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L’autonomia non è più rose e fiori, prendiamoci la scuola

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

Il tema della regionalizzazione della scuola riaffiora periodicamente nel dibattito pubblico come un pensiero taumaturgico in grado di sanare le tante difficoltà di questo mondo. Va però compreso qual è il reale margine di azione di questo processo che in Friuli-Venezia Giulia ha preso il via più volte e interrotto altrettante dalle incerte vicende governative, dovendo necessariamente passare attraverso il confronto all’interno della Commissione paritetica.L’emergenza sanitaria di questi mesi, tradottasi poi in un’emergenza scolastica, educativa e pedagogica, ci ha senz’altro mostrato ancora una volta come l’Italia sia un Paese lungo, con situazioni molto diverse e come siano fondamentali, da un lato, la gestione organizzativa vicina ai territori e, dall’altro, un indirizzo nazionale unitario che sia garanzia di pari opportunità e uniforme godimento dei diritti, sia quello alla salute o quello all’istruzione.

Altrettanta evidenza ha manifestato il tema della sostenibilità dell’impegno finanziario che il trasferimento delle competenze da Stato a Regione comporta, in un’epoca in cui le risorse sono fortemente contratte e le crisi ricorrenti a cicli ravvicinati.Sono questi aspetti che ci portano a mantenere la disponibilità a un confronto serio con la proposta che verrà dalla giunta regionale, se sarà in grado non solo di richiamare funzioni, ma di delineare un dettagliato modello di gestione dei servizi organizzativi e amministrativi legati alla scuola (e solo di questi) che possa realmente migliorare gli stessi. Cosa non facile perché pur vicino, l’apparato amministrativo regionale, non è certo scevro da difficoltà nello scorrimento dei suoi ingranaggi e l’apparato della scuola che prenderebbe in dote non è sicuramente più semplice.Qui però si gioca la capacità di innovazione che non deve disperdere minimamente la ricchezza di un sistema scolastico nazionale ma promuoverla con una progettualità che veda primi protagonisti docenti e studenti. Non ci troverà favorevoli qualsiasi altra proposta che si configuri come una mera rivendicazione in nome di un classico, buono a priori, fasin di bessoi che, forse purtroppo ma certo inevitabilmente, non sembra più essere alla portata di nessuno nella complessità dei tempi e nella criticità delle scelte odierne.

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