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"Jazz Reading", arte e diritti sociali a teatro

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Appuntamento questo sabato 22 dicembre alle ore 21 al Teatro Mongiovino di via Genocchi 15 a Roma per un evento gratuito e unico nel suo genere. Jazz Reading ha intenzione di farci riflettere sulle migrazioni e l’attualità portando sul palcoscenico la storia del jazz e dei combattenti afroamericani per i diritti civili, tra cui molte donne, in sette quadri. Abbiamo intervistato l’AttriceControAlessandra Magrini che ha concepito il reading e che nello spettacolo sarà accompagnata da Antonio Carboni alla chitarra, Luca Primo al contrabbasso, Gianluca Costa alla batteria e da ospiti a sorpresa, alcuni migranti. Il reading, sponsorizzato dal Municipio VIII, vedrà anche la partecipazione speciale del lavoro fotografico di Valerio Nicolosi sulla ong Open Arms e in Siria e la collaborazione video di Orama Produzioni.image

Come la storia del jazz può farci vedere sotto una nuova luce le crisi e i problemi dell’attualità?“Il jazz è partito da New Orleans per girare tutto il mondo. È  un vero e proprio simbolo della migrazione umana che ora è un tema imprenscindibile dei nostri tempi. Jazz Reading vuole rappresentare la connessione tra arte e cittadinanza, intesa soprattutto come conquista dei diritti civili e sociali, con uno sguardo alla storia della comunità afroamericana che si riflette più attuale che mai nei conflitti della situazione internazionale odierna. Il jazz, tra tutti i generi musicali, è sicuramente il più connesso a queste tematiche perché trova le sue origini nell’espressione musicale e sociale degli schiavi africani forzatamente deportati in America dai colonizzatori europei. Si sviluppa come genere definito nella città multietnica di New Orleans, durante il periodo compreso tra la fine dell’800 e il primo ‘900, con la contaminazione di diverse influenze etno-musicali. Allo stesso tempo il jazz travalica i confini di New Orleans e si sviluppa in tutti gli Stati Uniti come musica afroamericana, espressione costante della situazione sociale e delle lotte per i diritti civili di  tutta la popolazione nera del paese, coinvolgendo anche i musicisti bianchi anti-segregazionisti. Lo stesso jazz che si intreccia, in particolare negli anni ’50 e ’60, col movimento di liberazione degli afroamericani, venendo particolarmente influenzato attivamente dai leader del movimento dell’epoca come Malcolm X e il Black Panther Party successivamente. Dagli anni ’60 ad oggi il jazz si internazionalizza sempre più: travalica i confini americani, viene suonato da musicisti di tutte le nazionalità e si sviluppa inglobando svariati riferimenti culturali”.

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© Marco Falanga

A chi sono dedicati i quadri di cui si compone lo spettacolo?“I quadri rappresentano il percorso storico in cui si sviluppano le lotte degli afroamericani contro razzismo. segregazione e schiavitù. Ci sono storie emblematiche come quella di Rosa Parks che  Il 1 dicembre del 1955, a Montgomery, stava tornando a casa in autobus dal suo lavoro. Nella vettura, non trovando altri posti liberi, occupò il primo posto dietro alla fila riservata ai soli bianchi, nel settore dei posti comuni. Dopo tre fermate, l’autista le chiese di alzarsi e spostarsi in fondo all’automezzo per cedere il posto ad un passeggero bianco salito dopo ma lei, mantenendo un atteggiamento calmo, dimesso e dignitoso, rifiutò di muoversi e di lasciare il suo posto. Il conducente fermò così il veicolo e chiamò due agenti di polizia per risolvere la questione: Rosa Parks fu arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine che obbligavano le persone di colore a cedere il proprio posto ai bianchi. Putroppo raccontando storie come quelle di Rosa non si può fare a meno di ritrovarle anche oggi nel nostro Paese e questo mi appare orribile”.

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© Chiara Graziosi

Quali sentimenti vuoi suscitare con il tuo reading?“Vorrei suscitare la consapevolezza che non si possono sottovalutare i rigurgiti di razzismo e sessismo e che non bisogna abbassare la guardia nelle lotte a questi due mali sociali che a mio avviso oggi sono i macigni più duri contro cui bisogna combattere. Oltre a questo mi piacerebbe comunque regalare un momento di festa al pubblico.  Credo nel motto “se non posso ballare non è la mia rivoluzione” per questo ci saranno anche momenti di musica e atmosfera positiva e costruttiva”.image

Qual è oggi il potere salvifico del teatro?“Poco più che ragazzina ho iniziato i miei viaggi teatrali in giro per l’Italia. Nel 2005 sono stata a Taranto con gli operai dell’Ilva per raccontare una realtà scomoda di cui ancora non si parlava, li ho coinvolti dentro lo spettacolo, ho girato tutta l’Italia in luoghi dove in genere il teatro non arriva come la fabbrica dei portuali di Genova. Sono stata in fabbrica a Napoli con le operaie e gli operai che mi aiutavano a montare le scenografie perchè nel mentre ero incinta di mia figlia Marlene. Poi ho attraversato la storia di Carla e Valerio Verbano, un ragazzo che negli anni 70 sognava di cambiare il mondo ma è stato ucciso davanti ai genitori. La mamma Carla scomparsa cinque anni fa ha cercato la verità per tutta la sua vita ed io ho interpretato la sua storia con lo spettacolo Rosso Vivo con lei al mio fianco. È stato un legame forte che mi accompagna sempre nell’arte e nella vita.  Ho raccontato la terribile realtà dei cie, centri identificazione ed epulsione, girando l’Italia con Madama Cie, uno spettacolo d’inchiesta che ho colorato con una drammaturgia ispirata alla storia di Lady Oscar.Devo molto alle mie basi di teatro classico ma poi ho sviluppato una mia ricerca personale che mi spinge a sentire la scena come un momento collettivo e di condivisione, una necessità antropologica dell’essere umano. Credo molto anche nel potere del cinema, spesso nei miei lavori c’è sempre una dedica a Gian Maria Volontè, oserei dire il mio spirito guida a cui dedico anche una rassegna “Io sto con Volontè”. Oggi il cinema sta rinascendo, penso a registi come Alessio Cremonini e Daniele Vicari, il loro modo di lavorare genera quell’impatto attivo che l’arte dovrebbe porsi come fine  sociale, soprattutto in questi tempi. Sono molto timida e per anni non sono riuscita a promuovere i video dei miei lavori. Adesso però mi rendo conto che è fondamentale uscire dal guscio per divulgare la propria arte e sto creando un portale con materiale di testimonianza che presto metterò in rete”.

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