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BIRMANIA, SAN SUU KYI, PREMIO NOBEL PER LA PACE, È LIBERA DOPO 15 ANNI. IL MONDO FESTEGGIA

BIRMANIA, SUU KYI È LIBERA:  "LAVOREREMO PER LA PACE". MIGLIAIA PER LEI

Aung San Suu Kyi è libera. La leader dell'opposizione birmana è stata rilasciata intorno alle 17.15 di oggi (le 11.45 in Italia) dopo sette anni consecutivi di arresti domiciliari, tenendo poi un brevissimo comizio di fronte ad alcune migliaia di sostenitori corsi a riabbracciarla all'esterno della sua villa-prigione di University Avenue, a Rangoon, in un'atmosfera di euforia collettiva. «Dobbiamo lavorare insieme, all'unisono, per raggiungere il nostro obiettivo», sono state le prime parole del premio Nobel per la Pace - visibilmente commossa per la felicità - a una folla sempre più rumorosa per l'eccitazione, tanto che per diversi minuti Suu Kyi non è riuscita a parlare. La donna ha poi invitato i suoi sostenitori a tornare ad ascoltarla alla sede del suo partito domani a mezzogiorno, «C'è un tempo per il silenzio e un tempo per parlare» ha detto. È poi rientrata in casa, mentre all'esterno proseguono ancora i cori in suo onore, e la gente continua ad affluire nell'area. Dopo un'attesa durata oltre 24 ore, tanto che molti cominciavano a temere possibili complicazioni in merito alle condizioni del rilascio di una donna nota per non accettare compromessi con il regime, alcuni funzionari sono entrati nella residenza per leggere al premio Nobel per la Pace l'ordine con cui la giunta militare ha disposto la liberazione, proprio nel giorno in cui scadeva l'ultima estensione di 18 mesi dei suoi arresti, per aver dato breve ospitalità nel maggio 2009 a un intruso americano. Suu Kyi, 65 anni, ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni in detenzione. Sul suo rilascio non è ancora giunto nessun commento ufficiale dalla giunta militare, nè dal suo partito Lega nazionale per la democrazia.

OBAMA: "È LA MIA EROINA" Aun San Suu Kyi, «è la mia eroina». Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, commentando la liberazione della leader dell'opposizione birmana a Yangon. Obama chiede ora la liberazione di tutti gli altri detenuti politici in Myanmar. «Mentre il governo birmano, straordinariamente a lungo, ha cercato di isolare e mettere sotto silenzio Aung San Suu Kyi - afferma il presidente in un comunicato diramato dalla Casa Bianca - lei ha continuato la sua coraggiosa lotta per la democrazia, la pace e il cambiamento in Birmania. Lei è la mia eroina, e una fonte di ispirazione per tutti coloro che lavorano per far progredire i diritti umani fondamentali in Birmania e nel resto del mondo. Gli Stati Uniti si rallegrano del suo rilascio dovuto da fin troppo tempo». A questo punto, prosegue il capo della Casa Bianca, «è giunto il momento che il regime birmano rilasci tutti i prigionieri politici, non uno solo. Gli Stati Uniti attendono con ansia il giorno in cui tutto il popolo birmano sarà libero dalla paura e dalla persecuzione. Seguendo il potente esempio di Aung San Suu Kyi, ribadiamo il nostro impegno a restare inflessibili sostenitori della libertà e dei diritti umani del popolo birmano, e a chiedere che coloro che continuano ad opprimerlo siano chiamati a rispondere».

NAPOLITANO: "NUOVI ORIZZONTI PER LA LIBERTÀ" «La liberazione di San Sun Kyi rappresenta uno di quei rari momenti in cui si ha il senso di nuovi orizzonti che si aprono per la causa della libertà e della pace nel mondo». Lo sottolinea il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa la notizia della liberazione di Aung San Sun Kyi, premio Nobel per la pace da anni agli arresti in Birmania. «Le prime parole della leader birmana - ha aggiunto Napolitano - hanno confermato l'altissima ispirazione ideale e nazionale che l'ha guidata nei lunghi anni di prigione e continua a guidarla oggi in vista di un cammino ancora lungo e duro».

