Mutilazioni genitali femminili. Amref: serve più di una legge. Implicazioni forti a causa del Covid
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06 maggio 2020Le mutilazioni genitali femminili (FGM) sono la rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili e sono, in gran parte, perpetuate da dannose norme culturali con impatti avversi duraturi su persone e comunità. Nel mondo, 200 milioni di donne e bambine hanno subito FGM; tra le vittime, 44 milioni sono bambine fino a 14 anni, e 3,9 milioni di ragazze sono a rischio ogni anno. In Sudan, praticare FGM è recentemente divenuto un reato, con pene fino a tre anni di carcere. Ad annunciarlo è stato il governo di transizione entrato in carica lo scorso anno, specificando che le nuove norme saranno in linea con una dichiarazione costituzionale sui diritti e sulla libertà. Per saperne di più, oggi abbiamo intervistato Paola Magni, referente per i progetti di contrasto alle FGM di Amref Health Africa in Italia. Cosa sono le FGM? Nel termine “mutilazioni genitali femminili” rientrano tutte le procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni. Le FGM sono forme di violenza di genere e violazioni dei diritti umani, tra cui il diritto alla vita, all’integrità fisica, ad essere liberi da torture e alla salute sessuale. Queste pratiche hanno effetti inammissibili sulla salute delle bambine e delle donne e sui processi di sviluppo, che compromettono le capacità delle ragazze di autodeterminarsi. Tali pratiche ledono fortemente la salute psichica e fisica di coloro che le subiscono. In Sudan le mutilazioni genitali femminili sono ora un reato. Che ne pensi? Oltre al fondamentale processo interno, penso che anni di pressioni e di battaglie, portate avanti dalla comunità internazionale, dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea, dalle ONG e non solo, stiano gradualmente generando dei risultati. Ad oggi, norme che vietano le mutilazioni genitali femminili sono in vigore in circa 2/3 dei Paesi africani in cui la pratica è diffusa, e le pene vanno dai tre mesi di reclusione fino al carcere a vita. Il Sudan è uno degli Stati con la percentuale di vittime di mutilazione più alta, con l’87 per cento delle bambine e delle donne tra i 15 e i 49 anni hanno subito mutilazioni genitali, e questo è uno dei motivi per cui una decisione governativa di questo tipo può e deve essere considerata un grande traguardo. Pensi che una sola legge sia sufficiente a porre fine a una pratica così diffusa e radicata? Purtroppo, è una pratica identitaria, e non penso che una legge sia sufficiente a porre fine alle FGM. Molte volte, nella storia, abbiamo avuto modo di notare il divario tra esistenza di una legge e la sua applicazione nelle aree più remote. Ad accompagnare una legge approvata da uno Stato, servono dei piani regolatori locali, volti ad incoraggiare implementazione della legge in questione all’interno delle Contee, delle Regioni e delle zone rurali. Inoltre, essendo una pratica molto diffusa e molto radicata, le norme che vietano le FGM devono essere accompagnate da processi di formazione e sensibilizzazione, sia all’interno delle comunità locali, sia tra coloro che fanno parte del settore legale e delle forze di polizia. Cosa comporta l’implementazione di una legge contro le FGM? Sono due i principali fenomeni avversi che si potrebbero verificare in occasioni come questa. Il primo, riguarda l’abbassamento dell’età. L’età al momento della mutilazione varia a seconda della comunità praticante. A seconda della tradizione, la FGM viene praticata subito dopo la nascita, alle bambine piccole, nella pubertà, immediatamente prima o dopo il matrimonio oppure dopo il primo parto. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, le mutilazioni genitali femminili vengono praticate tra 0 e 15 anni di età. Uno dei fenomeni legati all’implementazione di una legge contro le FGM, riguarda l’abbassamento dell’età al momento del taglio. Per esempio, in Nigeria, la tradizione spesso vuole che il taglio avvenga tra i 3 e i 18 mesi. Se, come nel caso della Nigeria, in Sudan si iniziasse a praticare la mutilazione a pochi mesi dalla nascita della bambina, si annullerebbero le già basse possibilità di ribellione delle bambine a questa pratica. Inoltre, nei Paesi in cui la mutilazione genitale femminile è stata messa fuorilegge, la paura che i membri della famiglia possano esser perseguiti o loro stesse accusate, oltre che la disapprovazione sociale, può indurre molte donne a negare di essere state sottoposte a qualche tipo di mutilazione. Il secondo fenomeno che si potrebbe verificare riguarda la migrazione tra frontiere. In molti casi, in base alla rigidità della legge, si considera la possibilità di superare il confine e praticare il taglio laddove la legge lo permette, o risulta meno severa. Cosa comportano le FGM a livello fisico? La portata lesiva delle FGM è immensa: oltre al dolore inumano causato al momento del “taglio”, esse provocano alla donna mutilata serie e dannose conseguenze sia fisiche sia psicologiche, sia nel breve sia nel lungo periodo. Alcune delle conseguenze fisiche immediate includono emorragie, infezioni, ritenzione urinaria e, in alcuni casi, la morte a seguito di grave emorragia post-operatoria. A lungo termine, i rapporti sessuali sono difficoltosi o molto dolorosi, e le donne che subiscono “il