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così miliardi di euro restano bloccati negli uffici dei ministeri

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

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di Stefano Iannaccone

Una pioggia di miliardi tenuti nel cassetto, proprio mentre la crisi economica inizia a mordere. Dall'edilizia scolastica all'innovazione delle imprese agricole. Dal sostegno alle aree interne, sempre più spopolate, agli investimenti nelle regioni del centro-sud, una grande quantità di risorse è rimasta incagliata nella burocrazia. Soldi bloccati negli uffici ministeriali con un rimpallo di responsabilità tra varie amministrazioni dello Stato. Si tratta di una serie di misure, rivolte a vari settori, per stimolare l'economia ferma per la mancata emanazione dei decreti attuativi, quelle normative ministeriali che spesso servono a dare applicazione ai provvedimenti. Il governo Conte sembra dunque essersi dimenticato degli stanziamenti previsti nella manovra approvata lo scorso dicembre. Ma altre iniziative dal forte impatto simbolico, risalenti addirittura al governo gialloverde, sono rimaste lettera morta. A cominciare dalla lotteria degli scontrini, slittata ulteriormente all'1 gennaio 2021, ufficialmente causa Covid-19. Pure nel decreto Crescita c'era un supporto a un comparto duramente colpito, quello della fieristica (che all'epoca non era stato ancora indebolito dall'epidemia di Coronavirus). Ma la concessione di un credito d'imposta del 30%, da destinare per la partecipazione di pmi a fiere internazionali, è solo una buona idea inserita in uno degli ultimi decreti del primo governo Conte. Tanto che al Senato il Movimento 5 Stelle ha presentato un'interrogazione con Gabriele Lanzi.

Eppure la situazione economica è al centro dell'operato dell'esecutivo. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha promosso degli appositi Stati Generali. Così tra decreto Rilancio, Semplificazione e il nuovo che verrà ad agosto, è tutto un susseguirsi di provvedimenti elaborati per sostenere il sistema economico. Palazzo Chigi e i Ministeri competenti sono infatti impegnati a fronteggiare un'ondata che sicuramente sta per arrivare: la crisi che sta per abbattersi sulle aziende, con la conseguente perdita di posti di lavoro. Misure necessarie, probabilmente. Ma un aiuto concreto all'economia arriverebbe con l'attuazione delle norme già approvate dal Parlamento.

Fanpage.it ha ricostruito tutte le mancanze per rendere pienamente esecutiva la Legge di Bilancio 2020.

Su tutti spiccano i fondi per progetti di costruzione, ristrutturazione e riqualificazione di asili nido e scuole per l'infanzia. L'ammontare totale è superiore a 2 miliardi spalmati su più anni. Nel dettaglio, secondo quanto si legge da un documento del Centro Studi della Camera, “la destinazione agli enti locali (dunque, Comuni e Province) di contributi” è di 85 milioni per il 2020. La cifra lievita a 128 milioni per il 2021, a 170 milioni per 2022 e 200 milioni, per ogni anno, dal 2023 al 2024. Un investimento poderoso fermo al palo. Il motivo? Mancano le modalità e le procedure di trasmissione dei progetti e anche i criteri di riparto delle risorse. Il limite era stato fissato a fine giugno. Si aspetta ancora l'apposito Dpcm di Palazzo Chigi, incastrato tra le farraginosità dei ministeri competenti, ossia Economia e Finanze, Istruzione e Pari opportunità. Alla triangolazione tra Roberto Gualtieri, Lucia Azzolina ed Elena Bonetti, si somma il parere della Conferenza Stato-Città. Un tripudio di lentezze.

Ma non è solo la scuola ad attendere lo sblocco degli stanziamenti. Ci sarebbero altri 435 milioni, per il solo 2020, previsti per sostenere gli “investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato” e lo “sviluppo del Paese, anche in riferimento all’economia circolare, alla decarbonizzazione, alla riduzione delle emissioni, al risparmio energetico, alla sostenibilità ambientale, nonché ai programmi di investimento a carattere innovativo, anche attraverso contributi ad imprese a elevata sostenibilità”. La scadenza era fissata a fine febbraio, quando il ministro dell'Economia Gualtieri avrebbe dovuto sottoscrivere il testo. Il condizionale, però, spiega tutto: dal Mef non sono stati emanati i “criteri per la ripartizione del fondo”. Il progetto rientra nel più ampio discorso del Green New Deal, tanto che il fondo dovrebbe raddoppiare nel 2021, toccando quota 880 milioni per arrivare a 934 milioni nel 2022. Una questione che fa il paio con la mancata “individuazione dei criteri e delle modalità di riparto delle risorse assegnate ai comuni per investimenti per lo sviluppo sostenibile e infrastrutturale del Paese, in particolare nei settori di spesa dell'edilizia pubblica, della manutenzione della rete viaria, del dissesto idrogeologico, e della valorizzazione dei beni culturali e ambientali”. Risorse esistenti, al momento, solo sulla carta.

Non va meglio per altri settori dell'economia. Ulteriori 5 milioni sono bloccati per gli agricoltori che vorrebbero investire nell'innovazione. Si attende che il ministero dello Sviluppo economico, di concerto con il ministero delle Politiche agricole guidato da Teresa Bellanova, definisca le “modalità attuative delle risorse del Fondo per gli investimenti innovativi delle imprese agricole”. Un discorso simile riguarda le aree interne. Il ministero del Mezzogiorno, guidato da Giuseppe Provenzano, dovrebbe provvedere all'elaborazione del decreto attuativo per la “ripartizione del fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali con una dotazione di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022 istituito presso il Dipartimento per le politiche di coesione tra i comuni presenti nelle aree interne”. In dirittura d'arrivo è invece, con circa quattro mesi di ritardo, il testo per “l'assegnazione ai comuni situati nel territorio delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia un contributo pari a 75 milioni di euro annui da destinare a investimenti in infrastrutture sociali”.

Un capitolo di investimenti appesi a un decreto ministeriale riguarda poi la cultura. La Legge di Bilancio avrebbe previsto l'istituzione di un “Fondo per il recupero di immobili statali di interesse storico e culturale in stato di abbandono e la riqualificazione delle aree industriali dismesse ove insistano manufatti architettonici di interesse storico”. Un'iniziativa che ha messo sul tavolo una dotazione iniziale di un milione di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022. E ancora: c'è la questione del “riparto tra le Università del fondo per il finanziamento ordinario delle università, incrementato di 1 milione di euro annui”. Anche in questo caso non c'è il passaggio definitivo per la destinazione delle risorse. Infine, sulla Legge di Bilancio c'è il peso dell'assenza di un provvedimento simbolico: non c'è la ripartizione del Fondo, denominato “Antonio Megalizzi”, con uno stanziamento pari a 1 milione di euro per l'anno 2020. Il progetto avrebbe dovuto sostenere lo sviluppo delle radio universitarie. Non proprio il miglior modo per commemorare il giovane cronista morto nell'attacco a Strasburgo del dicembre 2018.

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