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Grecia, ministro ordina il ritiro dalla metro di pubblicità antiabortista

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Il Ministero dei trasporti greco ha dato ordine, lunedì, di rimuovere dei cartelloni pubblicitari antiabortisti apparsi nella metropolitana di Atene.

Il ministro Kostas Karamanlis ha scritto in un comunicato che né lui né membri del governo erano al corrente di una campagna che "lede i diritti assodati e innegabili delle donne". In particolare, si legge, l'approvazione del contenuto pubblicitario "è in capo all'amministrazione dell'azienda di trasporti locale, Stasy, un compito che deve essere svolto con responsabilità e coscienza sociale".

L'iniziativa pubblicitaria è stata pagata dal gruppo antiabortista e ultra-religioso Afiste Me na Ziso ("Lasciatemi vivere"). Era stata prevista per due settimane in 17 stazioni della metro ma, dopo le polemiche, è stata immediatamente rimossa. Altri politici e ministri hanno condannato l'iniziativa dicendo che la metro non è il posto per "attività di promozione che ledono i diritti di gruppi sociali, specialmente quelli delle donne". Il Ministero dei trasporti ha annunciato un'indagine interna sull'accaduto.

"Le campagne negli spazi pubblici non devono dividere l'opinione pubblica e certamente non devono offendere le donne che hanno dovuto fare una scelta così difficile nella loro vita". Per questo motivo, il ministero ha chiesto all'amministrazione Stasy di spiegare le ragioni che stanno alla base di una tale campagna, chiedendo poi la sua rimozione".

In un post sui social media, il portavoce di Syriza, Alexis Charitsis ha scritto che "il diritto delle donne all'aborto è stato approvato molti anni fa e non è negoziabile. Non dobbiamo, quindi, permettere campagne di disinformazione che inducono alla colpevolizzazione". Attivisti del partito dell'ex premier Tsipras hanno coperto i cartelloni.

"Oggi i passeggeri della metropolitana di Atene si sono svegliati... in Arabia Saudita", le parole di George Varmenos, responsabile trasporti di Syriza.

Diversi utenti su Twitter e Facebook si sono scagliati contro una campagna definita "oscurantista" e "regressiva", che "riporta indietro la Grecia di decenni".

Nel cartellone si legge: "Dal 42° giorno c'è traccia di onde cerebrali"; "dal 18° giorno il cuore inizia a battere"; "dall'ottava settimana tutti gli organi sono formati" e "dalla decima settimana può sentire dolore".

Il diritto all'aborto è stato legalizzato in Grecia nel 1986 e può essere richiesto nelle strutture pubbliche per tutte le gravidanze che non superino le 12 settimane. In caso di stupro o incesto, tale limite viene spostato più in là fino a 19 settimane, e si spinge a 24 settimane in caso di malformazioni del feto.

In caso di rischio per la salute della madre, l'interruzione della gravidanza viene sempre effettuata. Le minorenni devono sempre ottenere il permesso scritto dei genitori o dei tutori legali.

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