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Benjamin Netanyahu

La decisione della Corte penale internazionale di avviare un’indagine su presunti crimini di guerra commessi da Gerusalemme a Gaza e in Cisgiordania, è stata definita dal governo israeliano come un “atto di terrorismo diplomatico”. Accendendo davanti al Muro del Pianto la prima lampada del candelabro nella festa di Hanukkah, che ricorda la riconquista del Tempio di Gerusalemme devastato dagli Elleni, il premier israeliano Netanyahu ha detto che la decisione del procuratore Bensouda è un tentativo di impedire allo Stato ebraico di difendersi. I militari israeliani sono accusati di aver “ucciso civili palestinesi” e di “aver colpito ambulanze”. Ma i terroristi di Hamas usano i civili come scudi umani, posizionando le basi sotto gli ospedali, i missili nelle case e nelle scuole, e trasportando miliziani e armi proprio all’interno di ambulanze. L’uccisione involontaria di civili è la conseguenza di una strategia portata avanti in modo pianificato dai capi palestinesi. La Corte penale internazionale non è nuova a posizioni contro Israele, influenzata dai Paesi arabi che non riconoscono allo Stato ebraico il diritto di esistere. Mentre l’agenzia Reuters riporta che durante le manifestazioni nella Repubblica islamica dell’Iran il numero delle vittime della repressione è giunto a 1.500 morti, mentre la Turchia sta attuando una pulizia etnica nel Kurdistan siriano, e i sauditi fanno strage di cittadini in Yemen, viene processato chi si difende dai terroristi e si ignora chi uccide intenzionalmente i civili. Già è bizzarro che all’ONU mettano a capo della Commissione per i Diritti Umani regimi come quello saudita, e che la Commissione per i Diritti delle donne venga affidata all’Iran, ma affermare come fa l’Unesco che il Muro del Pianto è musulmano significa voler riscrivere la Storia. Come, in vista del Natale, l’Autorità palestinese sta tentando di fare appropriandosi della figura di Gesù. Ma tacendo sui cristiani perseguitati e in fuga dai suoi territori che si rifugiano in Israele.

Massimo Caviglia