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Spi Cgil: “2021: Anno della cura per un vero cambiamento” | newⓈpam.it

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Lasciatoci alle spalle il 2020, l’anno della pandemia, parafrasando l’esortazione di Papa Francesco vorrei dire che abbiamo bisogno di una svolta radicale che si può avere solo attraverso la cultura della cura, contro “la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente”. Auspico quindi che questo sia l’anno della cura. La cura come promozione della dignità e dei diritti della persona, che è tale non come individuo ma nella relazione con gli altri, nell’inclusione sociale. La cura del bene comune: la grave emergenza sanitaria che si è sovrapposta alla già seria crisi economica, sociale e dell’intero ecosistema globale, mettono ancor più a dura prova le condizioni di vita di milioni di persone. La pandemia ci ha insegnato che l’umanità è tutta nella stessa barca, nessuno si salva da solo, bisogna seguire tutti la stessa rotta, avendo come “timone la dignità della persona” e come bussola i principi sociali fondamentali, riconoscendo anche un protagonismo delle donne in questa nuova rotta, perché più pronte a leggere il bisogno di cura in ogni ambito, dalla famiglia a quello sociale, politico e istituzionale. Serve un cambiamento radicale dei comportamenti umani per lottare contro le disuguaglianze sociali,contro ogni forma di sfruttamento, da quelle esistenti nel mondo del lavoro a quelle contro la terra, per valorizzare il lavoro, la dignità delle persone e per tutelare l’ambiente Come Organizzazione Sindacale, crediamo che “La cultura della cura, quale impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti,” sia la strada maestra per affrontare adesso l’emergenza sanitaria che, ancora, abbiamo davanti e per lavorare per creare un cambiamento strutturale. Ciò significa prioritariamente che “di cura” necessitano le Amministrazioni e le Istituzioni perché hanno la responsabilità di rendere esigibili diritti sociali e di cittadinanza. In tempo di pandemia ribadiamo che prendersi cura delle persone significa garantire un sistema di sanità pubblica che renda effettivo il diritto alla salute, alla prevenzione, alla cura di prossimità, di una concreta presa in carico. Siamo una popolazione che invecchia, allora anche gli interventi di cura devono tener conto di questo indicatore fondamentale nell’ambito delle scelte. Cosa significa quanto detto calato nella nostra realtà territoriale? Nella nostra provincia i cittadini over 65 sono quasi un quarto della popolazione, l’indice di vecchiaia ci dice che ci sono 190,6 anziani ogni 100 giovani. Nell’ambito di una programmazione territoriale di politiche sociali, sanitarie, di invecchiamento attivo, come SPI CGIL di Brindisi, sindacato dei pensionati, rivendichiamo dei piani programmatici che tengano conto di tale indicatore demografico, e vorremmo porre delle questioni prioritarie.

Non ci possiamo più permettere che la salute, il benessere, sia considerato altro rispetto al bisogno sociale: è ormai indispensabile che ci sia una connessione territoriale, in cui il welfare sociale si riconosca come sistema, partendo dalla definizione nazionale dei Livelli Essenziali di Prestazione Sociale, indispensabili per avere indicatori chiari per tutelare la garanzia del diritto. Da quanto si è appreso riguardo il Recovery plan, le risorse per le politiche sociali sono state implementate e gli interlocutori privilegiati del Ministero non saranno i Comuni ma gli Ambiti territoriali, quindi ribadiamo l’importanza di una programmazione partecipata in cui le parti sociali possano dare un contributo fattivo per riorganizzare una rete di servizi che rispondano ai bisogni delle persone. Così come, se parliamo di bisogni sanitari, l’ASL deve aprirsi al confronto e sentire il dovere di informare in modo puntuale su come si stia operando per affrontare le criticità di una medicina territoriale che non funziona, e di una riorganizzazione complessiva tra ospedali e PTA che continua a sembrare la tela di Penelope. Intanto, nello specifico della pandemia, dopo la fase vaccinale di medici,operatori sanitari, RSA, chiediamo alla ASL un cronoprogramma rispetto a come si procederà, sia temporalmente sia logisticamente, per le persone ultraottantenni, fino ad arrivare agli ultrasessantenni. Chi vaccinerà, ad esempio, e quando, tutte le persone anziane non autosufficienti che sono a casa. Consideriamo anche tutti gli anziani che si prendono cura dei propri nipoti, consentendo ai figli di poter lavorare, come li tuteliamo? Apprendere di persone già vaccinate, pur non appartenendo alle categorie prima indicate, non lascia certo tranquilli. Servono controllo e responsabilità condivise. Abbiamo tanto sentito parlare di prevenzione in quest’ultimo anno, specie come raccomandazioni sui dispositivi di protezione individuale, ma è prevenzione, anche, offrire modalità di erogazione dei servizi, specie agli anziani, soggetti più a rischio, senza “obbligarli” ad andare in giro, per esempio, per il rinnovo dell’esonero ticket sanitario quando si è detto che c’è la proroga fino a marzo 2021; senza dover fare file interminabili con il rischio di assembramenti, come continua ad accadere presso gli uffici postali! Un altro aspetto fondamentale è fare chiarezza sulle risorse economiche disponibili. Oltre a quanto viene messo a disposizione per le politiche sociali dai livelli nazionali e regionali, chiediamo un confronto con i Comuni sui bilanci comunali. Sappiamo che le entrate della tassazione locale dovrebbero essere destinate ai servizi, compreso ciò che si può recuperare dall’evasione fiscale che, attraverso i patti antievasione, vengono messi a disposizione degli Enti Locali. Chiediamo di conoscere la spesa sociale procapite definita nei bilanci di previsione 2021, e, in particolare, le risorse destinate agli anziani per riuscire a garantire, prioritariamente, i servizi essenziali, primo fra tutti, l’assistenza domiciliare. Sicuramente la fase è molto complicata, ma siamo convinti che ascolto e confronto tra le parti, comunque dovuti, aiuti ad affrontare le difficoltà individuando soluzioni condivise e più rispondenti ai bisogni delle migliaia di anziani che, come Sindacato, rappresentiamo. Noi siamo pronti a cogliere la sfida per il cambiamento, ribadiamo la richiesta a Enti Locali e ASL a farlo insieme.

La Segretaria Generale Spi Cgil Brindisi

Michela Almiento

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