"No" all'aborto. La Polonia non si arrende alla nuova legge
![image](/media/images/articles/imported/monthly/2021/01/11_320x180_cmsv2_9dd99ef3-3462-5969-8b97-0b13110031e2-5325112_0.jpg)
Fumogeni e collera, a Varsavia, contro il virtuale divieto di ogni forma di aborto. Pubblicata in Gazzetta ufficiale nella tarda serata di mercoledì, la misura è in Polonia ormai legge. A spianarle la strada, un pronunciamento della Corte Costituzionale, che a ottobre ha vietato l'interruzione di gravidanza anche in caso di gravi malformazioni al feto.
"Non voglio lasciare la Polonia, perché è il mio paese. E non voglio che mi si costringa a lasciarla - dice una delle manifestanti, scese in strada proprio davanti alla Consulta polacca -. Mi batterò quindi finché ne avrò le energie e farò di tutto per far cambiare le cose". "Dobbiamo ispirarci alle battaglie e agli esempi di altri paesi - le fa eco un'altra -. In Argentina, dopo anni di battaglie, le donne sono riuscite a ottenere la legalizzazione dell'aborto. La strada sarà lunga, ma spero che anche noi riusciremo un giorno a farci riconoscere i nostri diritti".
Aborto possibile solo in casi di stupro e rischi per la salute della madre
Appoggiata dal governo conservatore del partito Diritto e giustizia, la nuova legge limita ormai il ricorso all'aborto ai soli casi in cui la gravidanza sia frutto di stupro o incesto, oppura metta a repentaglio la salute della madre. Associazioni polacche hanno annunciato l'intenzione di proseguire le loro battaglie, assimilando le nuove misure a una violazione dei trattati internazionali contro tortura e crudeltà.