Stampa

Chi è Jeanine Añez, la donna che si è auto-proclamata presidente della Bolivia - Rai News

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Dopo la fuga di Evo Morales in Messico

Condividi

13 novembre 2019

La senatrice dell'opposizione Jeanine Añez si è autoproclamata presidente ad interim del Paese andino devastato dalla crisi poche ore dopo la fuga di Evo Morales, volato in esilio in Messico. Añez , 52 anni, un'attivista per i diritti delle donne ed ex conduttrice televisiva, ha assunto la carica di presidente ad interim anche se le è mancato il quorum in aula dopo che il partito di Morales ha boicottato la sessione e non ha prestato il giuramento di rito prima di apparire sul balcone del vecchio palazzo presidenziale indossando la fascia che spetta al capo dello Stato boliviano. "Il mio impegno è di restituire democrazia e tranquillità al paese", ha detto, "Non potranno mai più rubare il nostro voto".

Questa auto-proclamazione fa di Añez la seconda donna a diventare presidente ad interim della Bolivia. Lidia Gueiler aveva già ricoperto quel ruolo nel 1979 e nel 1980. Añez era un avvocato prima di entrare in politica e ha fatto una campagna contro la violenza di genere. Ha anche lavorato come presentatrice televisiva e direttrice della stazione Totalvisión nella città di Trinidad, nella provincia amazzonica di Beni. Appartiene al partito socialdemocratico dell'Unità Democratica dell'opposizione, guidato da Rubén Costas, governatore della provincia di Santa Cruz, una roccaforte dell'opposizione. Nel 2006, Añez fu eletta nell'assemblea che Morales volle creare per riformare la costituzione boliviana dopo la sua ascesa al potere.  Una nuova costituzione che riconosce proclama per la prima volta la laicità dello Stato, rafforza l’autonomia agli indigeni e limita la proprietà privata. Per l'ex presidente della Bolivia Evo Morales, che con un 'tweet' dal suo esilio messicano ha condannato quello che ha definito "il colpo più subdolo e più nefasto della storia",  Añez non è altro che "una senatrice di destra che ha fatto un colpo di stato".

La senatrice dell'opposizione Jeanine Añez ha assunto la presidenza ad interim della Bolivia dopo le dimissioni di Evo Morales e la rinuncia a sostituirlo del suo vice Alvaro Garcia Linera, oltre che dei presidenti di Senato e Camera.Citata dal quotidiano 'El Deber', l'esponente del partito Unidad democratica (Ud) ha detto di doversi ''impegnare immediatamente a succedere al presidente" dopo queste rinunce e con il ''solo obiettivo'' di convocare nuove elezioni. La sua nomina è avvenuta nonostante non fosse stato raggiunto il quorum né al Senato, né alla Camera per l'assenza dei rappresentanti del Movimento al socialismo (Mas) di Morales. ''Il popolo boliviano ha visto che abbiamo compiuto tutti gli sforzi necessari per garantire la presenza dei parlamentari di tutte le forze politiche, ma i deputati del Mas hanno fatto sapere che non sarebbero venuti'' in aula, ha affermato.

La reazione degli Usa

Gli Stati Uniti considerano la partenza del  presidente boliviano Evo Morales come un "passo positivo" per ristabilire la calma in Bolivia. A spiegarlo è stato oggi un alto rappresentante dell'amministrazione statunitense, proprio mentre il dipartimento di Stato ha annunciato di avere ordinato al personale diplomatico non indispensabile e alle famiglie dei dipendenti del governo Usa di lasciare la Bolivia a causa dei disordini nel paese. Il Dipartimento di Stato degli Usa ha anche invitato i cittadini americani a non recarsi nel paese andino.

Il riconoscimento del Brasile

Il ministro degli Esteri brasiliano, Ernesto Araujo, ha annunciato che il Brasile riconosce la senatrice dell'opposizione boliviana Jeanine Añez come presidente legittimo al posto di Evo Morales. ''La presidenza era vacante e lei ha assunto la presidente del Senato, che era sempre vacante, e così costituzionalmente è diventata presidente. Stiamo assistendo al rispetto della Costituzione boliviana", ha detto Araujo, citato dal quotidiano 'Folha de Sao Paulo'. ''L'impegno a convocare elezioni è importante. Per questo, la nostra prima impressione è che si stia attuando quanto prevede la Costituzione boliviana e vogliamo contribuire alla pacificazione e alla normalizzazione del Paese.''

Guaidò: Un modello per Caracas

Juan Guaidò, autoproclamato presidente del Venezuela, ha detto di riconoscere la senatrice dell'opposizione Jeanine Añez come presidente ad i ''modello'' per Caracas.interim della Bolivia, parlando d ''Come governo legittimo del Venezuela, riconosciamo Añez come presidente ad interim della Bolivia nella sua missione di guidare una transizione costituzionale verso elezioni presidenziali'', ha detto Guaidò, parlando di ''modello per il nostro Paese'' e dicendo di avere ''la convinzione che raggiungeremo la libertà''. Affermando che ''non si può parlare di un colpo di Stato in Bolivia'', Guaidó ha difeso il popolo boliviano che è sceso in piazza con una ''giusta motivazione'' contro la frode elettorale, auspicando che la crisi possa essere risolta con una ''transizione pacifica''. Di colpo di Stato in Bolivia aveva invece parlato il presidente venezuelano Nicolas Maduro, alleato di Morales.

Il tragico bilancio dopo il voto

La procura generale della Bolivia ha riferito che sette persone sono morte nel Paese durante le proteste scoppiate dopo le contestatissime elezioni del 20 ottobre che avevano aperto per Evo Morales le porte del quarto mandato presidenziale consecutivo. Gli scontri e le proteste erano iniziati il lunedì successivo al voto dopo che il Supremo tribunale elettorale aveva sospeso il conteggio dei voti.

I primi dati davano la vittoria a Morales ma con un margine inferiore al 10% su Carlos Mesa, leader dell’alleanza politica Comunidad Ciudadana. Secondo la legge boliviana in vigore un presidente può essere eletto direttamente al primo turno solo se ottiene il 51% dei consensi o uno scarto superiore al 10% rispetto al secondo candidato. Evo Morales avrebbe dovuto dunque sottoporsi al ballottaggio. Lo strano blocco nello scrutinio e la successiva proclamazione di Morales con il margine sufficiente ha acceso la miccia delle proteste. Morales ha infine lasciato la sua carica domenica, dopo che il capo delle forze armate boliviane Williams Kaliman lo aveva invitato a farsi da parte, per mettere fine alle proteste scoppiate in seguito a questa rielezione macchiata dal sospetto di brogli. 

In una nota, la procura ha dichiarato che l'Istituto di Indagini Forensi (IDIF) ha registrato due persone uccise a La Paz, due a Santa Cruz e tre a Cochabamba. "Tutti questi casi saranno indagati fino a quando non verrà stabilita la verità e gli autori saranno puniti a norma di legge. Lanciamo un appello alla popolazione a tornare alla calma e tranquillità. Speriamo che questi eventi, che sono un lutto per la nostra società, non si ripetano più", ha dichiarato Juan Lanchipa, procuratore generale dello Stato, nella nota. secondo quanto riferito dalla procura, la maggior parte di queste vittime sono decedute a causa dell'impatto dei proiettili di armi da fuoco e di colpi con oggetti contundenti.

Fonte (click per aprire)

Aggiungi commento

I commenti sono soggetti a moderazione prima di essere pubblicati; è altrimenti possibile avere la pubblicazione immediata dei propri commenti registrandosi ed effettuando il login.


Codice di sicurezza
Aggiorna