taglio” sono costrette ad affrontare problemi e complicanze durante il parto, che possono causare il decesso del nascituro o del neonato, e/o della madre. Frequenti sono anche i casi di contagio da HIV. Ad aggravare la pratica in sé, sono le condizioni in cui viene eseguita. Nella maggior parte dei casi, gli ambienti in cui viene eseguito il taglio sono in ambienti tutt’altro che asettici e il taglio è operato senza anestesia, con strumenti non sterilizzati, quali lamette, rasoi o altri oggetti taglienti. Cosa comportano le FGM a livello psicologico? Purtroppo, anche le conseguenze psicologiche, sociali, culturali e identitarie sono molte ed estremamente dannose. Un esempio tra tanti è il fatto che la bambina mutilata, spesso, viene successivamente costretta ad un matrimonio forzato in età precoce con uomini adulti. Inoltre, la bambina o la donna in questione è, in seguito al taglio, costretta ad abbandonare qualunque percorso accademico precedentemente intrapreso, per dedicarsi al focolaio domestico. Le FGM non sono solo un taglio dei genitali esterni femminili, ma sono anche un taglio di possibilità e di futuro. Cosa fa Amref per difendere la salute sessuale e riproduttiva delle ragazze? La salute sessuale e riproduttiva è uno dei pilastri principali di intervento di Amref e, da decenni, l’Organizzazione lavora con le comunità in Tanzania, Kenya, Etiopia, Uganda, Malawi, Senegal per contrastare le FGM. In molte comunità, Amref ha lavorato e lavora per sostituire le FGM con Riti di Passaggio Alternativi (ARP), sensibilizzando le comunità e rendendole protagoniste del loro stesso cambiamento, lavorando con i governi e i Ministeri competenti. Amref promuove un approccio integrato alla lotta alle FGM concentrandosi su tutto l’ecosistema in cui questa pratica prospera, promuovendo un approccio di prevenzione che considera il contesto giuridico, i sistemi comunitari, l’educazione, i sistemi sanitari, i dati e la ricerca. Cos’è il “value of the girl” approach? L’empowerment della donna è al centro degli interventi di Amref, che in molti casi utilizza un approccio volto a ridefinire il “valore della ragazza”. Da qui, la locuzione “value of the girl” approach. Amref sa che per cambiare una tradizione bisogna iniziare dal cambiare il pensiero di chi la porta avanti da secoli. La ridefinizione del “valore della ragazza” è fondamentale per intraprendere un percorso di cambiamento, che parte dalla consapevolezza e dalla conoscenza. Pertanto, Amref promuove un approccio volto a consapevolizzare le ragazze del controllo del proprio corpo, di ciò possono diventare e di quelle che sono le loro prospettive di vita. Simultaneamente, Amref agisce aumentando l’offerta, in modo da garantire alle ragazze un conseguimento dei loro obbiettivi. Quali sono i progetti di Amref per contrastare le FGM? Le FGM sono un ecosistema complesso che include diverse sfere (sanitaria, sociale, psicologica, legale, identitaria, culturale), e i progetti di Amref Health Africa intendono offrire risposte appropriate per ognuna di esse. Uno dei molteplici progetti di Amref, di contrasto alle FGM e alla difesa della salute sessuale e riproduttiva delle ragazze, è Nice Place Foundation (NPF). La NPF è un progetto nato in Kenya nel 2019, ideato insieme a Nice Leng’ete, ambasciatrice Amref di 27 anni che porta avanti la sua lotta alla circoncisione femminile tutti i giorni da quasi vent’anni. Il progetto è volto a istituire un luogo sicuro dove le ragazze possono recarsi quando minacciate da FGM o da un matrimonio forzato in età precoce. La NPF vuole rappresentare, inoltre, un luogo dove le ragazze possono acquisire forza e capacità: ospiterà 50 ragazze ogni anno (numero che potrebbe aumentare con il tempo) e funzionerà come un Centro d’Accoglienza e una Girls Academy sotto un unico tetto. In questo luogo, le ragazze riceveranno una formazione su strategie di vita, capacità di leadership e imprenditoriali, rendendosi autonome e minimizzando la sindrome di dipendenza a livello di comunità. Che impatto sta avendo il COVID-19 sulle FGM? Noi di Amref condividiamo la visione di un mondo libero dalle FGM, e faremo il possibile per porre fine alla pratica entro il 2030, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). La complicazione, ora che il mondo sta affrontando la pandemia di COVID-19 di cui siamo tutti al corrente, riguarda le interruzioni e il rallentamento dei progetti e dei programmi di prevenzione delle FGM. Secondo un report UNFPA, potrebbero quindi verificarsi 2 milioni di casi di FGM nel prossimo decennio, che sarebbero stati altrimenti evitati. Inoltre, COVID-19 sta rallentando gli sforzi pianificati per porre fine ai matrimoni precoci e, al di là delle conseguenze economiche, potrebbero verificarsi circa 13 milioni di matrimoni precoci, tra il 2020 e il 2030, che non si sarebbero altrimenti svolti. Infine, è da considerare l’aumento delle violenze domestiche. Si stima, infatti, che se il lockdown dovesse proseguire per altri 6 mesi, provocherebbe circa 31 milioni di casi di violenza di genere aggiuntivi. I diritti dell’essere umano, delle donne e dei bambini vanno tutelati e onorati, con l’obbiettivo di proteggere i più vulnerabili e di fornire a comunità intere gli strumenti per costruirsi un futuro migliore: di speranza, cambiamento, di crescita e di dignità. Ogni donna ha il diritto di essere libera.