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«Donald Trump, guardami, marcio per i miei diritti»

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Tra poche ore Jenna Stanek, 32 anni, originaria di Detroit in Michigan, salirà in macchina con altre sue cinque amiche e guiderà per circa otto ore. Destinazione Washington, dove insieme a migliaia di altre donne parteciperà alla marcia delle donne, la Women's March, sabato 21 gennaio.

Si prevedono oltre 100mila presenze, un fiume di donne pronte a scendere in strada per dire «No» a Donald Trump, a poche ore dal suo insediamento alla Casa Bianca, e «alla sua campagna sessista e xenofoba».

«Marcerò per non restare in silenzio, per difendere i miei diritti. Oggi, vista la nostra attuale situazione politica, è facile sentirsi senza potere. A me capita spesso. Per questo non ho altra scelta: far sentire bene la mia voce».

La mattina in cui Donald Trump ha vinto le elezioni, lo scorso 9 novembre, Jenna Stanek, ha fatto l'unica cosa che le sembrava possibile in quel momento. Ha comprato un dominio sul web e ha fondato la piattaforma Women Against Hate. «Il mio unico pensiero era agire. Per combattere. Per aiutare tutte le persone, compresa me stessa, che saranno profondamente colpite dall'elezione di Donald Trump. Partecipare alla Marcia è il primo passo del nostro attivismo».

Nei mesi scorsi, Jenna si è confrontata più volte con le persone intorno a lei, in gran parte donne, che hanno scelto Donald Trump come proprio presidente. Tra loro, oltre ad esserci molti suoi cari amici, c'è anche suo padre Greg, che fino all'ultimo ha cercato di dissuaderla dall'idea di partecipare alla Marcia.

«Proprio ieri pomeriggio mi ha chiesto di restare a casa perché teme ci siano episodi di violenza. È mio padre quindi lo amo profondamente ma in questi mesi il nostro rapporto è stato messo a dura prova. È un uomo con tre figlie devastate dall'elezione di Trump, ma non riesce a capire le nostre motivazioni. Non crede nel potere di questa manifestazione e vorrebbe saperci a casa, al sicuro».

Su una cosa però Jenna è d'accordo con suo padre, «perché non abbiamo protestato già negli anni precedenti? Ciò per cui noi donne, così come le minoranze, alziamo la nostra voce oggi non è una novità. E i diritti delle donne non sono altro che la punta di un iceberg. Anche per questo non è più possibile restare immobili e ciò che le organizzatrici della Marcia sono riuscite a fare, in tutto il mondo, è meraviglioso».

Tra poche ore Donald Trump s'insedierà alla Casa Bianca, «la sensazione che ho addosso è di una profonda tristezza. La Marcia sarà un modo per ricaricarsi e ricordare che ci sono tantissime persone, come me, che non la pensano come lui, che non sposano la sua morale. Sarà un modo per ribadire quanto lavoro abbiamo davanti a noi».

Mentre prepara lo zaino per il suo viaggio, Jenna ha bene in mente le persone per cui marcerà: in suoi tre nipotini afroamericani, i suoi amici gay e le sue amiche lesbiche, per se stessa e tutte le donne, anche quelle che Donald Trump l'hanno votato.

«Se guardo agli anni che verranno penso ai figli che avrò. Marcio anche per loro, per potergli dire, un giorno, che io c'ero e ho marciato per il loro futuro».

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