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Una nuova affermazione dei diritti del lavoro e di cittadinanza per il rilancio del Paese

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Images By Tang Ming Tung via Getty Images

La fase 3 deve partire dall’affermazione di un’idea di cittadinanza piena e diffusa, una partecipazione attiva che nella dimensione del lavoro - e nella rottura delle diseguaglianze che la attraversano - trova le ragioni di un impegno civile e sociale e di un cambiamento capace di migliorare realmente le condizioni di vita dell’intero Paese.

L’adozione della Carta dei diritti universali del lavoro, la proposto di legge presentata dalla Cgil a 50 anni dallo Statuto dei lavoratori, significherebbe muovere il progetto di rilancio e anche di trasformazione del Paese, che l’attuale emergenza ha mostrato nella sua urgenza e nella necessità di radicalità, partendo dalla centralità delle lavoratrici e dei lavoratori come soggetto (individuale e quindi collettivo) umano di sviluppo e non come intercambiabile o accantonabile risorsa di produzione. Considerando quindi la rottura delle diseguaglianze, nella forbice sempre più allargata fra lavoro “tutelato” e “informale” (fino alla deriva del lavoro “invisibile”), come il presupposto e allo stesso tempo l’obiettivo principale di ogni politica di rilancio e di ogni riforma. 

Questo nodo, che si è rafforzato nella proliferazione di rapporti contrattuali diversificati e si è evidenziato e accentuato nell’emergenza, è la motivazione profonda di un sistema economico e sociale sempre più lacerato, con una parte notevole di popolazione che nel vuoto delle difficoltà economiche rischia di perdere i presupposti stessi, il valore della propria cittadinanza e della partecipazione attiva alla vita dello Stato. Al proposito concordo in pieno con quanto ha scritto Susanna Camusso nel suo recente intervento sull’Huffington. 

La necessità di costruire un piano complessivo di rilancio del Paese e di uscita dall’emergenza partendo da una nuova affermazione di diritti delle donne e degli uomini che lavorano si è mostrata nella sua urgenza, ma anche complessità e novità, dalla prospettiva del mondo della scuola, un ambito che nella tripla dimensione degli studenti, del personale e delle famiglie coinvolge quasi la totalità della nostra popolazione. Sia considerando le dimensioni complesse e problematiche che riguardano i docenti e il personale (di ruolo e precario), che guardando alle necessità dei genitori-lavoratori nella società dello smart working e della didattica a distanza. 

Anche nella scuola, infatti, appare evidente come la precarizzazione del lavoro e la limitazione e privazione di diritti siano non solo causa diretta dell’ampliamento delle diseguaglianze , ma anche l’elemento decisivo per disfunzioni e fragilità dell’intero sistema di istruzione. Una dinamica che, su presupposti diversi ma complementari, si prospetta in termini assimilabili anche per i genitori “schiacciati” nella morsa tra proprio lavoro e didattica dei figli. 

La discussione e i ragionamenti per un rilancio del Paese profondo e duraturo, una politica strategica che consideri il Paese nel complesso del suo corpo sociale devono quindi  rimettere al centro l’affermazione di diritti delle donne e degli uomini che lavorano. Questa è la sfida che dobbiamo affrontare, questo l’orizzonte di uno sviluppo che torni a riguardare tutte e tutti. 

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