Stampa

Con Raggi l'addio alle quote rosa in Campidoglio

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

image

Con la votazione di oggi sparisce la parità di genere: ancora un passo indietro per una Roma che soffre

Sui temi della parità di genere e dei diritti delle donne la destra “governativa” si è contraddistinta negli anni manifestando con determinazione una certa ostilità ad ogni forma di progresso culturale e sociale, rimanendo ancorata al dogma nostalgico e retrivo: “Dio, Patria e Famiglia”.

Nel 2003, si legge nello stenografato di una seduta del Senato, alcuni parlamentari di destra hanno tuonato contro le colleghe deputate che manifestavano contro il progetto di legge sulla fecondazione assistita dando sfogo ad atti di sgarbo umano prima che politico: “Tr***”, “Tornatevene alla Camera, in camera da letto vi portiamo, altro che alla Camera dei deputati”, “Buttatele fuori”, “Voi siete contrarie alla legge perché volete continuare a essere scop***”, sono alcuni degli epiteti proferiti in quel triste momento per le istituzioni repubblicane.

L’anno successivo, l’allora ministra delle pari opportunità Stefania Prestigiacomo scoppiò in lacrime con Berlusconi che le diede della “bambina” per il suo insistere sulle quote rosa in Consiglio dei ministri.

15 anni dopo il solito leitmotiv. La stessa destra si è appuntata 5 stelle addosso, ma la galanteria istituzionale  non è per nulla cambiata.

Basta ricordare il grillino Massimo De Rosa che in commissione giustizia della Camera accusava le colleghe del PD di essere lì perché “brave a fare pom****”? Lo scorso novembre si è candidato alle “regionarie” per sfidare Gori in Lombardia, perdendo.

Mentre la Raggi, ancora impegnata a tessere le lodi di Spelacchio, ha definito la lotta alla parità di genere, una lotta anacronistica per “vecchi politicanti lontani dalle persone reali”, superando nei fatti il non rimpianto sindaco (ora neo-Salviniano) Gianni Alemanno, che nel 2011 si vide azzerare dai giudici amministrativi la giunta comunale per il mancato rispetto del principio di parità di genere nelle istituzioni pubbliche, su ricorso allora anche della nostra avvocata Monica Cirinnà,

“La presenza in giunta comunale di uomini e donne deve essere effettivamente equilibrata. Pertanto, il Sindaco deve dare conto, per motivi obiettivi, di essere stato impossibilitato a garantire l’effettiva parità dei generi ossia la presenza di un numero di donne tendenzialmente pari a quello degli uomini nella Giunta, pena la violazione di una garanzia costituzionale, garantita anche a livello internazionale” affermavano allora i giudici amministrativi.

Principio, evidentemente, non gradito ai grillini, visto che nel maggio scorso 17 consiglieri del M5S hanno proposto una modifica dello Statuto di Roma Capitale che tocca le norme sulla parità di genere.

Nello specifico la proposta prevede che siano modificati il comma 3 dell’articolo 25, quello che disciplina la composizione della giunta capitolina e il comma 21 dell’articolo 27, relativo alle giunte dei municipi. Si propone, inoltre, di trasformare la “Commissione per le elette” con una generica “commissione pari opportunità”.

Con la votazione di oggi in Campidoglio, non vi sarà più l’obbligo della presenza 50/50 di entrambi i sessi. Un passo indietro per una Roma che soffre.

Fonte (click per aprire)

Aggiungi commento

I commenti sono soggetti a moderazione prima di essere pubblicati; è altrimenti possibile avere la pubblicazione immediata dei propri commenti registrandosi ed effettuando il login.


Codice di sicurezza
Aggiorna