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Non lasciamo tutto sulle spalle delle donne

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Che le donne avrebbero pagato il prezzo più alto lo abbiamo visto e sentito fin dall’inizio di questa emergenza. Abbiamo continuato a lavorare al loro fianco e a quello delle famiglie più fragili, ogni giorno anche se a distanza. I racconti e le richieste di aiuto gestite dalla nostra helpline – attivata per il Covid e dedicata alle donne in difficoltà - e dalle operatrici sul territorio, parlavano di difficoltà quotidiane, forte senso di oppressione, fatica nel tenere tutto in equilibrio contemporaneamente, case, relazioni, compiti, lavoro.

Oltre a raccogliere le storie delle donne in prima persona, però, siamo andati a vedere i numeri, per dare una misura e una dimensione geografica a questa situazione. L’indagine “Donne e cura in tempo di Covid-19”, che abbiamo commissionato a Ipsos, ci ha confermato una scoraggiante fotografia del Paese in cui le donne sono sempre le più esposte, da nord a sud.

È il 60% di loro ad aver dovuto gestire da sola famiglia, figli e persone anziane, spesso insieme al lavoro: un carico pesante, che ha portato 1 donna su 2 in Italia a dover abbandonare piani e progetti a causa del Coronavirus.

A pesare di più in questo incessante equilibrismo l’aver dovuto riorganizzare lavoro, cura della casa, gestione delle attività scolastiche e dei momenti di gioco dei più piccoli e spesso assistenza ai familiari più anziani, nella maggior parte dei casi senza poter condividere il carico mentale e fisico con nessuno. 

Sempre secondo l’indagine, la percezione del fenomeno è molto diversa tra donne e uomini; questi ultimi sono convinti di dare un supporto maggiore di quello percepito dalle partner: il 47% dei uomini dichiara di essersi preso cura dei figli insieme alla compagna in egual misura ma è pronto a dire lo stesso solo il 22% delle donne.

Il carico maggiore si concentra tra le donne dai 31 ai 50 anni (il 71% dichiara di fare tutto da sola) e quello che pesa di più è l’assistenza ai figli per compiti e didattica online, enfatizzato dal fatto che tutte le mansioni quotidiane si sono dovute svolgere in contemporanea.

Preoccupante constatare che le donne saranno penalizzate anche in fase di ripresa: finché nidi, asili e scuole resteranno chiusi, il 63% delle donne italiane (contro il 12% degli uomini) dovrà prendersi da sola cura dei figli. Significativo che nonostante il bonus, solo l’1% delle mamme e dei papà dichiarano che si avvarranno del supporto di babysitter.

Questi dati mostrano come le misure messe in campo dalle Istituzioni siano inadeguate o insufficienti a rispondere ai bisogni delle donne in particolare - e delle famiglie in generale - per garantire i loro diritti.

Ora che la fase due è iniziata, dunque, è tempo di costruire basi solide per la ripartenza, per non lasciare nessuno indietro, a partire da donne e bambini. Serve un impegno diverso da parte di tutti, anche dalle istituzioni a cui chiediamo che mettano la scuola e i diritti delle famiglie al centro e che:

1. Considerino bambini e bambine non sono solo studenti, figli o fonti di trasmissione del coronavirus, ma come individui con diritti ed esigenze propri

2. Ricordino che servizi per l’infanzia non sono parcheggi cui lasciare bambini e bambine

3. Coinvolgano nella ripresa il Terzo Settore: radicato nei territori e con grande esperienza

4. Stanzino fondi per i campus estivi che vadano a colmare le disuguaglianze di offerta dei territori

5. Garantiscano per settembre lezioni il più possibile in presenza

6. Se didattica a distanza dovrà ancora esserci, non solo digitalizzino la scuola, ci vogliono corsi di educazione digitale per ragazzi e famiglie

7. Mettano in campo azioni per la fascia 0-5 anni che non ha didattica a distanza

8. Non lascino tutto sulle spalle delle donne

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