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“A rischio le donne maltrattate, ma anche chi sceglie la separazione"

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

“Un disegno di legge che mira a cancellare 50 anni di lotte e che porta a trasformare le vite degli ex coniugi e dei loro figli in un percorso ad ostacoli”. Questo il messaggio che D.i.Re e i centri antiviolenza della provincia – Linea Rosa a Ravenna, Sos Donna a Faenza e Demetra a Lugo – cercheranno di veicolare con le iniziative informative messe in campo fin da domani, a contrasto del Ddl firmato dal senatore leghista Simone Pillon, che ha l’obiettivo di riscrivere le norme in materia di separazione, divorzio e affido dei figli minori. Le iniziative sono state presentate questa mattina in una conferenza stampa alla Casa delle Donne di Ravenna dagli stessi soggetti promotori.

Non è solo per difendere le donne vittime di violenza e i loro bambini, vittime a loro volta quanto meno di violenza assistita - quella formula più subdola di violenza che si realizza quando appunto si assiste  a forme di violenza perpetrate ai danni di loro famigliari, in particolare delle madri.

“Questi sono senza dubbio i soggetti più deboli e che maggiormente vengono messi a rischio dalle norme contenute nel disegno di legge – dicono le organizzatrici delle iniziative -. La legge si applicherebbe a tutte le separazioni e a tutti i divorzi, non solo a quelli conflittuali, che sono fortunatamente una minoranza, e anche ai casi pendenti, ovvero i percorsi di separazione e divorzio  in corso, al momento dell’eventuale approvazione del dispositivo Pillon. Questo devono sapere i cittadini e le cittadine di tutta Italia: che si sta giocandocon le loro vite e con i loro diritti”.

E cosa prevederebbe dunque questo "famigerato" Ddl Pillon, di cui tanto si sta parlando in questi mesi (è stato presentato a fine estate, n.d.r.) ma che ancora risulta così poco conosciuto ai più?

 

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IL DDL PILLON...IN PILLOLE

- Introduce la mediazione civile obbligatoria e a pagamento, anche nei casi di separazione consensuale, se i figli sono minorennni.

- Imposizione di tempi paritari di visita ai figli, in nome della cosiddetta “bigenitorialità”, secondo la quale i figli devono trascorrere pari tempo con i genitori, almeno 12 giorni (e notti) consecutivi..

- Il mantenimento diretto dei figli, con i genitori obbligati a fare un piano delle spese davanti al mediatore familiare.

- Nessuna tutela contro la violenza in famiglia: il rifiuto di un figlio a voler vedere uno dei genitori viene considerato “alienazione” da parte dell’altro genitore, che può essere punito per questo.

- Chi resta nella casa familiare è costretto a pagare l’affitto all’altro genitore che esce di casa.

- Chi non mantiene i figli non è più soggetto a punizioni perché non è più reato sottrarsi agli obblighi economici verso i figli.

“È da settembre – spiega Nadia Somma del centro antiviolenza Demetra di Lugo – che siamo entrate in allarme per la presentazione in commissione giustizia del Senato di questo disegno di legge che modifica il diritto di famiglia. Perché tutto l’impianto del Ddl non tiene conto della disparità esistente fra coniugi, in nome della bigenitorialità perfetta, ma non tiene conto neanche delle norme a tutela dei minori vittime di violenza familiare e assistita e delle donne”.

“Per fare un esempio pratico – spiega Somma - all’art. 14 si introduce il concetto che se un genitore si allontana dalla casa familiare con il figlio minore, senza l’autorizzazione dell’altro genitore, questi può pretendere di andarsi a riprendere il figlio. Ciò significa che, in caso di violenza familiare, la donna maltrattata dovrebbe chiedere il permesso al coniuge violento, a scappare da casa con il figlio per farsi accogliere in una casa rifugio. È chiaramente un messaggio rivolto alle donne che dice: “resta dove sei, anche se c’è violenza”, è follia”.

Parlando di dati, le tre responsabili dei centri antiviolenza della provincia fanno sapere che da quando sono stati aperti, dunque negli ultimi 20 anni, sono state accolte complessivamente 9.734 donne, mentre le case rifugio hanno ospitato 414 donne a rischio di vita e 418 minori, con una netta prevalenza delle richieste nel ravennate (6.471 le donne accolte dall’avvio dell’esperienza di Linea Rosa, contro le 906 di Demetra a Lugo e 2.357 di Sos Donna a Faenza).

“Spesso – aggiungono – anche a livello nazionale, si tende a confondere i numeri delle denunce, infilando nel novero delle “calunnie” tutti i procedimenti archiviati, arrivando così a bollare come false la quasi totalità delle denunce che vengono archiviate, con cifre attorno all’80-90%. Ma è un errore: le denunce effettuate per calunnia del partner si attestano su un 2% circa. Per il resto si tratta di procedimenti archiviati, non perché non esistesse la violenza, ma magari perché la donna, in un secondo momento ha deciso di ritirarla, oppure perché non si è riusciti a trovare la prova inconfutabile della violenza, soprattutto nei casi di maltrattamenti psicologici. Le ragioni possono essere tante”.

Anche restando nel terreno delle separazioni consensuali, quando cioè l’amore è finito e la coppia non desidera più restare unita, verrebbe anzitutto imposta una costosa mediazione familiare obbligatoria e, per fare un esempio concreto, l’obbligo alla bigenitorialitàimpedirebbe ai genitori di accettare un lavoro in un’altra città.

