce pace

che lotta per mezzo pane

che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

senza capelli e senza nome

senza più forza di ricordare

vuoti gli occhi e freddo il grembo  come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:

vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via,  coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.

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