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Così nell’area Mena aumentano (piano) i diritti delle donne

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Il riconoscimento dell’uguaglianza di genere è ancora distante in diverse parti del mondo, ma il processo è in corso, lento, pieno di ostacoli e speranze come ha ricordato Emma Bonino al Med2021

Una sentenza emessa in questi giorni dal tribunale di Francoforte restituisce parziale giustizia a una vicenda che racconta come sotto alcune mentalità (più difficile chiamarle “culture”, ma tant’è) le donne siano ancora considerare qualcosa di diverso dagli uomini. La vicenda è quella del ventinovenne miliziano baghdadista iracheno (e alla sua compagna tedesca) che lasciò morire di sete e caldo una bambina yazida di cinque anni a Shingal, dove lo Stato islamico nel 2014 piombò occupando il territorio sotto la furia ideologica del Califfato stuprando persone e cose che si trovava di fronte. Le yazide (di tutte le età) vittime di genocidio sono un esempio straziante e parossistico delle disparità subite dalle donne in alcune parti del mondo.

“La pace senza donne, senza minoranze, senza inclusività non può avere successo” ha detto oggi Fatima Gailani, negoziatrice per la pace in Afganistan e board member della Afghan Red Crescent Society. Gailani, attivista per i diritti delle donne in un paese in cui le violenze e i soprusi sono e sono stati una brutale routine, parlava dal palcoscenico del Med2021, l’evento annuale organizzato dall’Ispi a Roma. Nello stesso panel dedicato al tema femminile, l’ex ministra per le Riforme amministrative del Libano, May Chidiac, si è chiesta: “Quante donne vedi nella risoluzione dei conflitti e nei processi di mediazione?”.

La realtà è schiacciante: davanti ai passi in avanti fatti dall’Occidente anche grazie alla forza e al successo di figure di riferimento come Angela Merkel, per vent’anni cancelliera, altrove — e in certi ambiti — la disparità esiste. Esistono tuttavia anche processi di apertura che arrivano da Paesi del mondo dove fino a qualche anno fa alcuni diritti  erano inimmaginabili. Prendere per esempio il lavoro femminile in Arabia Saudita: il principe ereditario Mohammed bin Salman è una figura controversa, ma la gran parte del consenso di cui gode ruota attorno alle aperture concesse sul piano dei diritti, compresi quelli delle donne (negli ultimi quattro anni la partecipazione femminile al mercato del lavoro è salita fino al 33 per cento. C’è una fascia di popolazione più giovane che lo sostiene perché vede in lui un’opportunità che fino a soli cinque anni fa non era nemmeno discutibile.

Leggere queste evoluzioni con gli occhi occidentali è miope, errato. Chiedere accelerazioni ulteriori, altrettanto. Si sta lentamente aprendo un processo fatto di scelte e possibilità. Un dato in più: negli ultimi due anni, nella regione Mena, c’è stata una crescita del 50 per cento delle start-up, di cui un quarto era guidato da donne”, ha ricordato Chiara Corazza, special representative di Women’s Forum per il G20 ed il G7 all’evento Ispi. Il punto è allora quello che sottolinea la senatrice Emma Bonino sempre nello stesso dibattito — il “Forum Women” del Med2021 è stato dedicato alla memoria dell’Ambasciatrice Tosca Barucco, da sempre sostenitrice dell’importanza del multilateralismo e della presenza femminile nelle istituzioni. L’ex ministra degli Esteri italiana ha detto: “La promozione dei diritti umani e dei diritti delle donne è un processo. La libertà non è qualcosa che si guadagna dall’oggi al domani. Durante il processo puoi andare due passi avanti e improvvisamente trovarti due passi indietro”.

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