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CRONACHE CIVILI DA TAORMINA Dal G7 il primo piano per un’economia a misura di donna

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

«Abbiamo adottato una road map per la parità di genere che sarà ripresa e rilanciata per la prima volta dal G7 per i diritti delle donne»: lo ha annunciato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni oggi nella conferenza stampa conclusiva del vertice dei 7 Paesi più industrializzati del mondo. È la prima volta che da un G7 esce un piano d’azione focalizzato sulla riduzione delle diseguaglianze economiche tra uomini e donne. Il documento finale afferma che «la parità di genere è fondamentale per il compimento dei diritti umani ed è una priorità per noi, perché donne e ragazze sono potenti agenti di cambiamenti», ricorda che «ridurre il gender gap non è solo giusto ma anche utile per le nostre economie e un contributo cruciale verso il progresso» e che «aumentare il coinvolgimento delle donne nell’economia può avere un impatto economico positivo enorme» e infine e accoglie «l’importante contributo fornito dal W7».

Nonostante la novità importante del piano d’azione per la parità economica di genere, però, il documento finale del G7 lascia insoddisfatte le associazioni della società civile impegnate per i diritti delle donne. «Rispetto al vertice 2016 del G7 in Giappone sono spariti gli aspetti relativi alla lotta agli stereotipi, all’autodeterminazione e alla salute sessuale e riproduttiva che sono fondamentali per raggiungere davvero l’uguaglianza tra uomini e donne — dice Maria Grazia Panunzi, presidente di Aidos, Associazione italiana donne per lo sviluppo —. Non si possono decidere misure che riguardino solo l’economia senza considerare le altre sfere della vita delle donne e delle ragazze: senza un approccio globale è più difficile fare progressi reali, anche nei Paesi sviluppati, ai quali si rivolge la road map».

Il riferimento alle donne, inoltre, è sparito completamente dalla sezione sulle politiche sanitarie, dove invece è cruciale mantenere una prospettiva di genere: «Il tema della salute è fondamentale per i diritti delle donne — spiega Marco Simonelli della rete Friends of the Global Fund («Amici del Fondo globale») —: oggi sono le più esposte alle grandi epidemie globali di Aids, tubercolosi e malaria, che minacciano in particolare i Paesi più poveri».

Il G7, con il Fondo globale creato nel 2001 (quando era ancora un G8 per la presenza della Russia) proprio su impulso dell’Italia, ha dato un contributo importante nella lotta contro queste pandemie. Mentre nel 2005 nei Paesi più poveri del mondo solo il 3,3% delle persone sieropositive riceveva le terapie antiretrovirali che permettono di controllare il virus, oggi le ottiene il 45% delle persone con Hiv; tra il 2000 e il 2015 il numero delle nuove infezioni è diminuito di oltre il 37% e oggi il 76% delle donne sieropositive in gravidanza sono trattate con i farmaci che impediscono di trasmettere il virus ai figli; oltre 15 milioni di persone sono state curate per la tubercolosi e sono state distribuite quasi 700 milioni di zanzariere contro la malaria.

Ma le donne continuano a essere esposte a queste malattie in modo assolutamente sproporzionato e non hanno fatto gli stessi progressi degli altri. Fattori strutturali, legali e culturali spingono le donne e le adolescenti nelle periferie e nelle aree più marginali dove le malattie — in particolare l’Hiv — hanno un impatto devastante sulle persone più vulnerabili. Così, per esempio, nei paesi più colpiti, le ragazze rappresentano oltre l’80% delle nuove infezioni da Hiv tra gli adolescenti e 7.000 ragazze di età compresa tra i 15 e i 24 anni vengono infettate dall’Hiv ogni settimana.

Per questi motivi il Fondo Globale ha deciso di indirizzare oltre il 60% dei propri finanziamenti in attività che si rivolgono a donne e ragazze e che mirano a migliorare la loro salute riproduttiva, materna e adolescenziale. «Nonostante ciò siamo ancora a metà strada e a oggi oltre il 50% delle persone sieropositive non hanno ancora accesso ai trattamenti — spiega Simonelli —. Fermarsi adesso significherebbe ritornare indietro e vanificare i risultati raggiunti. Il vertice di Taormina avrebbe potuto diventare un’occasione per accelerare i progressi fatti finora». Non è stato così: «Nel documento finale non ci sono impegni precisi e tutto è rimandato alla riunione dei ministri della Salute del G7 che si terrà a novembre — aggiunge Stefania Burbo, portavoce della Coalizione italiana contro la povertà (Gcap Italia) ed esperta dell’Osservatorio AiDS —. Ma considerato che da questo vertice non è uscito nessuno indirizzo politico chiaro, difficilmente l’incontro a livello ministeriale potrà dare risultati concreti».

27 maggio 2017 (modifica il 27 maggio 2017 | 17:50)

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