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Festa PD: violenza alle donne. ‘Fermarla è un fatto culturale’

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Dopo l’incontro col PM Walter Mapelli, sabato sera, alla festa del PD a Osnago il tema del secondo incontro è stato la violenza sulle donne. Un fenomeno che deve essere combattuto su più fronti. Il primo è quello culturale. La forza della parola ha concesso ad Alberto Moravia di scrivere uno dei capolavori letterari del Novecento che affronta questo tema: “La Ciociara”. In seguito, le sequenze drammatiche della sua omonima trasposizione cinematografica hanno destato le coscienze degli italiani nelle vacanze natalizie del 1960, quando il film uscì nelle sale. Lo strazio incarnato dalla Loren, meritevole di un Oscar, non li ha potuti lasciare indifferenti.C’è poi un’altra via per contrastare questa ferita, che è anche sociale. Ovvero quella operativa e silenziosa delle associazioni e dei centri antiviolenza. In provincia di Lecco mettono in campo un’esperienza in alcuni casi pluridecennale.A discapito di una narrazione emotiva del fenomeno, la conferenza che si è tenuta sabato sera alla Festa Democratica si è focalizzata sul Piano Antiviolenza che ha coinvolto la Regione Lombardia. A parlare dei recenti passi in avanti sono state l’ex consigliere provinciale del PD Chiara Bonfanti e la vice presidentessa del Consiglio Regionale Lombardo Sara Valmaggi, in prima linea sui diritti delle donne vittime di violenza. Un plauso alla Regione per i finanziamento concessi. Si tratta di due tranche: la prima da 980.000 euro, destinati a 12 reti con a capofila i Comuni interessati per sostenere progetti conclusisi entro il primo semestre del 2015; la seconda da 625.000 euro, a beneficio di 8 reti per progetti che termineranno entro la fine dell’anno in corso. Ciò che ha lasciato scettici gli ospiti della Festa Democratica sono i 400.000 euro che resteranno a gonfiare le casse della Regione per sostenere dei semplici corsi di formazione per il personale.Successivamente è intervenuta Amalia Bonfanti, referente de “L’Altra Metà del Cielo”, la quale ha dapprima evidenziato il contributo sostanziale che i centri antiviolenza hanno fornito per la stesura del Piano e successivamente ha elencato le parole chiave contenute in esso: una su tutte “donna”, che deve restare al centro degli obiettivi e dei discorsi; “prevenzione”, ovvero attuare delle strategie volte a parlare del fenomeno e capire come intervenire; la “rete” che coinvolge anche altri professionisti quali gli psicologi, gli avvocati e i carabinieri; “accoglienza” e “protezione” garantendo delle case di prima e seconda accoglienza con un indirizzo segreto; e infine “autonomia”, cioè aiutare le donne al mantenimento dei figli, a trovare lavoro e casa.Con i piedi per terra e piuttosto critica è stata invece la responsabile del centro lecchese “Telefono amica” Maria Grazia Zanetti che ha notato come il Piano sia un’ottima dichiarazione d’intenti, ma pecca sul versante pratico di non affrontare il cruciale nodo delle risorse.Lucia Codurelli, presidentessa del Comitato Consultivo del Fondo Carla Zanetti, ha sottolineato l’importanza di offrire una continuità lavorativa alle donne perché «l’Italia – per usare le parole della stessa ex parlamentare – è brava ad affrontare le emergenze e la prima assistenza, ma poi non riesce a creare un vero sistema».In generale, sintetizzando anche i commenti successivi della vice sindaca di Lecco Francesca Bonacina, della consigliere provinciale Marinella Maldini e del sindaco di Olginate Rocco Briganti, il Piano è troppo ridondante e burocratizzante, ma possiede il pregio di unire l’operato delle istituzioni a quello delle associazioni, facendo rete con le altre figure interessate. Non è piaciuta la tendenza che la Regione ha mostrato a voler centralizzare le attività antiviolenza, affidando alle Asl la gestione amministrativa, come paventato in un primo momento. Da parte loro, i centri rivendicano la centralità del loro ruolo per le competenze apprese negli anni tramite l’esperienza diretta e per il ruolo di sentinella nelle scelte della Regione. Grazie alle loro pressioni sono stati evitati i voucher che sarebbero andati contro gli interessi delle donne a lungo termine.Non manca infine un certo senso di smarrimento causato dall’attuale posto vagante a presiedere l’assessorato alle Pari opportunità in Regione Lombardia, momentaneamente affidato al Governatore Maroni, il quale secondo il sindaco Rocco Briganti «appartiene al partito più violento che abbiamo in Italia e che ha dimostrato di non avere le basi culturali del rispetto verso le donne». Lo stesso partito che nel 2011, mentre era in esame il Ddl sulle intercettazioni, zittiva in aula a Montecitorio l’allora deputata Codurelli al grido “fatti scopare che è meglio”.Il contrasto alla violenza sulle donne è principalmente un fatto culturale. Come ha concluso il sindaco di Olginate: «Le donne per essere accettate devono passare dall’accondiscendenza all’affermazione».

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