BAGGIO: "SONO FELICISSIMO, ANDRÒ IN BIRMANIA" «Solo felicissimo, assolutamente. Lo speravamo fortemente dopo che ieri c'erano state voci contrastanti e non era chiara la situazione». È il commento a caldo di Roberto Baggio, sulla liberazione di Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione democratica in Birmania e premio Nobel per la Pace. «Andrò in Birmania, o meglio mi auguro che mi facciano andare, ho già provato in passato», aggiunge Baggio parlando con l'Ansa a Hiroshima, dove domani l'ex campione di calcio riceverà il 'Peace Summit Award 2010', il riconoscimento che annualmente è assegnato da tutti i Premi Nobel per la pace alla personalità che più si è impegnata verso i più bisognosi. L'ex 'codinò è stato scelto per i suoi contributi alle organizzazioni di beneficenza in tutto il mondo, oltre che per i finanziamenti a ospedali, per il terremoto di Haiti e per il suo impegno proprio alla liberazione di Aung San Suu Kyi.

AMNESTY: "LIBERATE TUTTI I PRIGIONIERI" «Il rilascio di Aung San Suu Kyi è certamente una notizia positiva, anche se segna solo la fine di una sentenza ingiusta ed estesa illegalmente. Rimane il fatto che lei e gli altri prigionieri di coscienza non avrebbero mai dovuto essere arrestati». lo ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. «Questa volta - si legge in un comunicato - le autorità devono garantire la sicurezza di Aung San Suu Kyi. Devono anche porre fine alla perenne ingiustizia dell'imprigionamento per motivi politici. La comunità internazionale (tra cui la Cina, l'India, l'Associazione delle nazioni del sud-est asiatico e le Nazioni Unite) deve agire in modo congiunto per impedire al governo di Myanmar di reprimere gli oppositori politici. Il rilascio di Aung San Suu Kyi non deve far dimenticare gli altri prigionieri di coscienza». Amnesty riconda che in Birmania «vi sono attualmente oltre 2200 prigionieri politici, condannati sulla base di norme vaghe, utilizzate sovente per criminalizzare il dissenso politico e detenuti in condizioni agghiaccianti, con cibo e servizi igienici inadeguati e senza cure mediche. Molti di essi sono stati torturati nel corso degli interrogatori e subiscono ancora torture da parte del personale penitenziario».

QUINDICI ANNI AGLI ARRESTI Aung San Suu Kyi comincia a fare politica contro il regime nel 1988, fondando la Lega nazionale per la democrazia (LND), dopo la repressione nel sangue di proteste contro la giunta militare. Nel luglio 1989 viene messa agli arresti domiciliari. Il regime le offre di lasciare il paese, ma lei rifiuta. Nel '90 il suo partito trionfa alle elezioni, ma il regime annulla il risultato. Nel 1991 Suu Kyi ottiene il premio Nobel per la pace. Nel '95 viene liberata, anche se non pu• lasciare il paese. Nel '98 chiede al governo di convocare il parlamento eletto nel '90 e mai riunito. Nel 2000 viene messa per la seconda volta agli arresti domiciliari e ci rimane fino al 2002, quando torna libera. Il 30 maggio del 2003 un convoglio sul quale viaggiava insieme ad altri membri dell'LND cade in una imboscata, apparentemente organizzata dal regime. Muoiono un centinaio di persone (solo 4 secondo il governo). Suu Kyi si salva per miracolo e viene subito arrestata, insieme ad altri collaboratori. Inizia un nuovo periodo di arresti domiciliari nella sua residenza di Rangoon, che dovrebbe finire nel maggio 2009. Ad appena tre settimane dalla scadenza, il 4 maggio, un americano di 53 anni, John Yettaw, si introduce nella sua villa a nuoto, dicendo di volerle portare solidariet... (sar... condannato e poi espulso). Il raid costa a Suu Kyi una condanna ad altri tre anni di arresti domiciliari, subito ridotti a 18 mesi dal capo della giunta, il generale Than Shwe. La nuova condanna le impedisce di presentarsi alle elezioni del 7 novembre di quest'anno, che il suo partito comunque ha boicottato.

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