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Il ministro delle pari opportunità Elena Bonetti: «Scienziate italiane vero simbolo dell'8 marzo»

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

LETTERA AL SOLE 24 ORE

di Elena Bonetti *

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3' di lettura

Caro Direttore, ci apprestiamo a celebrare la Giornata internazionale delle donne in modo del tutto inedito rispetto al passato, ma non per questo vengono meno le ragioni di un necessario impegno di tutti per rendere migliore la vita di ogni donna nel nostro Paese. Che una società sia in grado di permettere a ciascuna donna di poter essere libera di realizzare se stessa nella comunità e per la comunità non è solo un paradigma di giustizia sociale, ma anche di quel compimento di umanità e di relazioni sociali che ci viene consegnato dalla Costituzione. Sono settimane complesse e inedite quelle che stiamo vivendo, che, però, possono consegnarci un'opportunità importante: mettere in campo tutte le energie di cui disponiamo. Tra queste le donne, spesso volti nascosti del nostro vivere comune, stanno dimostrando straordinaria competenza, resilienza, passione e coraggio. Non è casuale che la prima speranza di sconfiggere questo virus ci sia stata regalata proprio da un gruppo di donne, le ricercatrici dello Spallanzani e poi del Sacco. Sono le protagoniste di un mondo femminile che anima la ricerca scientifica nel nostro Paese, troppo spesso dimenticate e non valorizzate. Ogni giorno nel nostro Paese ci sono donne che aprono una strada e liberano nuove possibilità. Storie di vita che intersecano successi e insuccessi: imprenditrici coraggiose e creative e professioniste competenti, ma anche donne in cerca di lavoro, pensionate che anche oggi scontano l'esser state sottopagate per tutta la vita, lavoratrici che continuano a subire la discriminazione rispetto al mondo maschile, senza equità di trattamento economico né prospettive di carriera, studentesse a cui nessuno dice che non ci sono professioni per donne e per uomini, che le donne nella scienza sono capaci quanto gli uomini, e che restarne escluse vorrà dire esclusione delle donne dai lavori del futuro, a partire dall'intelligenza artificiale. Donne nelle istituzioni, nella difesa, nella ricerca. Tutte, tutte, donne al servizio del Paese.A tutte loro, che ogni giorno generano percorsi per se stesse, per le donne che verranno dopo e per noi tutti, abbiamo dedicato la campagna istituzionale dell'8 marzo, che abbiamo chiamato “La prima donna”. E per tutte loro ho voluto, entro il 2020, impegnarmi per dotare il nostro Paese del primo Piano strategico nazionale per la parità di genere. Le buone idee non bastano, servono progetti che diventino scelte concrete. Serve certamente una volontà politica, che vuol dire tracciare una strada, ma serve soprattutto che tutto il Paese si assuma l'impegno di muovere convintamente il primo passo. È il nostro “se non ora, quando?”La presenza delle donne nel mondo lavoro ha raggiunto dati non più accettabili: sono meno della metà le donne che lavorano. La nostra Costituzione riconosce nel lavoro la cifra della nostra democrazia. Il diritto di essere riconosciuti valore per la comunità ci chiama al dovere di concorrere al bene comune. Permettere alle donne di mettere in campo le proprie potenzialità, in quanto donne, integralmente riconosciute come persone, è un obiettivo non più rimandabile. Servono regole di trasparenza nel mondo del lavoro, serve una visione progettuale che assume il gender mainstreaming come elemento costitutivo, a tutti i livelli. Dobbiamo contrastare fenomeni di discriminazione, incentivare processi che includano le donne nei ruoli decisionali e istituzionali. Il contrasto alla violenza economica è percorso di libertà per tante donne che oggi sono private della possibilità di decidere per sé e per la vita dei propri figli. Anche nel Family Act abbiamo inserito importanti incentivi alla valorizzazione delle donne nel mondo del lavoro, incentivando strumenti che permettano una piena armonizzazione tra la dimensione professionale e la vita familiare. Avendo l'obiettivo di promuovere famiglie in cui la condivisione e la corresponsabilità tra madri e padri nella cura familiare e nell'educazione dei figli diventi promozione di comunità paritarie, in cui ciascuno sia pienamente protagonista del vivere comune. Dobbiamo continuare il nostro impegno nel contrasto fermo e inesorabile alla violenza contro le donne. Accettare i no di una donna che liberamente sceglie, veder crescere le donne nella carriera in piena armonia con la loro scelta di diventare madri, riconoscere, per le aziende, la maternità come crescita personale e professionale, sapersi vedere in ruoli fuori dagli stereotipi, deve diventare la realtà di un Paese che ha riscoperto la sua più profonda umanità.Si tratta di riconoscersi reciprocamente, donne e uomini, soggetti di pari dignità e di pari responsabilità nella costruzione del bene comune. Perché è da qui che il Paese riparte, dalla consapevolezza che c'è una strada da percorrere insieme. È questa la sfida che dobbiamo vincere, l'Italia è pronta.

*Ministra per le Pari opportunità e la famiglia

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