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Diritti delle donne: l'importante è non fermarsi mai nel pretendere la libertà

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Antonella Baccaro (foto di Carlo Furgeri Gilbert)

Persino in un anno come questo, che sembra essere stato orribile per la causa dell’emancipazione femminile, con la recessione dovuta al Covid che sta annullando decenni di conquiste, e con la recrudescenza dei regimi totalitari nemici di tutte le libertà, comprese quelle femminili, un barlume di speranza c’è.

Forse è arrivato il momento di dire che una coscienza nuova di quanto sia importante dare alle donne quello che è loro, esiste persino dove non ci aspetteremmo di trovarla.

Ed è proprio nei momenti più difficili, quando tutto sembra perduto, che questa consapevolezza emerge forte e incomprimibile.

Mi riferisco alla tragedia delle donne afghane, i cui pochi diritti conquistati negli anni in cui gli eserciti degli alleati hanno presidiato il territorio, sono adesso terribilmente in pericolo.

Proprio nelle ore più buie del ritorno del regime assolutista dei talebani, con il ripristino delle dure regole della sharia, abbiamo preso atto, forse con colpevole ritardo, che il seme piantato in un terreno che sembrava arido e difficile, ha comunque prodotto i suoi frutti.

Accanto a fasce di popolazione femminile ancora crudelmente lasciate nell’ignoranza, è sorta una generazione di donne forti e consapevoli dell’importanza dell’affermazione dei propri diritti.

È nelle loro mani che ora sta quel barlume di speranza. È nelle nostre mani che sta la possibilità di tenere accesa una luce su questa situazione, di non far calare il silenzio su questa temeraria e dignitosa protesta.

Non tutto forse è perduto se anche in un luogo così ostico, qualcosa delle battaglie portate avanti in tutto il mondo è rimasto e si espande come una macchia d’olio.

Sono rimasta affascinata da tanto coraggio. Lo stesso che ha permesso alla “regina degli scacchi”, l’ucraina Anna Muzychuk, qualche anno fa, di rifiutarsi di giocare un torneo in Arabia Saudita perché avrebbe dovuto indossare l’abaya, l’abito tradizionale, ed essere sempre accompagnata da un uomo negli spostamenti.«Perdere due titoli mondiali – ha detto – è spiacevole ma non posso sentirmi una persona di seconda classe». Non c’è bisogno di essere femministe per comprendere la grandezza di certe scelte.

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