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Il mondo così com’è non ci piace

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Tre domande a Wanda Montanelli, vicepresidente Onerpo

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di Fausta Genziana Le Piane
lunedì 12 gennaio 2009

«Il mondo così com'è non ci piace, i risultati consegnati nelle mani di chi resta sono cattivi ri-sultati». È quanto ha sostenuto Wanda Montanelli, vicepresidente Onerpo da anni in lotta per i diritti delle donne, nel suo intervento al Consiglio Generale del Partito Radicale nonviolento transnazionale e transpartito che si è aperto al Parlamento europeo di Bruxelles, dall'11 al 13 dicembre 2008, sotto il patrocinio del Gruppo Liberale e democratico (ALDE).

Qual è il mondo che vogliono le donne?
Un mondo in cui si realizzi la rinascita spirituale, di affrancamento dal un rozzo materialismo attraverso una rivoluzione risoluta e dolce. Ferma e consapevole di dover dire tanti no e sommi-nistrare la medicina amara della cura radicale. Contro l'attuale grossolanità politica e istituzionale che tutto rovina: dalle regole di gestione sociale ed economica, all'etica e moralità; dall'ambiente al diritto delle persone espresso attraverso il welfare; dalla sanità efficiente alla speranza di dignità per ognuno.
Può esserci trasparenza in politica?
Attualmente ce n'è poca o quasi nulla. La politica è vista da molti come un trampolino di lancio per ottenere benefici propri, non invece un mezzo per contribuire a edificare il mondo nuovo in cui tutti possano migliorare la propria condizione. Può esserci trasparenza se si permette la rivo-luzione dolce, con l'ingresso delle donne nei luoghi in cui si decide.
Come sono i rapporti tra donne in politica? È vero che sono possono migliori di quelli tra uomini? Esiste la solidarietà femminile?
Le donne in politica spesso fuggono via perché non riescono ad accettare il sistema che le ghet-tizza. Anche quando si finge di volerle coinvolgere è sempre accoglienza parziale perché la donna è vista fisiologicamente come "elettrice" e chi detiene il potere vive come un'anomalia la donna al suo livello e ruolo. Allora per cautelarsi che fanno i politici? Visto che La Costituzione italiana, molte leggi antidiscriminatorie e normative europee indicano chiaramente che le pari opportunità sono un diritto, che fanno costoro? Cominciano ad accettare la presenza di donne nei posti chiave, decidendo però che l'elemento di genere non è sufficiente, e che se proprio una percentuale di donne deve essere garantita occorre attingere a quanto più rassicurante, intimo familiare sia possibile.
Inseriscono le proprie donne: mogli, amiche di letto, zie, parenti, nei luoghi della politica per prolungare attraverso siffatte propaggini umane il loro stesso potere, anzi così se ne assicurano l'ampliamento e il ritorno in termini di convenienza. Ecco perché non sono d'accordo alle quote rosa, che non diventano altro che una porzione ulteriore di potere maschile tinto di rosa. Viceversa le pari opportunità sono quel percorso attraverso il quale a parità di merito, competenza, capacità e motivazione, i passi avanti li fa chi ha più numeri, sia esso uomo o donna.
Questa è la pari opportunità in politica. Cosa astratta, mai messa in pratica, parola mia, dalla lunga esperienza di responsabile nazionale del dipartimento Parità e Consulta delle Donne.
Ma tu mi hai chiesto se le donne sono migliori. Ti rispondo che nella capacità di strutturare un percorso e la volontà di raggiungere degli obiettivi le donne sono molto ben attrezzate, mental-mente e anche nell'adeguarsi alla necessità di acquisire cultura specifica. Ti faccio l'esempio dei concorsi pubblici. Le donne vincono in percentuali alte che superano di media il 60 per cento. Questa è la dimostrazione che sanno impegnarsi. Poi c'è invece l'intoppo. Perché alle alte diri-genze non ci si arriva e difficilmente si lascia lo spazio al talento femminile. Ci sono dei mecca-nismi in tutti i settori, ma più che mai nella politica, che sono dei veri e propri ostacoli occulti al progredire delle donne.

L'altra domanda è sulla solidarietà femminile. Che dirti... Ho fatto due scioperi della fame contro la discriminazione che hanno visto il mio blog sommerso dalle attestazioni di stima e so-lidarietà di migliaia di donne, e tanti uomini. Lo stesso intervento del Presidente della Repubbli-ca Giorgio Napolitano è scaturito dalla lettera che cinque splendide donne che mi seguono co-stantemente gli hanno scritto. Sono Aura Nobolo, Daniela Brancati, Griselda Lagostena, Fran-cesca Costa, Anna Rossi. In seguito alla loro opera di sensibilizzazione Napolitano mi ha dato ragione pubblicamente e mi ha chiesto di interrompere il digiuno. Cosa che ho fatto al 42esimo giorno. (12 marzo - 23 aprile 2008è stato il periodo di Satyagraha).

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