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i fondamenti costituzionali negli Stati Uniti

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

I fatti di Capitol Hill hanno rappresentato un evento senza precedenti nella storia americana, soprattutto sul piano giuridico e istituzionale. In questo podcast in 3 puntate cercheremo di capire che cosa è successo e come tutto ciò si scontra con i fondamenti costituzionali americani.

Per comprendere la ragioni della crisi, partiamo dal conoscere la Costituzione americana, e il suo dilemma alla nascita: tra democrazia e governabilità.

Il governo federale degli Stati Uniti si è formato dall’unione delle ex colonie britanniche all’esito della Guerra di Indipendenza. Nel 1789, i delegati dei 13 stati indipendenti elessero il primo presidente americano, George Washington, come capo della nuova federazione.

L’elezione presidenziale avvenne secondo il procedimento disegnato dai padri fondatori nella Carta Costituzionale del 1787. Da allora, la Costituzione americana ed il sistema di governo federale degli Stati Uniti sono rimasti praticamente intatti, sebbene oggi i 13 stati siano diventati 50, la popolazione sia passata dai 4 milioni di allora agli oltre 300 milioni, e si siano moltiplicate etnie, razze, culture e religioni. Negli ultimi duecento anni in Europa invece, gli assetti istituzionali hanno continuamente mutato struttura, passando da stati liberali, a stati autoritari, fino alle moderne democrazie.

La Costituzione americana, nell’arco di due secoli, è stata modificata per introdurre il suffragio universale, il diritto di voto delle donne e il c.d. Bill of Rights. Solo il popolo americano può modificare la Costituzione, neppure il Congresso. I parlamentari hanno un diritto di iniziativa, che tuttavia può arrivare alla modifica della Carta solo con la maggioranza di tutte e due le camere e i 3/4 dei parlamenti degli Stati.

Nella sua prima formulazione, la Costituzione americana era composta da 6 articoli che regolavano la separazione dei tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziale e i rapporti tra i singoli stati e lo stato federale. All’apice della struttura è collocata la figura del Presidente, cui la Costituzione affida settori rilevantissimi, come la politica estera, la difesa, la politica monetaria e il commercio con l’estero.

La struttura originaria della Costituzione non è mai stata modificata, sono stati invece aggiunti al primo impianto 27 Emendamenti.

Emblema della Costituzione americana è il Bill of Rights, la Carta dei diritti, costituita da 10 emendamenti che sanciscono i diritti e le libertà fondamentali. L’introduzione nella Carta costituzionale dei diritti fondamentali fu il frutto storico di un’intuizione di Thomas Jefferson rispetto al fermento culturale europeo negli anni che hanno preceduto la rivoluzione francese. Jefferson, poi divenuto il terzo presidente americano, era infatti ambasciatore degli Stati Uniti in Francia da 1785 al 1789. I diritti soggettivi partoriti dal pensiero illuminista europeo sono stati codificati prima negli Stati Uniti che in Europa. Il primo emendamento della costituzione americana sancisce la libertà religiosa, vietando allo Stato di riconoscere ufficialmente una religione e contemporaneamente vietandogli di proibirne il culto.

La Costituzione americana, scritta all’indomani dell’opera del Montesquieu, “lo Spirito delle Leggi”, fonda la struttura dello stato federale sulla più rigida applicazione del principio di separazione dei poteri, teorizzato dal filosofo francese. Il potere legislativo spetta al Congresso formato dalla Camera dei rappresentanti, e dal Senato. Il potere esecutivo è del Presidente. Il potere giudiziario è affidato alla Corte Suprema, i cui membri sono nominati dal Presidente ma restano in carica a vita. Il Presidente non ha iniziativa legislativa ma ha diritto di veto sulle leggi varate dal Congresso. La Corte Suprema può invalidare una legge che ritenga incostituzionale. E’ tassativamente escluso che un cittadino possa far parte di due poteri contemporaneamente, come invece accade da noi per i ministri, di solito anche parlamentari. All’epoca della sua codificazione, la Costituzione americana era un testo inaudito, che per la prima volta circoscriveva nel dettaglio le funzioni, la natura, le attribuzioni di ciascun singolo potere.

È un errore tuttavia credere che la democrazia degli Stati Uniti, emblema nel mondo occidentale, sia totalmente rimessa nelle mani del popolo. Al contrario,  sin dalla nascita dello stato federale, la preoccupazione dei padri fondatori è stata quella di contemperare il potere popolare con la necessità di assicurare la governabilità di tanti stati diversi, per etnia, cultura ed estrazione sociale. Mentre nascevano gli Stati Uniti, l’Europa era dominata dalle grandi monarchie del 700. La forma monarchica, che appariva più idonea ai fondatori per assicurare la governabilità del grande stato nascente, confliggeva tuttavia con il principio di libertà e uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla Legge, che sorregge il preambolo della Dichiarazione di indipendenza del 1776.

L’equilibrio tra governabilità e democrazia fu dunque il frutto di un compromesso raggiunto attraverso la scelta di una democrazia presidenziale, e non parlamentare. Il potere del Presidente degli Stati Uniti è molto accentuato, ma ha scadenza fissa ed automatica. Il potere popolare è a sua volta contemperato da una serie di limitazioni.  Il Congresso, che esprime il potere legislativo dello Stato federale, è eletto dal popolo solo per la Camera dei Rappresentanti, mentre il Senato è votato dagli Stati, nel numero di due senatori per ciascuno stato, a prescindere dalle dimensioni grandi o piccole. Il Presidente degli Stati Uniti, alla guida del potere esecutivo, non è eletto direttamente dal popolo, ma dai collegi elettorali. Il suo forte potere è arginato dalla durata fissa del mandato, che scade tassativamente ogni 4 anni. La data delle elezioni, prevista nella Costituzione, cade sempre nel mese di novembre e, a differenza di quanto avviene nelle democrazie parlamentari, è immutabile rispetto alle oscillazioni degli equilibri delle forze politiche. Basti pensare che, dalla fondazione dello stato federale, le elezioni non sono mai state sospese né rinviate, neppure durante le guerre. Per questa sacralità conferita al momento dell’elezione presidenziale, ha scatenato clamore negli States la proposta di Trump di differire la tornata elettorale dopo la pandemia, per votare “in sicurezza”.

>> Leggi (e ascolta) anche il primo episodio: Capitol Hill e democrazia americana, cosa è successo?

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