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LE DONNE ITALIANE, ROMPERE IL SILENZIO DI F.G. LE PIANE

di Fausta Genziana Le Piane

Giovedì 5 novembre si è tenuto presso la sede della stampa estera in Via dell'Umiltà a Roma l'incontro sul tema "Le donne italiane-rompere il silenzio" alla presenza di una folta rappresentanza della stampa estera. Sono intervenuti: l'on. Rosy Bindi, vicepresidente della Camera dei Deputati, recentemente esempio forte per le donne italiane per la risposta data a Berlusconi ("sono una donna che non è a sua disposizione") nel corso della trasmissione Porta a Porta, Lorella Zanardo, consulente internazionale, conosciuta ora perché autrice e co-regista del documentario "il Corpo delle Donne" e Wanda Montanelli, Responsabile Osservatorio nazionale europeo Rispetto Pari Opportunità, nota per gli scioperi della fame fatti per protestare contro la discriminazione verso le donne in politica.

Moderatrice, nonché promotrice dell'incontro, la giornalista Megan Wiliams, ha avviato il dibattito dando la parola a Lorella Zanardo, che si chiede se le donne sono veramente in silenzio. Perché le donne sono in silenzio o perché lo sembrano? Dalla primavera in poi, e dopo le ultime vicende politiche, l'immagine delle donne italiane è un'immagine di donne supine, che accettano di tutto. Il documentario "Il corpo delle donne", il cui testo è stato molto sofferto, film di venticinque minuti di montaggio di immagini che si riferiscono al modello femminile nella televisione sia sulle reti Mediaset sia sulle reti RAI, ha lo scopo di sensibilizzare le donne e gli uomini su questo problema. Il documentario è stato visto da quasi un milione di persone e questo risultato significherà pure qualche cosa. Le ragazze che appaiono oggi numerose in televisione hanno venti-venticinque anni e il modello che propongono è molto seguito come è indicato dalle indagini. Alla domanda "Cosa vuoi fare da grande?", posta nei licei alle ragazze di 16-17 anni, la risposta è stata "la velina".
Perché siamo in silenzio? Una televisione così costruita, che propone un modello del genere, sicuramente crea dei modelli di donne che hanno una concentrazione molto forte sull'apparire, sul corpo e questo distrae dal fatto che le donne possono affermarsi anche come esseri pensanti, esseri che hanno una propria dignità. C'è una forte concentrazione sul corpo, sul corpo televisivo che non esprime nulla e una distrazione totale dall'affermazione dei propri diritti.
In Italia, negli anni settanta, il movimento femminista è stato molto incisivo, è stato uno dei movimenti più forti a livello europeo, era il femminismo della differenze e non dell'eguaglianza: uguali diritti, ma differenti, come in realtà siamo.
Se si protesta oggi cosa succede? Cosa succede se si prova a proporre alle donne un discorso femminista? Bisogna essere molto forti e coraggiose perché altrimenti si è attaccate in modo indegno con argomenti che si rifanno all'apparire: non si può chiedere a tutti di avere queste qualità. E poi c'è un elemento fondamentale che non aiuta ed è che in Italia ed anche in Grecia l'argomento delle pari opportunità è un argomento di secondo livello, non è un tema degno: l'argomento della dignità femminile non è un soggetto interessante per la società italiana. Si sta verificando col documentario che le donne non sono tutte in silenzio ma che sono zittite: infatti, c'è un grande fermento, specialmente in rete, ci sono siti e blog costruiti da donne che parlano di donne e che protestano fortemente, raccogliendo migliaia di adesioni. Bisogna dare più visibilità a quello che le donne stanno dicendo. E' vero che il documentario è stato visto da un milione di donne, che è stato recensito da tutti i siti e blog, resta il fatto che la stampa italiana ha cominciato a occuparsene da poco. Un altro aspetto rilevante è che i giovani di 17-18, uomini e donne, hanno un piglio più europeo, intervengono molto su questa questione e contribuiranno al cambiamento. Wanda Montanelli, che non ha taciuto e si è fatta sentire con tutti i mezzi possibili, che ha una lunga esperienza politica di partito, ha ricordato le sue trascorse personali vicissitudini di due scioperi della fame (2006 e 2008) per discriminazione femminile che hanno visto anche l'intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha aggiunto ragione e significato alla sua lotta. La Montanelli conta su una sentenza che faccia storia e sia un precedente del quale tener conto. Un monito che stabilisca "Le donne non devono essere prese in giro"e, a parità di merito con gli uomini, devono avanzare in politica come in ogni carriera. Questo Wanda Montanelli si aspetta dal giudice di Milano che ha la causa contro Di Pietro. La voglia di acquisire tutti gli spazi del potere arriva al punto che l'uomo crea prolungamenti di sé attraverso l'uso del corpo delle donne: l'uomo politico troglodita dice a se stesso: "Occuperò il tassello del quadro del potere con una propaggine mia, cioè una donna che ho posseduto e che sa di dovermi qualcosa. Sarò sempre io a governare in lei".
In realtà le donne non tacciono, sono emarginate. La loro ribellione resta confinata entro limiti che la politica del potere ottuso e anacronistico crea per non ascoltarle. Il potere convalidato e inamovibile che non ama la diffusione delle idee femminili, ne teme l'autonomia, la dirittura morale, la pragmaticità, forse l'intelligenza sociale e politica.
L'On. Rosy Bindi sottolinea che tutto è scoppiato con la trasmissione televisiva "Porta a Porta" ed è la dimostrazione che il silenzio si può rompere, che anzi si aspettava una scintilla, perché il silenzio covava da troppo tempo. Si è nel mezzo di una grande contraddizione, di un mondo che continua propinare la donna ridotta al suo corpo, che diventa l'unico segno della sua differenza, e una realtà della vita che da una parte non vede garantiti per le donne tutti i diritti e non viene sufficientemente valutata la difficoltà della vita della donna che continua a pagare il prezzo più alto o da un'altra parte non viene riconosciuto il loro contributo quotidiano alla società.
Le donne sono le migliori negli studi, nelle professioni, nei concorsi, nell'impresa ecc. C'è una femminilizzazione di alcuni settori, la scuola, la sanità. Il silenzio è stato generato da questo conflitto. Il potere e la politica continuano ad eludere e ad ignorare i problemi della donna ma il corpo e l'immagine della donna sono diventate strumento di piacere o di corruzione politica. Le donne sono il simbolo di ciò che è stato a disposizione, ma che non vuole più esserlo: in realtà, la donna ha incrociato il problema della democrazia nel Paese. Bisogna trovare il modo perché questo silenzio che si è rotto diventi una parola significativa e popolare. Non ci si potrebbe accontentare di un silenzio che si rompe nella classe dirigente del Paese e delle donne che hanno più possibilità delle altre: bisogna lavorare sulla consapevolezza di tutte.

Fausta Genziana Le Piane

 

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