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«Vi siete alleate con i porci» La risposta delle femministe francesi al manifesto delle 100 donne

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Martedí 9 gennaio 2018, cento donne hanno firmato un editoriale pubblicato su Le Monde. Nel testo si difende quella che le autrici chiamano “la libertà di importunare” e si usa l’espressione “campagna di delazione” per riferirsi al movimento di presa di parola nato a seguito dell’affaire Weinstein. Tra le firmatarie del testo ci sono le autrici Catherine Millet e Catherine Robbe-Grillet, l’attrice Catherine Deneuve e Elisabeth Lévy, direttrice del giornale di destra Causeur. Del testo la storica del femminismo Christine Bard ha scritto che “l’editoriale non ha assolutamente nulla di femminista. Si tratta, invece, di un cumulo di cliché antifemministi, che minimizzano il sistema di violenze sessuali pesantemente subite dalle donne e la cultura dello stupro che nutre tale sistema. Inoltre, come dice Bard, le firmatarie non si identificano come femministe. In realtà – continua Bard –, c’è una tale ignoranza sul femminismo che basta che alcune donne firmino insieme un testo perché i media ci vedano un testo femminista! Le donne non sono sempre femministe e, come in questo caso, possono scrivere insieme per redigere un testo antifemminista”. Contro questo editoriale antifemminista, la militante femminista Caroline De Haas ha scritto un testo, pubblicato il 10 gennaio sul sito FranceTVinfo e cofirmato da una trentina di femministe. È solo una delle numerose reazioni di protesta suscitate tra le femministe francesi dall’editoriale su Le Monde. Eccone la traduzione.(Sara Garbagnoli)

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Ogni volta che, grazie alla lotta, si avanza nella conquista dei diritti delle donne, ogni volta che le coscienze si svegliano, si deve far fronte al sorgere di nuove forme di resistenza. Queste resistenze prendono sovente la forma argomentativa del “certo, è vero quello che si dice, ma… ». Il 9 gennaio abbiamo visto nascere l’argomentazione “sì, il movimento #Metoo è stata una buona cosa, ma attenzione …”. Se si analizzano gli argomenti utilizzati dalle firmatarie, non si registra, in realtà, nessuna novità di rilievo rispetto ai luoghi comuni antifemministi abituali. Nell’editoriale di Le Monde si trovano infatti gli stessi ragionamenti che ascoltiamo alla pausa caffè coi colleghi o ai pranzi di famiglia. L’articolo di Le Monde è l’equivalente di quanto dicono il collega o lo zio che non capiscono quello che fanno i movimenti di emancipazione. Vediamo.

“Qui si rischia la deriva”. Non appena l’uguaglianza fa un passo avanti, fosse anche di mezzo millimetro, ci sono subito le anime pie che si svegliano per metterci in guardia dai rischi di eccesso e dalle derive in cui potremmo incorrere. Ebbene, nell’eccesso, nelle derive già siamo, e in pieno. L’eccesso è il mondo in cui viviamo. In Francia, ogni giorno, centinaia di migliaia di donne sono vittime di molestie; decine di migliaia di aggressioni sessuali; centinaia di stupri. Ogni giorno. L’eccesso, il troppo, la deriva stanno lì.

“Non si potrà dire più niente”. Il fatto che la nostra società tolleri (un po’) meno di prima le affermazioni sessiste, razziste o omofobe, è un problema? “Era meglio quando potevamo dire che le donne sono tutte troie in tutta tranquillità”? No, non era meglio. Era peggio. Il linguaggio ha un’influenza sui comportamenti umani: autorizzare, ratificare gli insulti contro le donne corrisponde, nei fatti, a contribuire ad autorizzare le violenze su di loro. Una lingua meno sessista è il segno che la nostra società avanza.

“È una forma di puritanesimo”. Far passare le femministe per delle moraliste, delle bigotte, delle frustrate sessuali: l’originalità delle firmatarie dell’editoriale di Le Monde è… sconcertante. Sono decenni che sentiamo gli stessi cliché. Le violenze sessiste pesano sulle donne. Su tutte. Pesano sui nostri corpi, sui nostri spiriti, suoi nostri piaceri, sulle nostre forme di sessualità. Quando una donna su due dichiara di avere subito una forma di violenza sessuale, come si può anche un solo istante immaginare di prescindere da tali violenze, immaginare di vivere in una società liberata nella quale le donne già disporrebbero liberamente e pienamente del loro corpo e della loro sessualità?

