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COLLEFERRO: CONSULTA DONNE, "CAMBIAMO LO STATUTO COMUNALE"


Colleferro: Consulta le Donne, "cambiamo lo Statuto comunale!"
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Riceviamo e pubblichiamo. L'associazione di Colleffero, Consulta le Donne, propone di cambiare lo Statuto comunale, ormai non più rappresentativo.

La valle del Sacco sta seminando il suo futuro
Colleferro è una città di valle e l'articolo 1 dello Statuto comunale gli attribuisce una "vocazione industriale", oggi divenuta residuale e non rappresentativa del futuro delle giovani generazioni e del territorio provinciale.

Per rivedere questa impostazione dello Statuto, ormai superata e falimentare, è stata istituita una Commissione consiliare speciale, a cui l'opposizione ed il gruppo Consulta le Donne hanno presentato proposte di modifica, ma i lavori, nonostante le forti insistenze dei consiglieri di minoranza, sono aggiornati sine die per mancanza di una reale volontà politica della maggioranza.

La nuova proposta pone al centro della Carta dei diritti il cittadino-contribuente, introduce alcuni importanti istituti di democrazia diretta e strumenti di partecipazione civica, che consentiranno, anche alla c.d. società civile, di "incidere" sulle scelte politiche locali.

Il punto di partenza di questa rielaborazione statutaria è più ampia dei confini comunali, perchè coinvolge anche gli interessi degli altri abitanti della valle del Sacco, che avvertono, nella forza prepotente del presente, un misto di denuncia rispetto alle scelte del passato e di protagonismo per il prossimo futuro.

La "vocazione industriale" deve essere ripensata in modo globale per la necessità di trovare risposte nuove, alleanze e condivisione di responsabilità dentro la comunità.

I soggetti però devono "altri" rispetto al passato e la premessa da cui partire deve essere il riconoscimento di responsabilità diffuse nel territorio e l'ammissione che quella vocazione ha portato con sè desertificazione produttiva, impoverimento, incertezze e disastro ambientale; ha impedito lo sviluppo di una economia alternativa; ha privilegiato un solo comparto ed ha abbandonato a se stessi tutti gli altri; ha destrutturato competenze e dequalificato professionalità; ha scardinato ogni progetto economico funzionale alla "vocazione tipica" di qualsiasi valle.

La comunità progredisce e crea benessere se diversifica il piano di sviluppo del proprio territorio, se sostiene la macro e microeconomia della valle, l'agro-economia, se tutela il patrimonio storico, culturale, artistico, ambientale e se cura il mantenimento dei servizi esistenti.

La riconversione economica ed il rilancio delle attività di valle non dovrebbe quindi essere affidato a chi ha assecondato, irresponsabilmente e in modo miope, solo la vocazione industriale, determinando lo stato di emergenza dell'intero distretto produttivo, a partire da Colleferro.

Tutti i soggetti, ma sopratutto i giovani, stanno già nel tempo futuro per ipotizzare oggi cosa ci sarà di nuovo nei prossimi decenni. I giovani sanno guardare il mondo da una prospettiva inedita e più grande di quella dei loro padri, dai quali hanno eredidato il disordine degli ultimi venti anni.

Tutti insieme dobbiamo portare avanti l'ìmpegno di ricostruire il tessuto sociale della valle, che vuol dire responsabilità quotidiana in prima persona, concreta e pratica, legata alle esigenze, senza raccontarsela come rivoluzione o cambiamento radicale, ma come attivismo che trasforma e fa agire per se stessi e per gli altri.

La partenza migliore è sempre quella che coinvolge tutti i soggetti e non è escluso che ciò avvenga, ma ad un certo punto del percorso si presenterà una "strozzatura", una strettoria, che impedirà ai giovani ed a chi vuole il bene comune di costruire il loro futuro nella valle.

Nei giorni scorsi ho attraversato la val di Susa, porta millenaria delle Alpi.

Ad Avigliana, sul versante verdissimo della montagna si staglia una scritta molto visibile, posta quasi vicino alla cima, dal significato chiarissimo e durissimo: TAV=MAFIE.

Non ricostruisco la storia recente della val di Susa; cito l'audacia del cartaginese Annibale, che nel 218 a.c . con la sua coorte di elefanti si aprì un varco, probabilmente tra i 1500 ed i 1900 metri di altezza, per conquistare l'impero di Roma.

Gli imperatori romani apprezzavano i formaggi di alpeggio al punto che il patrizio Abbone fece deviare il traffico verso il Moncenisio per evitare che le truppe danneggiassero i pascoli, tutelando la naturalità di quei prati.

Cito ancora le impronte lasciate da Napoleone, che alla fine del 1700 attraversò, passando per una mulattiera, il colle del Moncenisio, che unisce la val di Susa torinese alla savoia francese.

Nel 1862 e fino al 1871, quando venne aperto il traforo ferroviario del Moncensio, per attraversarlo ed arrivare a Susa servivano 12 ore e 14 cavalli da traino; il traffico era costituito da 48.000 viaggiatori l'anno e 30.000 tonnellate di merci.

download (1)Nel 1967 Italia e Francia, all'altezza del valico, costruirono una grande diga per la produzione di energia elettrica e con l'avvio dell'invaso e la partenza delle famiglie degli operai i comuni italo-francesi si associano per una spettacolare valorizzazione del territorio, aprendo la via allo sviluppo di tante attività produttive (affiancate da una rete di consorzi agrari e cooperative, che impiegano lavoratori locali), quali l'agricoltura, l'allevamento, il commercio, le fiere, i mercati, i vivai, i caseifici, la conservazione alimentare, l'artigianato, l'antiquariato, la lavorazione tessile, la viticoltura, i servizi turistici e ricettivi alberghieri, la manutenzione viaria, la gestione del territorio, la cura degli acquedotti, le attività fluviali, la riqualificazione edilizia ed urbana, la riconversione delle aree deindustrializzate, la selvicoltura, ecc.

La lotta straordinariamente vittoriosa intrapresa dai valsusini (che tuttavia hanno perso la battaglia sulla valle), è comune al tema che dobbiamo urgentemente affrontare anche noi nella valle del Sacco: quello della definitiva perdita, nel corso degli ultimi decenni, della sua "vocazione industriale", che richiede oggi la rifunzionalizzazione dei beni e dei valori collettivi, la ricerca di una nuova e diversa identità territoriale, sopratutto intensificando le condizioni per vivere una vita migliore e per recuperare quel che resta del paesaggio delle colline romane.

La consigliera regionale Daniela Bianchi per "la grande occasione di riscrivere il proprio futuro" ha chiamato a raccolta tutte le espressioni vive e rappresentative di interessi della valle del Sacco. All'invito risponderemo sedendo al Tavolo con pari dignità, lasciandoci alle spalle chi dovrebbe oggi stare sul banco degli imputati. (agosto 6, 2013, ina camilli, comitato residenti colleferro)

http://ciociariareport24.it

 

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