Non solo, il mantenimento diretto dei figli, che cancella l’assegno di mantenimento, non riguarda le spese di affitto o le bollette, che restano a carico del coniuge che abita in quella casa: “I dati ci dicono – dice Alessandra Bagnara di Linea Rosa Ravenna – che al nord lavora circa un terzo delle donne, al sud scendiamo a un quarto. Molte poi vengono licenziate perché i contratti precari non prevedono tutela della maternità o scelgono di rimanere a casa dal lavoro all’arrivo dei figli perché mancano i servizi e il loro stipendio se ne andrebbe in baby sitter. Come fa una donna senza reddito a far fronte ad una casa, considerato che se le venisse assegnata la casa coniugale sarebbe costretta a pagare comunque l’affitto all’ex marito che ve ne si allontana?”

 

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La stessa Organizzazione delle Nazioni Unite, nei giorni scorsi si è espressa con toni di viva preoccupazione circa l’ipotesi che in Italia venga approvato un simile dispositivo che, sottolinea una delle avvocate che seguono i centri antiviolenza provinciali, “viola la convenzione di Istambul sulla prevenzione alla violenza contro le donne e quella sui Diritti del Fanciullo, approvata dall’Onu nel 1989 e legge in Italia dal 1991”.

Contro questo disposto normativo, attualmente in fase di approvazione in parlamento, è già partita una raccolta di firme onlineche ha già superato quota 96mila sostenitori. “Noi di D.iRe – spiega una attivista dell’associazione – abbiamo ricevuto segnalazioni anche di uomini, a cui sono stati affidati i figli perché le madri sono state ritenute inadeguate, molto preoccupati dal vedersi costretti a lasciar loro i bambini”.

Insomma, le donne che difendono le donne parlano di “gravità di un disegno di legge che definiamo aberrante. Vorremmo che passasse alla cittadinanza che è in pericolo la libertà, delle donne inanzitutto, ma di tutti i cittadini”.

Queste le iniziative pensate per sensibilizzare e informare la cittadinanza:

RAVENNA

- Sabato 10 novembre, dalle 9 alle 12, porte aperte nella sede di Linea Rosa in via Mazzini 57/A a Ravenna, con la presenza delle legali e delle socie del centro antiviolenza. Nel pomeriggio, dalle 16 alle 18, flash mob in piazza del Popolo, realizzato assieme all’Udi.

LUGO

- Mercoledì 7 novembre dalle 9 alle 12 al Mercato di Lugo, Demetra sarà presente con un banchetto per informare.

- Sabato 10 novembre dalle 10 alle 12 porte aperte alla sede Demetra di Corso Garibaldi 116 (Lugo) per “fare colazione insieme e accogliere chi vuole informazioni sul DDL Pillon. L’avocata Manuela Liverani, esperta di diritto di famiglia, socia e consulente di Demetra, spiegherà i punti critici del disegno di legge. Saranno presenti le attivitste di Demetra e dell’Udi di Massa Lombarda. Anche raccolta firme contro il Ddl.

- Venerdì 30 novembre alle 20.15 nella biblioteca Trisi di Lugo, proiezione del film L’affido, del regista Xavier Legrand, premiato con il Leone d’Argento per la regia al 74° Festival di Venezia. Il film narra la storia di una donna ed un bambino vittimizzati dalle istituzione che non riescono a riconoscere la violenza di un uomo, non più in grado di essere un padre.Prima della proiezione del film, interventi di Cristina Federici, avvocata esperta di diritto di famiglia, socia e consulente di Demetra, Bruna Porretta, consulente di Demetra e psicoterapeuta esperta di violenza di genere e minori vittime di violenza assistita.

FAENZA

- Martedì 30 ottobre alle 18.30 nell’aula 3 del Faventia Sales (via San Giovanni Bosco 1 a Faenza), “Ddl Pillon? Parliamone!”, conferenza informativa sul disegno di legge per approfondirne gli aspetti tecnici e i possibili risvolti concreti. Intervengono: Claudia Gatta, assessora alle politiche sociali del Comune di Faenza, Maria Teresa Semeraro, avvocata familiarista del foro di Bologna, Valentina Montuschi, responsabile minori, violenza assistita e supporto alla genitorialità di Sos Donna.

- Sabato 10 novembre dalle 9 alle 12, al centro Sos Donna (via Laderchi 3 a Faenza), “A proposito del Ddl Pillon: colazione con Sos Donna”, porte aperte al centro antiviolenza faentino con una ricca colazione offerta dal “Club del Cucchiaio” e Sos Donna e presentazione del documento promosso dal Gruppo Avvocate di D.i.Re, con possibilità di firmare la petizione contro il Ddl Pillon. Ci sarà anche un banchetto informativo in piazza del Popolo.

- Domenica 18 novembre alle 18.30 al circolo Arci Prometeo di vicolo Pasolini 6 a Faenza, “Indietro non si torna! - La legge e le donne dal ‘900 ad oggi: confronto e dibattito aperto, guidato, sui passi più importanti compiuti da e per le donne nella legge e su quelli ancora da compiere. Interventi di Andrea Valentinotti, avvocato del foro di Lugo, Elena Romito, docente di Storia e Filosofia al Liceo Torricelli – Ballardini di Faenza.

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