“È la fine della seduzione”. Le firmatarie dell’articolo confondono deliberatamente un rapporto di seduzione, basato sul rispetto e sul piacere, e una violenza. Confondere è comodo. Permette di mettere tutto nello stesso sacco. In fondo, se le molestie e le aggressioni sessuali sono, come si lascia intendere, una forma di “seduzione” un po’ troppo pesante, significa che non sono poi così gravi. Le firmatarie del testo si sbagliano. Tra seduzione e molestia, non c’è una differenza di grado, ma una differenza di natura. Le violenze non sono una “seduzione eccessiva”. I casi sono due. In uno, si considera l’altra persona come un soggetto al proprio pari e la si rispetta nei suoi desideri, qualunque essi siano. Nell’altro, si tratta l’altra persona come un oggetto a propria disposizione, senza prendere in considerazione i suoi desideri, né il suo consenso.

“È responsabilità delle donne”. Le firmatarie del documento fanno riferimento all’educazione che dovrebbe essere impartita alle bambine perché imparino a non farsi intimidire. In tal modo, sono le donne ad essere designate come responsabili dell’essere o non essere aggredite. Quando solleveremo la questione della responsabilità degli uomini a non violentare, a non aggredire? La questione dell’educazione dei bambini, dei ragazzi?

Le donne sono esseri umani. Come tutti gli altri essere umani. Abbiamo diritto ad essere rispettare. Abbiamo il diritto fondamentale di non essere insultate, apostrofate con un fischio, aggredite, violentate. Abbiamo il diritto fondamentale di vivere le nostre vite senza essere in costante pericolo. In Francia, negli Stati Uniti, in Senegal, in Tailandia, in Brasile. Oggi non è così. Da nessuna parte.

Molte delle firmatarie del testo di Le Monde sono tra le più sollecite a denunciare il sessismo quando viene dagli uomini che vivono nei quartieri popolari. Quando è quella degli uomini della loro classe sociale la vituperata mano sul culo diventa “diritto di importunare”. Questa simpatica ambivalenza permette di apprezzare il loro attaccamento al femminismo.

Con un simile intervento, le firmatarie del testo di Le Monde tentano di ricostituire la cappa di piombo di silenzio che noi abbiamo cominciato a sollevare. Non ci riusciranno. Noi donne siamo vittime di un sistema di violenze. Non ne proviamo vergogna. Siamo in rivolta. Forti. Entusiaste. Determinate a farla finita con le violenze sessiste e sessuali.

I maiali, i loro e le loro alleate cominciano a preoccuparsi? Come dare loro torto? Il loro mondo si sta sgretolando. Molto lentamente, certo, troppo lentamente, ma inesorabilmente. Qualche impolverata reminiscenza, quand’anche pubblicata su Le Monde, non fermerà né la lotta, né il cambiamento.

Adama Bah, militante afrofemminista e antirazzista, Marie-Noëlle Bas, presidentessa dell’associazione Chiennes de garde, Lauren Bastide, giornalista, Fatima Benomar, co-portaparole de Les Effronté.es, Anaïs Bourdet, fondatrice dell’associazione Paye ta Shnek, militante femminista, Sophie Busson, militante femminista, Marie Cervetti, directrice du FIT e militante femminista, Pauline Chabbert, militante femminista, Madeline Da Silva, militante femminista, Caroline De Haas, militante femminista, Basma Fadhloun, militante femminista, Giulia Foïs, journaliste, Clara Gonzales, militante femminista, Leila H., de Check tes privilèges, Clémence Helfter, militante femminista e sindacale, Carole Henrion, militante femminista, Anne-Charlotte Jelty, militante femminista, Andréa Lecat, militante femminista, Claire Ludwig, militante femminista, Maeril, illustratrice e militante femminista Chloé Marty, assistente sociale e femminista, Angela Muller, militante femminista, Selma Muzet Herrström, militante femminista, Michel Paques, militant féministe, Ndella Paye, militante afrofemminista e antirazzista, Chloé Ponce-Voiron, militante femminista e regista, Claire Poursin, copresidente de Les Effronté.es, Sophie Rambert, militante femminista, Noémie Renard, animatrice del sito Antisexisme.net e militante femminista, Rose de Saint-Jean, militante femminista, Laure Salmona, cofondatrice de collettivo Féministes contre le cyberharcèlement e militante femminista, Muriel Salmona, psichiatra, presidente dell’associazione Mémoire traumatique et victimologie e militante femminista, Nicole Stefan, militante femminista, Mélanie Suhas, militante femminista, Monique Taureau, militante femminista, Clémentine Vagne, militante femminista, l’association En Avant Toute(s), l’association Stop harcèlement de rue.

11 gennaio 2018 (modifica il 11 gennaio 2018 | 23:08)

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