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Associazioni femminili pronte alla battaglia: «Donne, uno sciopero per i diritti» - Cronaca

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Se le nostre vite non valgono: scioperiamo. Ecco che la marea #NonUnaDiMeno lancia 8 punti per l’8 marzo che saranno discussi anche in città il prossimo 16 febbraio, alle 18, presso la Casa delle donne in via del Gambero.Le rivendicazioni di ciò che si profila essere al momento uno sciopero politico, che assumerà forme eterogenee comprensive delle diverse pratiche delle associazioni aderenti, toccano ambiti storici delle rivendicazioni femministe fino ad espandersi ai diritti lgbt.Scioperano «contro ogni forma di violenza maschile sulle donne, sfruttamento, sessismo, razzismo, omo e transfobia: dalla violenza economica alle molestie sessuali sui luoghi di lavoro a quella perpetrata sul web e sui social media» con immaginari e linguaggi sessisti. Rivendicano «misure di protezione immediate per chi denuncia e l’esclusione dell’affidamento condiviso in caso di violenza familiare»; una «educazione alle differenze dall’asilo all’università che renda ‘la scuola pubblica un luogo cruciale di prevenzione». Chiedono, anche, zun reddito minimo europeo collegato a un welfare organizzato sui bisogni delle donne».Rispetto al tema salute e al pieno diritto di decidere sul proprio corpo, su gravidanza e aborto, Udi ha diramato un comunicato a firma dalle responsabili nazionali Laura Piretti e Vittoria Tola in cui, pur ribadendo l’importanza dell’azione unitaria di non una di meno, esprime perplessità sulla richiesta di “aborto libero” e di abrogazione dell’obiezione dei medici espresse nei punti: «riteniamo che l’obiezione di coscienza vada regolamentata contro gli obiettori in funzione di una piena applicazione della Legge 194, per noi questo vuol dire aborto gratuito e sicuro nelle strutture pubbliche, altrimenti rischiamo di riconsegnarlo a pagamento agli studi privati, dividendo le donne tra chi può e chi non può abortire per ragioni economiche». Sui consultori pubblici, invece, «vogliamo riportarli alla loro funzione di servizi per la sessualità e la libertà della procreazione, cura della gravidanza».Un ulteriore passaggio in discussione è l’adesione o meno da parte dei sindacati confederali a cui è stato richiesto uno sciopero generale di 24 ore «lo sciopero generale non si crea a comando - continuano le Udi – se non sarà dovremo essere ancora più determinate e creative nella mobilitazione dell’8 marzo».Proprio dalla Cgil modenese, però, arriva un’apertura. Tamara Calzolari, responsabile per le politiche di genere fa sapere che «non ci sono preclusioni, la decisone è quella di lasciare la gestione ai territori adeguandosi alle necessità dei diversi comparti perciò dare copertura specifica alle lavoratrici: la prossima settimana discuteremo in direzione le modalità assembleari nelle aziende».

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